Recentemente la nostra Samantha Cristoforetti, prima donna europea, è uscita dalla Stazione Spaziale Internazionale per una passeggiata nello spazio di quasi sette ore.
Sono trascorsi piĂą di 57 anni da quando, per la prima volta nella storia, il 18 marzo 1965, la cosmonauta sovietico Aleksej Leonov, durante la missione Voschod 2, uscì nello spazio per effettuare un’attivitĂ extraveicolare.
“AttivitĂ extraveicolar” in effetti è l’espressione corretta che bisognerebbe usare.
Quella che comunemente si chiama “passeggiata spaziale”, infatti, non ha niente a che fare con lo svago, come suggerirebbe il nome. Piuttosto è un’attivitĂ complessa e rischiosa, che viene svolta solo per operazioni importanti e necessarie, poichĂ© lo spazio è un ambiente molto pericoloso e decisamente ostile alla vita: radiazioni, particelle ionizzanti di altissima energia, detriti spaziali veloci come proiettili…
Per uscire dalla navicella spaziale, gli astronauti devono ricevere una lunga preparazione ed eseguire delicatissime procedure di attuazione. Un ruolo importante è quello delle tute spaziali, in inglese Extravehicular Mobility Units (EMU). Queste sono strutture estremamente complesse che, come piccole navicelle spaziali delle dimensioni di un vestito, servono a sostenere le funzioni vitali degli astronauti così come a proteggerli e isolarli dall’ambiente esterno. Inoltre, grazie alla loro flessibilitĂ , permettono lo svolgimento di tutte le attivitĂ richieste.
Tuttavia, a causa dell’alto livello di rischio, è molto probabile che nelle future missioni spaziali saranno robot telecomandati a fare le passeggiate spaziali e a svolgere le pericolosissime attivitĂ extraveicolari.
Una passeggiata speciale
Che cosa c’è di meglio di una bella passeggiata per svagarsi un po’?
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