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Il genere di scienza che vorremmo

Sul genere e sugli stereotipi che alle differenze di genere sono associati si è detto, studiato e scritto moltissimo.

Aggiornato il 28 Novembre 2024

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Crediti immagine: Pixabay

Conosciamo sin da bambini gli stereotipi legati alle differenze di genere, quando entriamo nei negozi di giocattoli e siamo indirizzati al reparto rosa o a quello blu e ci imbattiamo, sempre troppo presto e troppo forte nelle cose “da maschio” e in quelle “da femmina”. Gli stereotipi in sè non sono per forza negativi: nascono per ricondurre l’esperienza del mondo a poche categorie, chiare e nette. Però, senza criticità , spesso degenerano in eccessive semplificazioni che diventano etichette e poi pregiudizi, cioè giudizi prematuri e ingiustificati su quello che siamo, dobbiamo essere o saremo, solo in base al fatto di essere maschio o femmina. Le macchinine da maschio e le bambole da femmina sono tradotte a spinte in innate predilezioni per la scienza e la tecnologia da una parte e per gli studi sociali dall’altra; e così un regalo di compleanno diventa la costrizione mentale di una vita intera.
Il motivo per cui ne parliamo qui è proprio questo: che gli stereotipi di genere una volta diventati pregiudizi determinano comportamenti e scelte spesso inconsapevoli che, partendo dal dato di differenza di genere, portano a diversi gradi iniquità  nel modo in cui maschi e femmine interagiscono con la scienza. E il motivo per cui ne parliamo questo mese è che l’11 febbraio è la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per omaggiare tutte le donne che hanno contributo allo sviluppo della cultura scientifica. Un giorno che diventa una scusa per interrogarsi sulla parità  delle opportunità  educative e di accesso e partecipazione alla cultura scientifica.
Per l’occasione, EduINAF ha pubblicato alcuni approfondimenti sul tema e ha raccolto le iniziative che l’Istituto Nazionale di Astrofisica ha messo in atto l’11 febbraio. In questa sezione del magazine, vi proponiamo una serie di spunti di riflessione e risorse utili anche in ambito educativo.

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Per prima cosa, conosciamo il problema: il rapporto tra donne e scienza. La scienza ha studiato molto, sia in passato sia di recente, possibili differenze biologiche tra uomo e donna che possano essere alla base di eventuali differenze di attitudine, capacità  e competenza cognitive legate al genere in diversi ambiti disciplinari (anche in quello scientifico). Spoiler alert: queste differenze non sembrano esistere davvero. Uomini e donne sono diversi dal punto di vista cognitivo così come ogni uomo, ogni donna e ogni individuo sono diversi da ogni altro. L’articolo raccoglie una serie di studi e storie che mettono in luce e smascherano alcuni pregiudizi nella storia della scienza e che possono essere proposti a studenti e studentesse.
Un modo efficiente per affrontare a scuola e contrastare la differenza di prospettive che, anche inconsciamente, sono applicate a uomini e donne in ambito scientifico è proporre dei validi role model, che presentino una prospettiva sulla scienza e un atteggiamento verso la scoperta e la ricerca slegati dal genere o che offrano esempi di successo in ambito di studi scientifici: ad esempio il webinar Grandi astronome, grandi donne o la Laura Bassi series. Anche le vite personali di queste donne, le loro difficoltà  e il loro impegno in progetti che mirano all’equità  di genere per l’accesso alla cultura possono essere presentati come ispirazione e servire a riconoscere e minare gli stereotipi sulle differenze di genere: alcuni esempi sono le attività  presentate sulla pagina Donne e scienza o i consigli e le testimonianze di alcune ricercatrici INAF sulle carriere nelle discipline STEM.
Il genere di scienza che vorremmo però i pregiudizi sulle differenze di genere non li dovrebbe solo combattere: dovrebbe rifiutarli, evitarne l’insorgenza, e pretendere che ogni individuo sia libero di scegliere liberamente la propria posizione nei confronti della ricerca scientifica e tecnologica. Molto passa dalla scuola, ed è bello vedere come una delle maggiori case editrici di testi scolastici abbia cominciato a porsi il problema e darsi delle regole, su come restituire l’idea di un mondo plurale anche nelle proprie pubblicazioni.
Una strategia efficace in classe può essere mettere in campo, sin dai primi anni delle elementari, pratiche educative che coinvolgono equamente maschi e femmine, che suscitano emozioni positive e rinforzano l’idea di sè come individuo con certe competenze che non dipendono dal genere e un giorno chissà , anche come futuro scienziato. O scienziata.

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Scritto da

Stefania Varano Stefania Varano

Istituto di Radio Astronomia, Bologna

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