Aggiornato il 1 Giugno 2022
Immagini di Margherita Hack affiorano mentre ascolto 8558 Hack. Lei che emerge da pile di innumerevoli libri e articoli sulla sua scrivania, lei che entra in aula con un foglietto scarabocchiato a matita con qualche appunto per la lezione, lei che osserva una lastra fotografica con impresso lo spettro di una stella che immediatamente riconosce individuandone le caratteristiche. Penso che sono davvero fortunato ad aver condiviso una (breve) parte del mio percorso di formazione e ricerca con lei.
Margherita Hack ha diretto l’Osservatorio astronomico di Trieste dal 1964 al 1987. Ventitré anni, un record impossibile da battere dato che le riforme degli osservatori hanno limitato la durata delle direzioni. Per l’Osservatorio triestino è stata una grande epopea: da piccolo centro di ricerca provinciale con una manciata di astronomi e tecnici a moderno centro di ricerca, con una ragguardevole squadra di ricercatori, visitatori italiani e stranieri, una rete di collaborazioni internazionali e, soprattutto, la visione di un osservatorio agganciato alle risorse strumentali di punta, quelle che ti permettono di lavorare negli ambiti più “caldi” e più fruttuosi della ricerca.
In campo scientifico Margherita è stata un’individualista. Non credeva nei grandi team, pensava che ognuno dovesse essere libero di indagare sul proprio soggetto preferito per dare il meglio di sé nella ricerca. Si occupò di molte stelle “le stelle di Margherita” e utilizzò svariate tecnologie, ma forse, dovendola incasellare con un’etichetta, non sarebbe sbagliato dire che è stata innanzitutto una spettroscopista. Oggi, a trent’anni dalla fine della sua direzione, la spettroscopia è senz’altro un fiore all’occhiello dell’Osservatorio astronomico che, da quella volta, ha continuato a crescere ed evolversi seguendo il corso dettato dallo sviluppo dell’astrofisica e delle tecnologie necessarie all’esplorazione dell’Universo.
Offriamo qui l’ascolto di parole e musica dello spettacolo teatrale 8558 Hack di Diana Höbel con Diana Höbel e Marco Sgarbi (voci), Baby Gelido e Pck (musiche originali). Poiché lo spettacolo è stato rappresentato più volte in forma di lettura drammatica, siamo confidenti che la traccia audio restituisca quasi completamente le emozioni dell’ascolto del vivo, anche se certamente è quest’ultima l’esperienza più coinvolgente.
8558 Hack accompagna gli spettatori in un viaggio spaziotemporale, in cui percorso biografico e vicende storiche si intrecciano. A scandire le tappe della storia ci sarà la musica che insegue e apre squarci sulle principali scoperte nel campo dell’astrofisica, che hanno mutato e continuano a mutare la nostra conoscenza del mondo.
Il registro con il quale è costruita la drammaturgia dello spettacolo è giocoso, brillante, nel rispetto dell’indole della Hack, sempre informale e carica di energia. Benché dunque si tratti di temi esistenziali e ci siano nel progetto scopi didattici, essi vengono veicolati in modo divertente, con un ritmo serrato di scambi di battute tra i due narratori. La drammaturgia è accompagnata dalla musica originale eseguita dal vivo di una band composta da chitarra elettrica, sassofono e sintetizzatori: un sound moderno, che coinvolge facilmente giovani e non.
Pensiamo che l’ascolto di 8558 Hack possa infondere negli spettatori curiosità per l’astrofisica, che a prima vista potrebbe essere considerata ostica, e che la stessa Margherita, con la sua attività di divulgazione, mirava invece a rendere accessibile ai più, nella convinzione che il sapere renda liberi: liberi da pregiudizi, paure irrazionali, e manipolazioni varie. Speriamo quindi che 8558 Hack offra un’occasione di discussione a partire dagli argomenti che vengono toccati durante lo spettacolo: dai macro temi filosofico-esistenziali quali l’esistenza di Dio e il rapporto scienza-religione, ai temi relativi all’individuo, quali la maternità, vissuta come scelta libera, o l’impegno politico, visto come espressione del voler essere parte attiva all’interno della propria comunità.
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