Aggiornato il 28 Novembre 2024
Guidare un’auto e guardare le onde del mare seduta su una panchina sono due delle cose che più mi rilassano. E sono queste due azioni, del tutto caotiche ma che suscitano la mia armonia interiore, che descrivono alla perfezione il mio ultimo viaggio e la meta verso cui questo mi ha portata: Genova.
Il tragitto non è stato facile: per arrivarci, infatti, ho trascorso quasi quattro ore in autostrada, prima fra tutte la terribile e innominabile A4, nota per le sue due corsie perennemente intasate di camion e tir, che passano da una all’altra senza freccia, in un modo del tutto confusionario. Sì, adoro guidare, ma quante inchiodate, macchinina mia!
Poi il mare di Genova, quanta bellezza! Con le sue rocce scoscese, le piccole spiagge timide e nascoste, che celano un panorama mai uguale a se stesso, nei suoi colori e riflessi, nei suoi movimenti, e nelle goccioline che si librano in aria dopo l’infrangersi delle onde sulle rocce. Un moto caotico che cancella ogni confusione interiore.
L’autostrada e il mare sono gli esempi perfetti per introdurvi il filo conduttore di questo articolo: il moto turbolento, in cui i corpi e le particelle si spostano, si mescolano, pogano e si scontrano. Senza mettere alcuna freccia, chiaramente.
Questo tipo di moto, però, non coinvolge solamente i camion della A4 o le particelle di un fluido, ma anche il campo magnetico che permea nel cosmo. Giannandrea Inchingolo, creative scientist, ricercatore in astrofisica presso l’Università di Bologna e associato INAF, ha deciso di raccontarci questo fenomeno fisico attraverso l’arte, in modo tale che tutti noi potessimo vedere con gli occhi l’interpretazione visiva dei dati che studia. Immaginate quindi di trasportare l’immagine di un mare in tempesta su un quadro, e di vedere le onde che si muovono, che si rompono e si spezzano perchè incontrano degli scogli che deviano il percorso delle particelle fluide: ebbene, questa è una delle prime proiezioni “ a mio parere la più suggestiva “ che Giannandrea ha esposto alla sua mostra, Into the (Un)known, in occasione del Festival della Scienza di Genova, il cui tema quest’anno sono proprio le onde.
Solo che in questa animazione non troviamo un mare blu, e nemmeno gli scogli, ma lingue di fuoco rosse, che si muovono, si sfaldano, si ricongiungono, su uno sfondo più scuro, a tratti nero. Le tonalità calde rappresentano il campo magnetico che permane nel cosmo, ma che non è omogeneo e sempre uguale a se stesso: tutt’altro, perchè la sua interazione con altre particelle cariche che viaggiano al suo interno, lo spezzano, lo bucano, lo rendono discontinuo, e queste discontinuità sono rappresentate dalle zone più scure. Un’immagine quasi onirica se vista con gli occhi dell’arte, ma più che reale se vista con gli occhi della fisica.
Proseguendo all’interno della mostra “ e poi non farò ulteriori spoiler “ si ritrovano altre immagini e animazioni, tra cui quella di un campo d’erba su cui si muovono una sorta di pietre rosse, che spostano i piccoli fili verdi al loro passaggio; si tratta di un’altra rappresentazione del fenomeno di cui parlavo prima: il prato è il campo magnetico, gli oggetti rossi le particelle che interagiscono con esso. Non potevo non riportarlo, perchè è stato impossibile per me non pensare a un prato di un campo da calcio e a un pallone.
E più avanti ancora, dopo gradini di lava e velieri che viaggiano nel mare dell’universo lasciando la loro scia dietro di sè, troviamo la chicca finale, e cioè la possibilità di indossare un visore e di immergersi a trecentosessanta gradi nella realtà comunicata da Giannandrea, e di lasciarsi coinvolgere totalmente dalle sensazioni che essa fa nascere dentro di noi.
D’accordo, per come l’ho descritto io è stato un viaggio un po’ caotico, ma anche il caos è in grado di far nascere l’armonia dentro di noi: se le immagini e le animazioni riportate possono talvolta suscitare la sensazione di un qualcosa di irreale, nel momento in cui ci rendiamo conto che esse rappresentano un fatto noto, che viene studiato, e soprattutto che viviamo, allora è da lì che nasce l’armonia, proprio dalla consapevolezza dell’ignoto che ci circonda, e che Giannandrea ha voluto comunicarci e farci vedere con i nostri stessi occhi.
Che aspettate, quindi? C’è tempo fino al primo Novembre per fare un salto in una nuova “ e ignota “ realtà . Non fatevela sfuggire!
Into the (un)known è una collaborazione tra INAF, Università di Bologna e CINECA. Per maggiori informazioni sulla mostra, potete visitare il sito della mostra.
Potete immergervi comodamente a casa nelle visioni 360 della mostra tramite i video youtube: An inside journey around a black holÈs accretion disk e Relics of a cutting out boarding
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