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La prima missione umana su Marte

Mars Horizon (Bao Publishing) di Florence Porcel e Erwann Surcouf è un ottimo romanzo a fumetti che unisce una narrazione scientificamente precisa e dettagliata a una storia appassionante: quella della colonizzazione di Marte.

Aggiornato il 28 Novembre 2024

Florence Porcel, attrice, youtuber e giornalista, è appassionata di scienza, in particolare di astronomia. Nel settembre 2012 fa partire sul suo canale youtube il video-podcast La folle histoire de l’Univers. Nel gennaio del 2015 si candida per partecipare al progetto Mars One che dovrebbe inviare una colonia su Marte, mentre tra gennaio e febbraio del 2015 ha partecipato, come giornalista di missione, a una simulazione di sopravvivenza marziana organizzata dalla Mars Society nello Utah. La passione per l’esplorazione spaziale e il pianeta Marte alla fine l’ha portata a scrivere un romanzo a fumetti, Mars Horizon, disegnato da Erwann Surcouf (e pubblicato in Italia da Bao Publishing), dove immagina come si dovrebbe svolgere la prima missione umana sul pianeta rosso.

Vivere su Marte

Siamo nel 2080 e sta attraversando l’atmosfera di Marte una capsula con a bordo quattro scienziati, di cui una resterà  sul pianeta per il resto della vita, mentre altri due si trovano sulla Stazione Spaziale che ha trasportato i sei dalla Terra verso la loro destinazione cosmica e che ora si trova su un’orbita stazionaria intorno a Marte.
A raccontare la vicenda è Jeanne Clervois che si occupa delle comunicazioni con la Terra realizzando un video-diario della missione. Gli scienziati, però, non hanno solo l’obiettivo di stabilire la prima colonia marziana, ma anche di cercare tracce di vita sotto gli spessi ghiacci che ricoprono Europa, uno dei satelliti di Giove. In questo caso la missione, comandata dalla Stazione Spaziale marziana, è gestita attraverso rover, robot e sottomarini parzialmente autonomi, proprio come saranno i rover Mars 2020 ed ExoMars 2020, rispettivamente progettati da Nasa ed Esa (con la collaborazione dell’agenzia spaziale russa).

Su Marte, invece, l’obiettivo è stabilire la prima colonia marziana, sistemando le infrastrutture necessarie per permettere alla base di essere autosufficiente e a chi vi abiterà  di poter sopravvivere all’ambiente ostile. Il pianeta che accoglie la prima missione marziana non è stato terraformato (tale operazione risulta tecnologicamente complessa e di lunga durata – dai 1000 ai 100000 anni) e quindi per sopravvivere sulla superficie marziana sono necessarie delle strutture abitative, inviate con una serie di missioni robotiche precedenti a quella umana. Già  da questo aspetto si comprende bene la cura con cui Florence Porcel ha sviluppato la storia di Mars Horizon: gli aspetti scientifici sono, infatti, realistici e coerenti con i programmi di missioni umane sul nostro vicino nel Sistema Solare. La scrittrice, grazie alla voce narrante di Jeanne, inserisce per il lettore una serie di approfondimenti scientifici sull’atmosfera, la gravità , la sopravvivenza nello spazio e su Marte molto ben integrati all’interno della narrazione principale, che alterna i momenti in cui l’equipaggio si impegna nei compiti pratici per la sistemazione della colonia ai momenti di approfondimento psicologico ed emotivo.
Il principale problema di una colonia marziana è proprio la reazione degli esseri umani a un ambiente differente rispetto a quello terrestre, o all’impossibilità  di poter vivere all’esterno degli edifici della base: per approfondire questo aspetto, la Porcel immagina un paio di situazioni di tensione che permettono anche al lettore scientificamente meno preparato di appassionarsi alla vicenda del primo equipaggio umano.
Alla fine a vincere negli astronauti è l’esaltazione per essere i primi terrestri a mettere piede su Marte, il cui mito, per quanto non approfondito, è palpabile e presente nel corso di tutte le pagine del romanzo.

Linea chiara

La storia, spezzata da schizzi e appunti che guidano nel cambio delle scene, viene disegnata dalla linea chiara di Erwann Surcouf. La griglia adottata è sempre ampia e leggibile: ora tre strisce di vignette a sviluppo orizzontale, ora due strisce con due vignette a striscia, raramente la più classica griglia con tre strisce da due vignette ciascuna.
Stilisticamente Surcouf raggiunge una sintesi grafica non molto differente da quella mostrata da Anne Simon in Einstein o dall’italiano Tuono Pettinato: le chiare influenze di Georges Wolinski e Christophe Blain, per quanto di chiara matrice umoristica, si adattano perfettamente alle atmosfere realistiche di Mars Horizon e, soprattutto, permettono di enfatizzare al meglio le emozioni e le espressioni dei protagonisti.
Lo stesso Surcouf si prende carico della colorazione, facendo una scelta forse scontata ma non per questo meno efficace: i colori sono infatti dominati dal rosso su Marte, e dal blu e dal grigio per Europa e lo spazio. Risulta poi particolarmente d’impatto la copertina del volume, che sembra più un esercizio di grafica che non di illustrazione: i personaggi, che fluttuano a testa in giù, sono sagome colorate senza contorno, mentre su Marte sorge il Sole lontano, un mix di forme geometriche bianche (cerchio, triangoli e linee) sullo sfondo rosso del pianeta e del cielo puntellato di stelle.
Un ottimo romanzo a fumetti che, come L’uomo di Marte di Andy Weir, unisce una narrazione scientificamente precisa e dettagliata a una storia appassionante: quella della colonizzazione di Marte.

Abbiamo parlato di:
Mars Horizon
Florence Porcel, Erwann Surcouf
Traduzione di Michele Foschini
Bao Publishing, 2018
120 pagine, brossurato – 17,00 €
ISBN: 9788865439968

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Scritto da

Gianluigi Filippelli Gianluigi Filippelli

Ha conseguito laurea e dottorato in fisica presso l'Università  della Calabria. Tra i suoi interessi, la divulgazione della scienza (fisica e matematica), attraverso i due blog DropSea (in italiano) e Doc Madhattan (in inglese). Collabora da diversi anni al portale di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, dove si occupa, tra gli altri argomenti, di fumetto disneyano, supereroistico e ovviamente scientifico. Last but not least, è wikipediano.

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