Aggiornato il 13 Febbraio 2023
Dal 20 ottobre al 2 novembre 2022, Genova ha ospitato la ventesima edizionedel Festival della Scienza, ormai un punto di riferimento nel panorama degli eventi di diffusione della cultura scientifica. Conferenze, spettacoli, mostre e laboratori si sono alternati per esplorare il tema di quest’anno: Linguaggi.
Un tema decisamente in sintonia con l’Istituto Nazionale di Astrofisica che studia l’Universo attraverso tutti i canali possibili: dalla radiazione elettromagnetica (luce), alla materia, passando per le onde gravitazionali. Ognuno di questi linguaggi racconta una parte del Cosmo e ha, a sua volta, una ricca suddivisione: per la radiazione elettromagnetica, per esempio, si va dall’emissione radio alle basse energie, passando per la banda del visibile, fino alla banda gamma, alle altissime energie.
Mettere insieme tutti i linguaggi dell’Universo per provare a capire la natura di quello che si sta osservando è una delle attività di ricerca quotidiana dell’INAF. Non stupisce dunque che ci sia stata una presenza stimolante e variegata dell’Ente, come mostrato anche dalle interviste relative.
Fra i vari eventi organizzati, vogliamo soffermarci in particolare sul laboratorio che noi del gruppo INDACO – INAF per la Divulgazione di ASTRI e CTA Observatory – abbiamo avuto il piacere di creare e portare al Festival: Alla scoperta dei linguaggi dell’Universo – Enigmi galattici per ricostruire Centaurus A (1)Vedi l’intervista dedicata al laboratorio.
Il laboratorio, rivolto agli studenti e studentesse della scuola primaria e secondaria di primo grado, è rimasto attivo per tutta la durata del Festival, raggiungendo circa 2000 partecipanti.
Nell’oceano di possibili sorgenti celesti da raccontare, abbiamo selezionato la galassia Centaurus A che contiene un buco nero supermassiccio (55 milioni di masse solari) ed è relativamente vicina a noi – in termini astronomici: circa 15 milioni di anni luce. Questo ci permette di osservarla in dettaglio e di scoprire che ci riserva continue sorprese e forme diverse nelle varie bande dello spettro elettromagnetico; la sorgente ideale per mostrare come le informazioni portate da canali diversi, i vari linguaggi appunto, si completino a vicenda ampliando la visione d’insieme e nello stesso tempo arricchendo i dettagli dell’oggetto che stiamo osservando.
L’obiettivo del laboratorio presentato al Festival è dunque quello di coniugare realtà e fantasia per ricostruire la galassia Centaurus A interpretando i molteplici linguaggi con cui la galassia ci parla, ognuno espresso in una banda di energia caratteristica. Un bricolage astronomico, per così dire, con un pizzico di mistero: ai partecipanti, infatti, non veniva dato direttamente tutto il materiale per la creazione della galassia in base alle indicazioni scientifiche degli animatori, ma venivano posti degli enigmi per poter raccogliere i vari tasselli, enigmi caratterizzati dalla banda di energia cui facevano riferimento.
Inutile dire che la parte degli enigmi ha scatenato la fantasia, la caccia alle informazioni e la competizione fra gruppi partecipanti. Ma alla fine, chi prima chi dopo, un enigma dopo l’altro, a volte indirizzati dagli animatori, i partecipanti hanno scoperto i vari linguaggi di Centaurus A: la sua emissione in tutte le bande di energia e prodotta dai più disparati tipi di sorgente celeste (stelle, gas, polveri, buco nero supermassiccio, e così via).
L’immagine completa della galassia prendeva forma poco alla volta, sui vari tavoli impiastricciati di perline, veline, forbici, scotch e colla, mostrando che per avere la visione completa di un oggetto astronomico (e non solo!) è necessario raccogliere e combinare le varie informazioni che il Cosmo ci invia da un capo all’altro dello spettro elettromagnetico: dall’emissione radio a quella alle altissime energie (TeV, regno degli strumenti in costruzione ASTRI e CTA).
Le galassie ricostruite, che ogni gruppo ha preso con sé, sono un meraviglioso mosaico della personalità dei partecipanti: da quelli più scientificamente accurati, che riproducevano i linguaggi di Centaurus A in maniera a volte sorprendentemente fedele, a quelli più creativi, che sparpagliavano colori e componenti a piacimento. Questi ultimi non avranno ricostruito esattamente Centaurus A, ma ci piace pensare che qualche galassia nelle profondità del Cosmo abbia sorriso all’idea di essere stata rappresentata, in maniera del tutto inattesa, da un gruppo di bambini terrestri.
Ci teniamo a esprimere un sentito ringraziamento a chi ci ha aiutato a rendere possibile questo laboratorio. Partiamo dai colleghi dell’INAF/IASF di Palermo che hanno speso due giorni (e mezzo!) a impacchettare centinaia di bustine con materiale colorato: Elena Ambrosi, Milvia Capalbi, Rina Cardaci, Giovanni Contino, Cinzia Graffeo, Francesca Mangano. Poi Stefania Varano (INAF/IRA Bologna) per la preziosa consulenza e il Maestro Baldassare Barone e i suoi allievi della scuola Alcide De Gasperi di Palermo per aver accettato di fare la prova generale del laboratorio in classe.
La fervida attività ci ha ricordato come la didattica e la divulgazione non avvicinino solo l’astronomia al pubblico, ma anche il personale dell’INAF che da ogni parte dell’Italia ha contribuito con le proprie competenze e il proprio profilo professionale (spesso molto diverso) alla realizzazione di un progetto comune.
Ci teniamo infine a ringraziare gli animatori del laboratorio. Da sempre il Festival della Scienza di Genova si avvale della preziosa collaborazione degli animatori scientifici e di accoglienza, fra cui studenti di alternanza scuola lavoro o universitari. Sono loro la vera forza del Festival, loro la voce giovane e appassionata che porta al pubblico del Festival, per tutta la sua durata, i laboratori pensati, creati (e impacchettati!) dagli enti come l’INAF e dalle Università.
E nel caso del laboratorio discusso qui, siamo felicissimi di ringraziare i nostri tre meravigliosi collaboratori (li vedete in foto): Mattia Sotgia (da sinistra), Amira Eldomiaty (notare la termocamera del laboratorio nelle sue mani) e Olindo Bonifazi (che regge il cartello del laboratorio). Mattia, Amira e Olindo sono tre studenti universitari di Fisica. Mattia è appassionato di astrofisica, legge tutto quello che può sul tema e ha frequentato il Festival fin da bambino, tornando da grande come divulgatore; Amira studia la fisica della materia e anche lei partecipa al Festival della Scienza di Genova da tanti anni, prima come pubblico e ora al quinto anno da divulgatrice; Olindo sogna di fare il divulgatore, ha già al suo attivo tantissimi laboratori da lui pensati e creati, ed è venuto a fare l’animatore a Genova da Napoli.
Non hanno solo portato al pubblico il laboratorio: lo hanno adattato in base alle esigenze, giorno per giorno, lo hanno fatto proprio, migliorato, semplificato, arricchito dove possibile. Lo hanno svelato ai bambini che non parlano l’italiano: dell’Ucraina, Somalia, Spagna e Bangladesh.
C’è stato un continuo scambio, strada facendo, con loro e alla fine, dopo il Festival, una bellissima riunione conclusiva in cui ci siamo confrontati su tutti gli aspetti del laboratorio.
Siamo andati a Genova con una versione del laboratorio. Siamo tornati con un laboratorio più bello, una montagna di post-it scritti dai bimbi per noi e tre nuovi straordinari collaboratori.
Grazie ragazzi.
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