Personaggi Italo Calvino

L’occhio e i pianeti: il senso di Calvino per la scienza

Partendo dall'allineamento planetario del 10 marzo del 1982, ricordiamo la visita di Italo Calvino all'Osservatorio di Monte Mario e il suo rapporto con l'astronomia.

Come ben raccontato da Elena Lazzaretto in una puntata del podcast Wikiradio, il mattino del 10 marzo del 1982 si verificò l’allineamento di tutti i pianeti del sistema solare, sia quelli visibili a occhio nudo che i pianeti più esterni.
In quell’occasione fu possibile vedere tutti i pianeti in una stretta fascia della volta celeste, compresa tra sud-est e sud-ovest, racchiusi entro un arco di circa 95°: un allineamento che accade in media ogni 175 anni. L’avvenimento fu riportato dalla stampa presso il grande pubblico, con notizie dai toni talvolta catastrofici come spesso accade in circostanze simili.

Cielo 10 Marzo 1982 Stellarium
L’allineamento planetario del 10 marzo 1982. Immagine realizzata con il software
Stellarium
. Crediti: Claudia Mignone.

L’evento non passò inavvertito neppure a Italo Calvino, sollecitando la sua curiosità. Che Calvino fosse molto interessato all’astronomia lo affermava lui stesso. In una famosa intervista, raccontava come la scienza, da cui era fuggito da giovane letterato — lui “pecora nera” in una famiglia di scienziati —, fosse poi tornata a costituire un nucleo essenziale del suo pensiero creativo: Mi sono avvicinato alla scienza attraverso l’astronomia. Un percorso circolare, dunque, che dalla fine degli anni ’50 lo portò a intrecciare spesso la sua narrativa con temi legati all’universo, da Le Cosmicomiche a Palomar, fino agli articoli giornalistici e alle prose brevi pubblicate nell’arco di tre decenni.
Così Calvino, che — come il Signor Palomar, protagonista di uno dei suoi libri — godeva di qualche amicizia tra gli astronomi, contattò Giorgio Buonvino, allora tecnico dell’Osservatorio Astronomico di Roma presso l’antica sede di Villa Mellini a Monte Mario, che lo invitò in quella primavera ad avvicinare l’occhio al telescopio.

Italo Calvino
Italo Calvino nel 1961. Da una foto di Johan Brun – via commons

Al telescopio (il piccolo telescopio da 15 cm. di Monte Mario, che la cortesia del professor Buonvino ha messo a disposizione del mio sguardo) Marte è un pianeta più perplesso, scrisse Calvino qualche giorno dopo la visita all’Osservatorio nel suo articolo Giove con la sciarpa, pubblicato su la Repubblica il 15 aprile 1982 e successivamente riedito in forma di racconto in Palomar nella stesura definitiva dal titolo L’occhio e i pianeti. Qui l’autore racconta le sue osservazioni del cielo da Monte Mario, descrivendo Marte, Saturno e Giove con uno sguardo a un tempo scientifico e poetico, capace di far brillare il cosmo nella pagina scritta.
Sempre su la Repubblica il 10 luglio 1985, poche settimane prima della sua scomparsa, venne pubblicato uno dei suoi ultimi articoli, Il cielo sono io, in cui ricorda l’emozione provata nell’immedesimarsi in un personaggio del celebre romanzo Guerra e Pace, che guarda le stelle e si identifica con il cielo. È il frammento finale di un’intensa stagione di riflessioni dell’autore, un diario ideale dei suoi interessi e delle sue letture: è l’altro volto della sua biblioteca, oggi ricreata presso la Biblioteca Centrale Nazionale di Roma, traccia dei suoi progetti possibili e incompiuti.

Da tutti questi spunti nasce la mia idea di celebrare l’arte di Italo Calvino e il suo rapporto con la scienza, in particolare con l’astronomia, in occasione delle celebrazioni del suo Centenario, in un convegno svoltosi il 9 maggio 2025 e che racconto in questo articolo sempre su EduINAF.

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