
Nazionale: da sinistra Stefano Sandrelli, Salvo Guglielmino, Claudia Mignone.
Il 9 maggio 2025, presso Villa Mellini a Monte Mario, oggi Sede Centrale dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), si è svolto Il cielo sono io, un pomeriggio di studi sospeso tra scienza, letteratura e immaginazione, con lo scopo di celebrare Italo Calvino nella cornice delle iniziative promosse per il suo Centenario tra il 2023 e il 2025.
L’evento, organizzato da Inaf, Sapienza Università di Roma e Laboratorio Calvino, ha avuto come tema centrale il profondo e fecondo rapporto tra Calvino e l’astronomia, ripercorrendo idealmente la visita di Calvino all’Osservatorio che abbiamo raccontato in un approfondimento su EduINAF.

Dopo l’introduzione della direttrice del Laboratorio Calvino, Laura Di Nicola (Dipartimento di Lettere e Culture Moderne – Sapienza Università di Roma), una serie di riflessioni, con gli interventi di Massimo Bucciantini (Università di Siena) e Francesca Rubini (Dipartimento di Lettere e Culture Moderne – Sapienza Università di Roma), hanno messo in luce come l’autore abbia trasformato le scoperte scientifiche in spunti narrativi e interrogativi etici, discutendo dell’uso delle immagini celesti da parte di Calvino come metafore esistenziali e strumenti di conoscenza. Si sono così potute analizzare le intricate connessioni tra l’incredibile potenza immaginativa di Calvino e la sua fascinazione per le vaste distese del cosmo, con un occhio sempre attento agli eventi della sua epoca, come emerso nella relazione di Stefano Sandrelli (Inaf).
Il dialogo con l’astrofisica contemporanea, espresso negli approfondimenti scientifici curati da Paolo de Bernardis (Dipartimento di Fisica – Sapienza Università di Roma), Francesca Altieri (Inaf) e Giusi Micela (Inaf), ha evidenziato sorprendenti anticipazioni e consonanze, mostrando come le recenti acquisizioni della scienza, superando la fantasia dell’autore delle Cosmicomiche, abbiano cambiato la nostra percezione dell’universo, affiancando nuove immagini alle immagini celesti rievocate da Calvino e ai concetti teorici astratti che si andavano formando mentre lui scriveva in quegli anni.
Non è mancato, nel corso dell’evento, un omaggio all’ultimo intervento scritto da Calvino poche settimane prima della sua scomparsa: Il cielo sono io, pubblicato sempre su la Repubblica il 10 luglio 1985. Richiamando le suggestioni cosmiche di quest’ultimo testo attraverso riferimenti intertestuali cari a Calvino, è stato evidenziato l’impatto emotivo ed esistenziale dell’osservazione del cielo, quel rapporto intimo tra il cosmo e chi lo osserva, di essenziale importanza in tutte le culture e in ogni epoca.
Il confronto tra lo sguardo poetico e la visione scientifica ha rivelato un terreno comune: la curiosità, la meraviglia e la tensione verso l’infinito e la comprensione del cosmo, che accomunano letteratura e astronomia. L’incontro ha mostrato come la scrittura di Calvino sia ancora oggi un ponte tra mondi: tra la razionalità scientifica e la potenza immaginifica della parola, tra l’infinitamente grande e l’intimità dell’esperienza umana. L’universo, osservato attraverso il telescopio o evocato con una metafora, resta un orizzonte che ci interroga.
A un secolo dalla sua nascita, Calvino continua così a guidarci con leggerezza e profondità, ricordandoci che la vera conoscenza non si limita mai a un solo linguaggio, ma nasce — come le sue pagine — dall’incontro tra l’esattezza e l’immaginazione.
Add Comment