Aggiornato il 28 Novembre 2024
Il 3 febbraio del 1848, Edgar Allan Poe tenne, presso la Society Library di New York, una conferenza dal titolo Universo. Da questa trasse il saggio Eureka. Un poema in prosa, dedicato ad Alexander von Humboldt.
Da bravo scrittore di narrativa, peraltro considerato uno dei padri di ben tre generi letterari, Poe introduce il lettore con un incipit tra il fantascientifico e il filosofico. Subito dopo lo scrittore mette in chiaro alcune cose:
La mia proposizione generale, quindi, è questa: Nell’Unità originale della Cosa Iniziale sta la Causa Secondaria di Tutte le Cose, con il Germe della loro Inevitabile Distruzione.
Nell’illustrare questa idea, propongo di prendere un’indagine di questo tipo dell’Universo in modo tale che la mente possa davvero essere in grado di ricevere e percepire un’impressione individuale.(1)Traduzione dal testo originale, in pubblico dominio, presente su en.wikisorce. Grassetto mio.
La sensazione è che alla fine produca un testo più filosofico, che di carattere divulgativo-scientifico, in cui cerca di elevare il pensiero e le congetture logiche davanti sia all’esperimento sia ai modelli matematici, che pure tiene in gran conto. Al di là di queste considerazioni, comunque, lo scritto di Poe risulta interessante poichè presenta idee e spunti del suo tempo, che però sarebbero successivamente ritornato con gli sviluppi cosmologici del XX secolo.
Non a caso una delle idee più interessanti e moderne proposte da Poe è quella di Blaise Pascal, che riferendosi all’universo scrisse:
Da questo punto Poe descrive una nascita dell’universo che suona familiare: immaginiamo una sorta di particella primordiale che, per un qualunque motivo (la volizione divina, secondo Poe) inizia a produrre la materia atomica di cui è composto l’universo. Tale produzione, però, non avviene in maniera continua, altrimenti l’universo dovrebbe essere infinito, cosa che non è, come ha già concluso lo scrittore all’inizio della sua discussione. Essa avviene su sfere concentriche le cui dimensioni dipendono dalla distanza rispetto al centro di creazione (quelle più vicine alla particella iniziale sono quelle più piccole e nate per ultime), inoltre è periodica, a quanti potremmo dire oggi. In effetti in questa descrizione ci sono molte idee che nel XX secolo sarebbero diventate fondamentali per la teoria del Big Bang (basti pensare all’articolo del 1931 di Georges Lemaître L’Hypothèse de l’atome primitif) e della meccanica quantistica.
Altra osservazione interessante è sull’importanza combinata di forze di gravità ed elettrica per la formazione dell’universo così come lo osserviamo. Quest’idea evidentemente è influenzata dal forte sviluppo scientifico che ebbe in quei decenni l’elettromagnetismo grazie a fisici come Michael Faraday e James Clerck Maxwell. Poe, in particolare, accosta la gravità all’attrazione e l’elettricità alla repulsione: per quanto l’idea presenti qualcosa di corretto (la repulsione tra cariche dello stesso segno), è sostanzialmente errata, ma viene utilizzata dallo scrittore più in termini filosofici che scientifici. In pratica lo scrittore le utilizza per concludere che l’universo deve essere originato e regolato da un’intelligenza divina.
Altro spunto interessante di Poe è l’idea che l’universo debba evolvere tra due fasi di espansione e contrazione, anticipando di un secolo circa le teorie del big crunch(3)Ad esempio un testo che tratta abbastanza bene questa teoria, per quanto un po’ datato, è indubbiamente Universo senza fine di Paul Steinhardt e Neil Turok.
In conclusione, per quanto Poe propose idee che effettivamente sono state esplorate dalla fisica nel corso del XX secolo, il suo testo ha sostanzialmente la passione e l’eloquenza delle poesie, pur non avendone la stessa forza sintetica. I ragionamenti logici e soprattutto filosofici fanno di Eureka un testo più filosofico che non scientifico, con tutti i difetti del caso, partendo da una non eccessiva linearità di alcuni passaggi e senza dimenticare che lo scrittore lascia al lettore la sensazione di tenere in maggior conto le sue elucubrazioni rispetto ai lavori di Keplero e Newton. Ad ogni buon conto il libro rappresenta anche un ottimo modo per farsi un’idea della cultura all’alba delle grandi rivoluzioni scientifiche della teoria dell’evoluzione di Charles Darwin, pubblicata l’anno dopo rispetto alla conferenza, e della relativamente più tarda relatività di Albert Einstein.
Il testo di Poe è in pubblico domino, disponibile su en.wikisource. In italiano sono presenti 7 traduzioni, di cui l’ultima del 2001 di Paolo Guglielmoni edita dalla Bompiani. La prima, del 1902, realizzata da Maria Pastore Mucchi ed edita dalla Sonzogno, è, come il testo originale, in pubblico dominio liberamente consultabile su it.wikisource.
Abbiamo parlato di:
Eureka. Un poema in prosa.
Edgar Allan Poe
Traduzione di Paolo Guglielmoni
Bompiani, 2001
261 pagine, brossurato – € 12,00
ISBN: 9788845291005
Note
↑1 | Traduzione dal testo originale, in pubblico dominio, presente su en.wikisorce. Grassetto mio. |
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↑2 | Citazione, tradotta dall’inglese, tratta dal testo originale di Poe, in pubblico dominio, presente su en.wikisorce. |
↑3 | Ad esempio un testo che tratta abbastanza bene questa teoria, per quanto un po’ datato, è indubbiamente Universo senza fine di Paul Steinhardt e Neil Turok |
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