Aggiornato il 21 Luglio 2021
Diceva Gianni Rodari (ne La grammatica della fantasia) che L’immaginazione del bambino, stimolata a inventare parole, applicherà i suoi strumenti su tutti i tratti dell’esperienza che sfideranno il suo intervento creativo. Le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica, all’utopia, all’impegno politico: insomma, all’uomo intero, e non solo al fantasticatore; la mente è una sola, e la creatività e l’immaginazione sono necessarie in tutti i campi e perciò vanno coltivate nei bambini e nei ragazzi, ad esempio raccontando e inventando storie e, perchè no, storie scientifiche. Nel caso dell’astronomia poi, da sempre, per gli uomini di tutte le culture e di tutte le età , l’universo e il cielo stellato sono scenari ideali per ambientare storie!
Nella convinzione che l’apprendimento sia favorito e addirittura si compenetri con l’emozione, all’INAF Osservatorio Astrofisico di Arcetri ormai da moltissimi anni sperimentiamo l’uso di contaminazioni tra diversi linguaggi di comunicazione in contesti originali, con attività che usano diverse tecniche di narrazione: dal racconto dei miti e delle leggende legate al cielo e alle costellazioni, al teatro d’ombra all’interno di un Planetario itinerante, all’uso della lavagna luminosa… Pensiamo che attraverso la narrazione sia possibile sollecitare intelligenze diverse e coinvolgere emotivamente i bambini, anche e soprattutto molto piccoli (a partire dalla scuola d’infanzia) e stimolarli così all’osservazione di ciò che ci circonda e in particolare all’osservazione del cielo notturno. àˆ possibile incuriosire, coinvolgere – e molte volte appassionare – anche a temi di scienza spesso considerati troppo attuali e “difficili”.
Una tecnica narrativa che si è rivelata efficace nel coinvolgimento di bimbi anche molto piccoli (dai 3 anni in su) utilizza il teatro kamishibai, una forma di teatro di strada della tradizione giapponese il cui nome deriva dall’unione delle parole kami (carta) e shibai (teatro, drammatizzazione) e si può tradurre come teatro di carta. Si tratta di un teatro “povero”, un teatrino in legno di misure ridotte all’interno del quale un narratore (kamishibaiya) fa scorrere delle immagini disegnate che illustrano una storia in sequenza. I kamishibai venivano montati sulle biciclette dagli artisti e portati in giro per le piazze, dove i bambini si radunavano in attesa di ascoltare e vedere le storie.
L’elemento caratteristico del teatro kamishibai è che la creatività degli spettatori viene stimolata grazie alla giusta sovrapposizione e non predominanza di immagini e narrazione, racconto e visualizzazione; ed il fatto che tanto la voce quanto l’illustrazione contribuiscano in modo sinergico a veicolare il racconto è in sè profondamente inclusivo oltre che coinvolgente.
Nell’ambito del progetto EU UNAWE sono stati realizzati due racconti originali per teatro kamishibai scritti da Lara Albanese e Alessandra Zanazzi e illustrati dal noto artista e illustratore di libri per l’infanzia Fuad Aziz. Le storie (Stella e Giotto cercano gli extraterrestri e Bob Lentiggini viaggia nel tempo, sulla ricerca di vita extraterrestre e sull’evoluzione dell’universo a partire dal Big Bang) sono state usate in svariati contesti e situazioni (Festival della Scienza di Genova, in scuole e corsi aggiornamento docenti, festival di letteratura per ragazzi, …) e sono la scintilla per promuovere riflessioni, esperimenti scientifici, giochi di ruolo, invenzione di nuove storie, attività creative, ecc. su temi ora più che mai attuali della ricerca scientifica.
In questo file pdf trovate le istruzioni per costruire un teatrino kamishibai di cartone, mentre in questo secondo pdf c’è la storia sulla ricerca della vita extraterrestre da stampare (fronte retro).
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