Scoperte Olimpiadi Spaziali

Olimpionici su Marte

Olimpiadi spaziali headerUna partita di tennis sulla terra rossa sembra quasi una partita su Marte. Scopriamo se è proprio così e quali altri sport si possono o meno fare su Marte!

Aggiornato il 18 Novembre 2021

Marte, il più simile alla Terra tra i pianeti del Sistema Solare, è un mondo per molti versi davvero inospitale: basse temperature, niente atmosfera da respirare o acqua liquida in superficie. Ma se un giorno riuscissimo a renderlo abitabile, quali sport potremmo praticare sul Pianeta Rosso?

Lunghi voli e acrobazie spettacolari

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Un’immagine a colori reali di Marte scattata dalla camera OSIRIS montata sulla sonda Rosetta nel 2007 – via commons

Partiamo da una suggestione cromatica: i classici campi da tennis in terra battuta, che tanto ricordano i colori del suolo di Marte. Sulla Terra, del resto, alcuni dei più grandi campioni della storia, come Roger Federer e Novak Djokovic, vengono spesso chiamati “marziani” per il loro tennis “di un altro pianeta”. Eppure, con il 38% della gravità del nostro pianeta e una densità dell’aria pari a solo l’1% di quella terrestre, giocare a tennis su Marte sarebbe una sfida non da poco.
Immagina Matteo Berrettini, il primo italiano a disputare una finale del torneo di Wimbledon, che colpisce la pallina da fondo campo con tanta precisione da farla rimbalzare proprio sulla linea di bordo campo del suo avversario, poco meno di 24 metri più in là. Sulla Terra, una pallina con una velocità iniziale di 130 km/h rallenterebbe, a causa della densità dell’aria, fino a circa 80 km/h prima di posarsi al suolo. Su Marte, invece, la stessa pallina percorrerebbe una distanza di oltre 66 metri, giungendo al suolo con una velocità di poco inferiore a quella iniziale: servirebbero dunque campi molto più lunghi!

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Roger Federer al servizio sulla terra rossa degli Open italiani del 2016 – via commons

Una disciplina che garantirebbe grandi soddisfazioni su Marte è la ginnastica artistica, con la possibilità di acrobazie molto più spettacolari rispetto a quelle – già straordinarie – che ginnaste e ginnasti eseguono sulla Terra. Pensa a un’atleta come Simone Biles, la campionessa statunitense che ha vinto quattro ori alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016. Se gareggiasse su Marte, le sue evoluzioni nel corpo libero potrebbero raggiungere altezze tre volte maggiori, permettendole di volteggiare in aria ancora più a lungo! Ci sono poi delle specialità, come gli esercizi statici agli anelli, nelle quali, praticando sul Pianeta Rosso, tutti potremmo sembrare dei veri ginnasti: con un peso ridotto a meno della metà rispetto a quello terrestre, anche tu saresti in grado di mantenere per qualche secondo la posizione della croce in verticale e sentirti come Jury Chechi alle Olimpiadi di Atlanta del 1996.

Stadi enormi e fiumi marziani

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Josh Hamilton via commons

Il baseball non sarebbe invece granché spettacolare. Il fuoricampo, per esempio, è un lancio in cui il battitore spedisce la palla fuori dal campo di gioco e può così correre passando per tutte le basi, tornando “a casa” con il punto. Sebbene ci siano cronache di fuoricampo nei campionati minori di oltre 600 o, in alcuni casi, anche 700 piedi (rispettivamente poco più di 18 e 21 metri), il record nel campionato principale degli Stati Uniti spetta a Babe Ruth con un lancio di ben 575 piedi (intorno ai 17,5 metri). In anni recenti, invece, uno dei fuori campo più lunghi risale al 2008 quando Josh Hamilton lanciò la palla oltre i 15,7 metri dalla sua posizione(1)L’esempio del baseball, dove trovate l’indicazione del record in piedi, è ispirato a un’idea di Joe DeMartino.. Su Marte questo stesso tiro avrebbe portato la pallina a oltre 450 metri di distanza. Lo stadio marziano, dunque, dovrebbe essere tra le 3 e le 4 volte più grande di quello terrestre e i giocatori esterni sarebbero costretti a correre su distanze lunghissime. Senza considerare che gli spettatori non riuscirebbero a vedere praticamente nulla e di conseguenza si annoierebbero da morire!

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Ricostruzione di Nirgal Vallis, la valle di un fiume prosciugato su Marte, basata su dati raccolti dalla sonda Mars Express dell’ESA nel 2018 – via commons

Uno degli sport che potrebbe forse ricordarci le emozioni delle gare “nostrane” anche su Marte è il canottaggio. Chiaramente, assumendo di avere a disposizione un ipotetico fiume marziano di acqua liquida, come quelli che scorrevano sul pianeta rosso alcuni miliardi di anni fa, prima che diventasse l’arida landa desolata che conosciamo oggi. Secondo l’astrofisico Neil deGrasse Tyson, non ci sarebbero grandi differenze nella galleggiabilità della canoa o nell’attrito con l’acqua, e così i vogatori potrebbero verosimilmente allenarsi e gareggiare in modo simile a quanto fanno sulla Terra.

Dalla padella (di Marte) alla brace (di Venere)

Se la ridotta gravità e sottile atmosfera di Marte non aiutano la pratica sportiva, la situazione è comunque migliore rispetto al pianeta spesso chiamato “gemello” della Terra, Venere. Con una massa pari a circa l’80% e un raggio del 95% rispetto a quelli terrestri, la gravità non è poi così diversa (e dunque problematica) per gli atleti abituati ad allenarsi sulla Terra. E poi non manca l’atmosfera… ma è proprio la densa atmosfera di Venere l’ostacolo più grande. Tra venti potenti come tornado e fitte nubi che oscurano il Sole e fanno piovere acido solforico, le gare sarebbero (ahimé) continuamente interrotte per cause meteorologiche. Senza dimenticare la temperatura – oltre 400 gradi, così alta da sciogliere il piombo – e la pressione pari a quella delle nostre profondità oceaniche. Queste condizioni così inospitali hanno distrutto, dopo poche ore di attività, tutte le sonde spaziali che, sin dagli anni Sessanta, hanno temerariamente raggiunto il suolo del pianeta. Niente da fare: se dovesse candidarsi ad ospitare le Olimpiadi spaziali, Venere sarebbe sicuramente esclusa al primo turno!

Note

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1 L’esempio del baseball, dove trovate l’indicazione del record in piedi, è ispirato a un’idea di Joe DeMartino.

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Scritto da

Marco Castellani Marco Castellani

Ricercatore presso l'Osservatorio Astronomico di Roma. Si interessa di popolazioni stellari ed è nel team scientifico del satellite GAIA di ESA. Divulgatore e scrittore per passione, gestisce da anni il blog divulgativo Sturdust.blog (già GruppoLocale.it) e coordina il progetto Altrascienza.it.

Claudia Mignone Claudia Mignone

Astrofisica e comunicatrice scientifica, tecnologa all'Istituto Nazionale di Astrofisica.

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