Aggiornato il 10 Maggio 2022
La piattaforma didatica astroEDU, nata nel 2010 a Cape Town, in Sud Africa, a latere del congresso Communicating Astronomy with the Public, ha iniziato le pubblicazioni nel 2013, proponendo agli insegnanti attività didattiche a tema astronomico.
La forza del progetto sta in alcuni elementi caratteristici che lo distinguono dalla maggior parte dei repository didattici che si trovano on-line. Innanzitutto il processo di revisione: ogni attività deve superare una peer review del tutto analoga a quella a cui vengono sottoposti gli articoli scientifici. Nel caso di astroEDU, però, i due revisori sono uno specialista dei contenuti scientifici e un docente esperto del segmento scolastico a cui l’attività didattica si rivolge.
Altri elementi essenziali sono la categorizzazione delle attività in base ai livelli scolastici, all’età, all’argomento. In particolare la redazione propone delle collezioni di attività analoghe che possono così essere utilizzate per creare dei veri e propri percorsi didattici che si possono integrare all’interno della regolare programmazione scolastica.
Infine, per rendere efficace la piattaforma e il suo obiettivo di valorizzare la qualità del lavoro degli insegnanti, a ciascuna attività pubblicata viene attribuito un codice univoco (Doi) del tutto simile a quelo adottato per gli articoli scientifici.
Alla versione internazionale della piattaforma, si è affiancata da alcune settimane la versione in italiano, che al momento propone la traduzione nella nostra lingua delle attività precedentemente pubblicate in inglese.
Nei prosimi mesi proseguiranno le pubblicazioni delle traduzioni in italiano delle attività, mentre anche Edu INAF si attiverà in tal senso: sono in revisione e preparazione alcune attività che popoleranno la sezione apposita del sito e nei prossimi mesi vi comunicheremo come sottometterci le vostre attività, le migliori delle quali potranno diventare attività astroEDU! (1)Parte di questo testo viene dalla news scritta da Stefano Sandrelli per Media INAF
Note
↑1 | Parte di questo testo viene dalla news scritta da Stefano Sandrelli per Media INAF |
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