E invece scopro che Mondovì, anche se difficilissimo da raggiungere, pur anche da Milano, è un posto interessantissimo: il 3 ottobre del 1716 ha dato i natali a Giovanni Battista Beccaria, un famoso fisico, astronomo, ricercatore, che tra l’altro era anche frate tra gli Scolopi, che dialogava con Ruggero Boscovich, fondatore dell’Osservatorio Astronomico di Brera, e riceveva il plauso di Benjamin Franklin per la sua sistematicità e i suoi 460 esperimenti di fisica: “elettricisti francesi e inglesi… se ne fa’ un baffo il Signior Beccaria“, diceva in sostanza Franklin.
E Mondovì ospita anche un liceo che ha la fortuna – e l’onere! – di essere ubicato all’interno di un vecchio convento. Tra le scale intricate e i corridoi dell’edificio abbarbicato sulla cima del monte da cui la città prende il nome, si incontrano meravigliosi scorci di giardini segreti, fantastiche vedute della campagna sottostante, fili elettrici di un’attiva ristrutturazione delle aule e tutti gli studenti che sono venuti ad ascoltare la mia conferenza.
Ebbene, in realtà è di questo che volevo parlare: della conferenza del 20 novembre 2017 che accompagna la mostra Lontano lontano nel tempo (Un viaggio nell’Universo a cavallo della luce), organizzata dall’Istituto Nazionale di Astrofisica in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Milano in occasione dell’anno internazionale della luce 2015 (IYL2015). La mostra ci fa riflettere su un aspetto dell’astronomia osservativa che forse non è così noto a tutti. A causa del fatto che la velocità della luce, per quanto rapidissima, anzi, la più rapida, sia finita, ciò che vediamo è solo ciò che è già stato. Più lontano andiamo nello spazio e più indietro viaggiamo nel tempo. Diventa così interessante associare ad alcuni oggetti celesti, particolarmente significativi, alcuni reperti del Museo di Storia Naturale, che ripercorrono la vita e l’evoluzione sulla Terra, fino a circa 4 miliardi di anni fa, quando si formò il Sistema Solare. Vediamo così che la galassia di Andromeda, la “gemella celeste” della galassia in cui viviamo, si trova a 2,5 milioni di anni luce da noi: la sua luce, quando arriva sulla Terra, ha perciò 2,5 milioni di anni, proprio l’età del reperto di Homo Rudolfensis custodito dal museo. Insomma, quando l’Homo Rudolfensis passeggiava sulla Terra, partiva da Andromeda la luce che vediamo oggi.
Tra i vari reperti citati non posso non ricordare il Besanosaurus, gentile dinosauro nostrano che vagava nelle acque del mare Tetide 235 milioni di anni fa, quando partiva per giungere a noi la luce della radiogalassia Perseo A.
E così esplorando tra un reperto e un oggetto celeste raggiungiamo gli oggetti più antichi che troviamo sulla Terra, le meteoriti condritiche di 4,5 miliardi di anni fa (al Museo di Milano ce n’erano di locali, da Brescia, e di straniere, dalla Cina), associate a una coppia di nuclei galattici attivi, due buchi neri in rapida rotazione l’uno intorno all’altro che fra qualche eone potrebbero dar vita a una spettacolare onda gravitazionale. Noi, però, non ci saremo.
Nella conferenza affronto questi temi, paragono il lavoro dell’astronomo a quello del paleontologo: entrambi, con pochi indizi non riproducibili devono ricomporre una realtaÌ€ ormai scomparsa o comunque modificata, a cui non erano presenti. Investigatori del passato.
Racconto di astronomia, soprattutto, e dei vari oggetti celesti che incontriamo sul nostro cammino seguendo il raggio di luce. Molti ragazzi mi chiedono del percorso che mi ha portato a questo mestiere. L’intera aula magna ascolta, domanda e segue: è un piacere stare con loro.
Scappiamo tutti, all’ora di pranzo. Mondovì è lontana, e anche poco servita.
Però Mondovì ha questo magnifico liceo che ospita la nostra mostra ed è una vera sorpresa scoprirne il Museo di Storia Naturale: invidiabile! Decisamente più compatto e meno esteso di quello di Milano, ma ricco di reperti e ben organizzato. La nostra mostra non poteva trovare luogo più consono per essere esposta agli studenti. Gli insegnanti l’hanno valorizzata non solo stimolando gli studenti ad approfondirne gli argomenti ma anche accostando ai pannelli alcuni dei reperti della scuola.
Non potevo essere più contenta di così di essere arrivata fin qui.
Anche se Mondovì è lontana.
Per informazioni sulla mostra “ disponibile per le scuole per periodi non superiori ai due mesi “ e i costi relativi rivolgersi a Anna Wolter anna.wolter [ chiocciola ] brera.inaf.it, Ada Paizis ada.paizis [ chiocciola ] lambrate.inaf.it o Stefano Sandrelli stefano.sandrelli [ chiocciola ] brera.inaf.it
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