Universo Mondo

Youtube, tv, podcast e tanto altro: sotto il cielo del Cile

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Parliamo di documentari televisivi, Youtube, podcast e di quel che li tiene insieme - lo storytelling - con il divulgatore scientifico cileno Ricardo García Soto

Questo mese, Universo Mondo va in uno dei posti migliori del pianeta per osservare il cielo notturno e studiare l’universo: il Cile. Qui, incontriamo Ricardo García Soto, divulgatore scientifico e produttore audiovisivo che unisce le sue passioni per l’astronomia e il cinema creando storie avvincenti che fanno sognare il pubblico cileno e internazionale con i misteri del cosmo e della scienza.

Ricardo García Soto
Ricardo García Soto

Come sempre in questa serie, partiamo dal tuo percorso: raccontaci il tuo lavoro attuale e cosa ti ha portato fin qui?
Mi definisco un divulgatore scientifico ma in realtà sono un regista. Da bambino sognavo di fare l’astronomo, amavo guardare il cielo notturno e a 13 anni ho avuto il mio primo telescopio. Così, quando sono andato all’università, ho studiato astronomia. Però non mi stavo divertendo, e durante uno stage all’osservatorio di Cerro Calán mi sono reso conto che la ricerca non faceva per me: amavo sempre l’astronomia, ma il lavoro di un astronomo non era quello che cercavo. È stato un momento molto difficile della mia vita ed è per questo che ho cambiato rotta completamente, inseguendo un’altra delle mie passioni da bambino, il cinema.
È stato un test per me, per vedere se era quello che volevo fare o meno, così ho iniziato a studiare cinema alla stessa università. Dopo qualche mese, me ne ero innamorato.
Per un po’ ho messo da parte l’astronomia e mi sono concentrato sul cinema. Dopo qualche anno, mentre stavo ancora studiando cinema, ho iniziato a lavorare in un osservatorio turistico a Santiago, ed è stato lì che ho capito che avrei potuto unire le mie due passioni in una, perché quello che amavo dell’astronomia non era la ricerca ma la comunicazione. E così, alla fine, tutti i pezzi del puzzle che era la mia vita si sono uniti.

La tua formazione è molto particolare, con lauree sia in astronomia e in cinema. Com’è iniziata ciascuna di queste due passioni e come sei riuscito a unirle nel tuo lavoro?
Non ho una laurea in astronomia, ho studiato per 4 anni e mezzo ma avevo bisogno di qualche corso in più per laurearmi. Non me ne pento nemmeno un po’ perché mi ha portato a quello che faccio ora, ho le basi di come funziona la scienza e so comunicare attraverso l’audio e il video.
La mia passione per l’astronomia è iniziata quando ero molto giovane. La mia famiglia andava in montagna ogni estate e da quando mi ricordo mi piaceva guardare il cielo notturno, cercare satelliti, stelle cadenti, disegnare costellazioni, guardare la Luna e i pianeti. Avevo così tante domande e i miei genitori, non essendo in grado di darmi risposte, mi compravano dei libri.
La mia passione per il cinema è iniziata intorno ai 12 anni quando mia madre ha comprato una videocamera, una Hi Cam – ce l’ho ancora – e ho iniziato a filmare e montare da un registratore VHS a un altro, e a creare effetti visivi. Quindi, quando ho lasciato l’astronomia, la scelta di studiare cinema era ovvia.
Riuscire a unire le mie due passioni è stato un caso. Quando ho dovuto preparare la mia tesi in regia, ho capito che volevo raccontare una storia su un’importante scoperta astronomica fatta dal Cile, l’espansione accelerata dell’universo. Creare quel documentario è stato una grande soddisfazione ed era questo il percorso che volevo seguire: creare contenuti audiovisivi per condividere astronomia e scienza.

Osservatorio Cerro Tololo
Ripresa da drone all’osservatorio di Cerro Tololo, in Cile. Crediti: R. García Soto

C’è qualche scienziato, pensatore, autore o altra persona importante che ti ha influenzato in questo cammino?
Da bambino amavo leggere Isaac Asimov, non solo i suoi romanzi di fantascienza, ma anche i suoi libri di scienza. Il modo in cui raccontava le storie era affascinante. E c’era una serie di documentari che mi è piaciuta, che mi ha strabiliato quando l’ho vista: “L’universo elegante” con Brian Greene come presentatore. È un narratore incredibile e ho avuto l’opportunità di incontrarlo e ringraziarlo per quello che ha fatto.

Il Cile è famoso in tutto il mondo per essere uno dei paesi migliori per le osservazioni astronomiche. Quanto sono diffuse la divulgazione astronomica e la comunicazione della scienza nel paese?
Quando ho iniziato a fare comunicazione scientifica c’erano pochissime persone che facevano questo lavoro, ma è cambiato molto: ora ci sono astronomi, giornalisti, università e osservatori che comunicano astronomia attraverso i social media, la TV, i libri e i podcast. La gente è più interessata agli argomenti scientifici rispetto a 10 anni fa.

Eclipsed moon, striking night sky
La Via Lattea, le Nubi di Magellano (al centro) e Venere (in basso a sinistra) sopra il Very Large Telescope dello European Southern Observatory in Cile. Crediti: ESO/Y. Beletsky

Recentemente, hai condotto la serie televisiva “Hijos de las Estrellas” (in italiano: Figli delle Stelle) che è andata in onda in Cile, in Colombia e negli Stati Uniti. Come è successo?
“Children of the stars” è una serie di documentari per la TV in cui viaggio attraverso le Americhe incontrando persone interessanti e visitando luoghi affascinanti alla scoperta delle meraviglie dell’universo attraverso l’astrofisica moderna e la visione del cielo notturno degli antichi. Per creare un progetto come questo in Cile servono finanziamenti governativi, non c’è altro modo. Una società di produzione ha richiesto quel finanziamento e l’ha ottenuto, quindi ha iniziato a cercare un presentatore e poiché avevo un canale su YouTube mi hanno scelto come candidato. Dopo qualche settimana di valutazione, ho avuto la parte.

Il tuo lavoro ti porta in posti meravigliosi, sia in Cile che in giro per il mondo, dai quali gli astronomi osservano, studiano e cercano di comprendere l’Universo. Ad oggi, qual è il tuo preferito?
Ci sono così tanti posti incredibili nel mondo legati alla scienza e ho avuto la fortuna di visitare la maggior parte dei posti che io abbia mai sognato. È molto difficile sceglierne solo uno come preferito: ho visto l’aurora boreale, eclissi totali di Sole, ho volato sullo stesso aereo in cui è stato girato il film “Apollo 13” in micro-gravità, sono stato in Antartide, ho visitato gli osservatori più importanti del mondo e ho visto un razzo lasciare questo pianeta.
Ma credo che le eclissi totali di Sole mi abbiano toccato particolarmente. Sono così rare e belle, e durano solo pochi minuti. Quindi, se devo sceglierne uno, sarà un’eclissi totale di Sole. Incoraggio tutti a guardare almeno un’eclissi totale di Sole nella loro vita. Ne vale assolutamente la pena.

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Ricardo García Soto su un ghiacciaio durante le riprese di uno degli episodi della serie TV “Hijos de las Estrellas”

A cosa stai lavorando in questo periodo?
Beh, in questo momento non mi sto occupando di comunicazione scientifica. Sto montando un documentario di viaggio e mi sto divertendo molto. Sono sempre alla ricerca di progetti che mi sfidino a imparare e a migliorare quello che faccio in modo da poter applicare quel che apprendo a nuovi progetti. Quello che amo di più del cinema è poter lavorare su così tanti progetti e argomenti, la maggior parte delle volte legati alla scienza, ma mi piace esplorare anche altri argomenti.
Un progetto a cui ho lavorato quest’anno è stato dirigere e montare una serie TV di documentari sulla cucina e la scienza, è stato fantastico! Adesso amo cucinare e conosco la scienza dietro la maggior parte delle cose che si fanno in cucina. È incredibile quanta scienza ci sia dietro la cucina, e non l’avrei mai scoperto se non fosse stato per quella serie di documentari. Si chiama “Cocina Lab“.
L’anno scorso ho anche viaggiato molto per girare una nuova stagione di “Children of the Stars”, che è nelle fasi finali di post-produzione e dovrebbe andare in onda, si spera, quest’anno.

Hai parlato anche di YouTube: infatti sei l’ideatore, produttore e conduttore della serie“Astrovlog” su questa piattaforma, nonché del pluripremiato podcast “Astronomía y algo más”. Raccontaci qualcosa di questi progetti.
Nel 2015 ho lanciato un podcast in cui intervisto persone che lavorano in astronomia e nella scienza. Amo questo progetto perché mi permette di parlare con persone super interessanti del loro lavoro e approfondire i dettagli come un nerd. Penso che per fare comunicazione scientifica non si debba spiegare tutto nel modo più semplice possibile, non è questa la parte più importante. Quello che devi fare è raccontare una storia, una storia avvincente e puoi esplorare molto in profondità. Ed è esattamente quello che faccio nel mio podcast con le interviste.
YouTube è un’altra storia. Ho sperimentato molto con il format, ho imparato un sacco sul cinema solo lavorando su YouTube, è pazzesco. Ed è ciò che amo di più dell’essere uno YouTuber: posso sperimentare format, fotocamere, software e, naturalmente, modi diversi di raccontare una storia avvincente.

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Ricardo García Soto al lavoro per il canale YouTube Astrovlog.

Televisione, Youtube, podcast… qual è il tuo mezzo preferito?
Beh, in realtà non ho un mezzo preferito. Quello che amo fare è viaggiare in posti interessanti, incontrare persone incredibili e filmare. Non mi interessa se mi trovo davanti o dietro la telecamera, amo il processo di creazione di un contenuto audiovisivo. Se quel contenuto va in TV o su YouTube, non è così rilevante per me. Certo, se lavori a una serie TV di documentari hai più risorse per andare lontano, per restarci più a lungo e per avere una troupe con te, ma ho fatto cose davvero incredibili anche per YouTube. È un pareggio.

E invece tra gli argomenti di astronomia ce l’hai un preferito? Qualcosa di cui non riesci a smettere di parlare?
Il mio argomento di astronomia preferito cambia ogni anno. Un anno sono davvero interessato a come è iniziato l’universo, poi alla scienza aerospaziale e poi alla formazione dei pianeti. Ma quello che mi piace davvero è conoscere la storia delle varie scoperte, non solo la scienza, ma come le persone sono state in grado di elaborare quelle idee e come le hanno dimostrate. Amo leggere la storia dell’astronomia e la storia dell’esplorazione dello spazio. Penso che questo sia il mio argomento preferito.

Quali sono gli aspetti più entusiasmanti e più difficili del tuo lavoro?
All’inizio, la parte più difficile del mio lavoro erano i soldi. Poiché sono indipendente, ci sono mesi in cui non vengo pagato affatto, aspettando o lavorando per un grande progetto. Non è stato facile arrivare dove sono adesso e il Cile non è un bel posto per lavorare sui documentari, dal punto di vista finanziario.
Ho dovuto imparare a essere frugale per lunghi periodi di tempo, ho dovuto raggiungere il massimo di alcune carte di credito, ma alla fine tutto questo ha dato i suoi frutti, sono stato in grado di guadagnare abbastanza da vivere facendo ciò che amo ed essere a mio agio. So che questo non è legato al lavoro in sé, ma amo il mio lavoro, anche quando i tempi sono molto stretti, mi godo l’intero processo.

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Ricardo García Soto in Canada durante le riprese della serie TV “Hijos de las estrellas”. Sullo sfondo, l’aurora boreale.

Sulla base della tua lunga esperienza nella produzione di contenuti online, che consigli puoi dare a comunicatrici e comunicatori della scienza che vorrebbero iniziare una loro serie su Youtube oppure un podcast?
Il primo consiglio che posso dare è che non si può entrare su YouTube con l’aspettativa di guadagnare. Questo è l’approccio sbagliato per lanciare un canale su YouTube. Bisogna creare contenuti per YouTube se si è davvero appassionati, se si ha la necessità di condividere ciò che si impara, quello che ci muove, che ci affascina. Realizzare video per YouTube è davvero difficile, c’è tanto da imparare su riprese, telecamere, illuminazione, suono e montaggio. È un lungo viaggio.
E il mio consiglio più importante è: non cercare di semplificare tutto in modo che le persone possano capire. Chi fa questo pensa di essere un esperto che conosce cose molto difficili e che le altre persone sono stupide. Non lo sono. Quello che bisogna fare è creare storie avvincenti: quello che facciamo come comunicatori è semplicemente raccontare storie, in questo caso di scienza, astronomia o altro. Semplicemente storie. Quindi bisogna imparare a conoscere lo storytelling, cosa rende buona una buona storia. Se ci si concentra sulla storia, tutto il resto andrà bene.

Quali pensi che siano le sfide più grandi per la comunicazione scientifica oggi?
Penso che la sfida principale per la comunicazione scientifica siano le fake news. Devo essere sempre più presente sui social media per rispondere a qualche strana idea basata sul nulla. Non è che ci siano così tante persone che condividono fake news, ma quelle che lo fanno sono molto rumorose sui social media. Dobbiamo imparare a trattare con questo tipo di persone.

Hai detto più volte che ami leggere. C’è qualche libro tra i tuoi preferiti che vorresti consigliare a chi ci legge?
Leggo molto quindi ho molti libri da consigliare. Come dicevo, uno dei miei argomenti preferiti è la storia dietro le scoperte, quindi elenco alcuni libri che amo davvero e che consiglio, in ordine sparso: “What is Real”, di Adam Becker; “Le scienziate che misurarono il cielo”, di Dava Sobel; “Chasing New Horizons”, di Alan Stern; “Losing the Nobel Prize”, di Brian Keating. “L’ultimo teorema di Fermat”, di Simon Singh; “Apollo 8”, di Jeffrey Kluger; “Spaceman”, di Mike Massimino; “Einstein”, di Walter Isaacson; “Il 4% dell’universo”, di Richard Panek; “Higgs Discovery”, di Lisa Randall; “An Astronaut’s Guide to Life on Earth”, di Chris Hadfield.
E per chiunque sia interessato alla comunicazione scientifica, questo libro è d’obbligo: “Houston, We Have a Narrative”, di Randy Olson. E, naturalmente, un po’ di fantascienza: “La fine dell’eternità”, di Isaac Asimov; “Sopravvissuto. The martian”, di Andy Weir; “Project Hail Mary”, di Andy Weir; e “Ready Player One”, di Ernest Cline.

Ricardo García Soto è un divulgatore scientifico e produttore audiovisivo che ha studiato astronomia e cinema all’Università del Cile. È il presentatore della serie di documentari “Children of the stars” trasmessa in televisione in Cile, Colombia e Stati Uniti, e ha lavorato come direttore della fotografia e montatore in serie di documentari per la televisione cilena. È il creatore del canale YouTube “Astrovlog” e del podcast “Astronomia y algo más” che ha ricevuto 3 premi ai Latin Podcasts Awards 2020 come miglior podcast scientifico, miglior podcast internazionale e podcast dell’anno.

Scritto da

Claudia Mignone Claudia Mignone

Astrofisica e comunicatrice scientifica, tecnologa all'Istituto Nazionale di Astrofisica.

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