Risate spaziali

Nello spazio profondo

VOYAGER 1 alla dogana

202405 Voyager1

È di qualche settimana fa la notizia che la sonda della NASA, Voyager 1, lanciata nel 1977, dopo mesi di silenzio, ha mandato un segnale verso la Terra, dopo che gli ingegneri della NASA erano riusciti a riprogrammare la sua memoria. La notizia ha dello straordinario se si pensa che questo segnale arriva da 24 miliardi di chilometri (La luce impiega più di 22 ore e mezza per percorrere questa distanza).
Già nel 2012, la sonda aveva raggiunto la cosiddetta eliopausa, la regione dove il vento solare viene fermato dalle particelle del mezzo interstellare. Tuttavia, sebbene la Voyager 1 sia il manufatto umano alla maggiore distanza della Terra, tecnicamente non siamo ancora fuori dal sistema solare. La Voyager 1, insieme alla sonda sorella Voyager 2, infatti viaggia verso la Nube di Oort, la grande regione popolata da comete che avvolge il sistema solare e che si estende probabilmente fino a 2400 volte la distanza media tra il Sole e Plutone.
I sistemi a bordo della Voyager 1, alimentati da una batteria, nel 2025 smetteranno di funzionare. Da quel momento la sonda smetterà di mandare dati scientifici verso la Terra e si perderà silenziosa nello spazio. Fra 30000 anni uscirà finalmente dalla nube di Oort, abbandonando definitivamente il sistema solare, e, continuando a viaggiare con una velocità maggiore di 60000 km/h in direzione della costellazione dell’Ofiuco, tra circa 38000 anni passerà vicino alla stella Gliese 445.
Buon viaggio!

1 Comment

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  • L’epopea della sonda è qualcosa di incredibile. Mi innamorai delle gemelle Voyager fin dagli anni ’80, quando mi capitò di leggere un articolo su Le Scienze (che ho recuperato dopo intense ricerche), “I problemi tecnici del volo di Voyager 2 verso Urano” (numero 221, gennaio 1987) a firma di Laeser, McLaughin e Wolff. In quell’articolo si descrivevano le incredibili peripezie dello staff tecnico che era stato abilissimo a scegliere di volta in volta i compromessi migliori al fine di non perdere la sonda e massimizzare i dati che poteva “portare a casa”.

    Mi dispiace molto che l’anno prossimo perderemo la Voyager 1, ma la sua epopea è stata comunque pazzesca!

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