Costante di struttura fine

Aggiornato il 23 Marzo 2019

Il premio Nobel Richard Feynman sosteneva che questo è il genere di numero (alfa è un numero puro e non ha dimensioni, vale circa 1 su 137) che ogni buon fisico dovrebbe tenere scritto sulla lavagna. Non sappiamo da dove venga. Non abbiamo una teoria che lo possa spiegare. Eppure senza di esso la realtà, come la conosciamo, non esisterebbe.
Ma si tratta realmente di una costante? La teoria delle stringhe per esempio prevede una variazione nel tempo della costante alfa. Ma c’è stato un tempo in cui l’universo ha partorito extra dimensioni? Cercare di misurare il cambiamento della costante nel tempo è un modo raffinato di verificare la fondatezza di questa e altre teorie.

Che cos’è?

Questa immagine variopinta mostra il dato spettrale ottenuto durante la “prima luce” dello strumento Espresso (Echelle SPectrograph for Rocky Exoplanets and Stable Spectroscopic Observations o Spettrografo echelle per osservazioni di esopianeti rocciosi e spettroscopia ad alta precisione, uno strumento realizzato con un contribuito significativo degli osservatori dell’Inaf di Brera e Trieste) installato sul Vlt (Very Large Telescope) dell’Eso in Cile. La luce di una stella è stata dispersa nei suoi colori componenti. L’immagine presentata è stata colorata per indicare visivamente come cambiano le lunghezze d’onda nell’immagine, ma questi non sarebbero gli esatti colori che si potrebbero vedere con i nostri occhi. Guardando attentamente si notano molte righe spettrali scure negli spettri della stella, così come la serie di doppi punti luminosi dovuti a una sorgente luminosa di calibrazione. Le bande scure nel mezzo invece sono il risultato di come sono ottenuti i dati e non sono reali.

\[\alpha = \frac{e^2}{\hbar \cdot c}\]