Personaggi Donne e scienza

Vera Rubin

La storia della scopritrice della materia oscura, un esempio per tutte le donne e le ragazze nella scienza.

Aggiornato il 28 Novembre 2024

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Vera Rubin nell’interpretazione di Laura Barbalini

Erano gli anni cinquanta quando Vera Rubin lesse un articolo del cosmologo George Gamow, in cui si chiedeva se il moto di rotazione dei pianeti intorno al Sole potesse essere applicato anche al moto delle galassie nell’Universo. Da quel momento Vera si decise a indirizzare i suoi studi proprio sul moto delle galassie.
Nel 1965 incontrò l’astronomo Kent Ford che aveva realizzato uno spettrometro con il quale era in grado di misurare la radiazione elettromagnetica proveniente da piccole regioni di una galassia. Insieme cominciarono a misurare la velocità  delle stelle nelle galassie a spirale. È proprio durante i loro studi che si resero conto che le stelle al limite delle galassie si muovevano più velocemente di quanto avrebbero dovuto secondo le leggi fisiche allora conosciute: una scoperta che permise ai due scienziati di teorizzare, nel 1974, la presenza di una materia sconosciuta non direttamente osservabile, detta materia oscura. I dati rilevati confermavano la teoria di un collega, Fritz Zwicky, che negli anni Trenta aveva osservato che la massa visibile delle galassie era troppo poca in confronto alla forza gravitazionale registrata. Vera e Kent ipotizzarono che le galassie fossero circondate da materia oscura in grado di esercitare una forza gravitazionale sulle stelle periferiche, teoria che spiegherebbe la presenza di velocità  di rotazione così elevate anche a distanza dal centro delle galassie.

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Esempio di curva di rotazione di una galassia a spirale: la curva tratteggiata è la previsione teorica, quella continua le osservazioni astronomiche – via commons

Nata il 23 luglio 1928 a Philadelphia, Vera si appassionò di astronomia grazie al padre Philip Cooper(1)Originario di Vilnius, oggi in Lituania, all’epoca in Polonia, aveva come vero nome Pesach Kobchefski, un ingegnere elettronico, che la aiutò a costruire, a quattordici anni, il suo primo telescopio con il quale osservò tutte le sere le stelle dalla finestra della sua cameretta.
Dopo il liceo decise di iscriversi all’Università  anche se il suo professore di fisica le consigliò di tentare una carriera nel mondo dell’arte e di tenersi lontana dalle materia scientifiche. Non si diede per vinta e si iscrisse alla Princeton University per studiare astronomia, ma venne rifiutata perchè in quell’epoca le donne non potevano essere ammesse, una regola mantenuta fino al 1975. Decise di non scoraggiarsi e di tentare in altre università , finchè non venne accolta alla Cornell University, dove iniziò a frequentare il futuro marito Robert Rubin.
Negli anni cinquanta, Vera restò a casa per un periodo di tempo per occuparsi del figlio appena nato, ma dopo poco si rese conto di voler tornare alle sue ricerche sul moto delle galassie. Grazie anche all’incoraggiamento del marito, ottenne un posto di dottorato alla Georgetown University, dove, insieme a George Gamow, studiò i raggruppamenti delle galassie che scoprì non essere distribuite casualmente, ma secondo gruppi definiti “ammassi”. Dato che alcuni corsi che seguiva si tenevano di sera e Vera non aveva la patente, era il marito che la accompagnava e la aspettava in macchina fino al termine delle lezioni. Nel frattempo lavorava anche part-time al Montgomery County Community College per sostenere economicamente la famiglia.

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Vera Rubin mentre misura gli spettri al Dipartimento di Magnetismo Terrestre – via Emilio Segrè Visual Archives

Nel 1965 passò al dipartimento di Magnetismo Terrestre della Carnegie Institution. Proprio lì incontrò Kent Ford e quando incominciarono a studiare la velocità  delle stelle nelle galassie, pensarono che gli oggetti più vicini al centro ruotassero con una velocità  maggiore rispetto a quelli più esterni, come succede ai pianeti del sistema solare. Ma con grande sorpresa, scoprirono che le stelle periferiche mantenevano la stessa velocità  delle stelle più vicine al centro della galassia. Continuarono le loro misurazioni e viaggiarono per utilizzare i telescopi di diversi osservatori e, ogni volta, constatarono che la loro teoria non era sbagliata. Avevano confermato l’esistenza della materia oscura che ancora oggi rimane un mistero, poichè non sappiamo da cosa sia formata. Sappiamo che il 4,9% della massa dell’Universo è visibile, circa il 27% è materia oscura, mentre il restante 68,3% è catalogata come energia oscura.
Vera ottenne numerosi riconoscimenti per i suoi successi in campo scientifico. Nel 1981 divenne la seconda donna eletta alla National Academy of Science e nel 1993 ricevette la National Medal of Science.
Anche lei dovette scontrarsi con il mondo della scienza che, in quel periodo, era costituito quasi esclusivamente da uomini, ma grazie alla sua scoperta ottenne posizioni di rilievo nell’ambito scientifico e il rispetto di molti colleghi. Fu un modello di riferimento per tutte le scienziate dell’epoca e incoraggiò sempre le donne a superare i pregiudizi intraprendendo una carriera scientifica.
All’osservatorio di Monte Palomar, dove non c’erano abbastanza bagni per le donne, ritagliò nel suo ufficio la sagoma di una gonna su un foglio di carta e la appiccicò all’omino sulla porta del bagno degli uomini perchè desiderava ottenere più uguaglianze in campo scientifico. Nonostante i suoi sforzi, non riuscì a spiegarsi come mai ci fossero così poche scienziate e così tanti scienziati.
Verrà  sempre ricordata per i suoi straordinari successi in campo astronomico tanto che la American Astronomical Society le ha dedicato un premio, mentre il Carnegie Institute ha istituito una borsa di studio in suo onore.
Sicuramente Vera Rubin ci ha insegnato a perseguire i nostri sogni anche di fronte agli ostacoli e a chi non ci ritiene abbastanza bravi.

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1 Originario di Vilnius, oggi in Lituania, all’epoca in Polonia, aveva come vero nome Pesach Kobchefski

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