Aggiornato il 1 Giugno 2022
La scrittura di Orbiter, stando a quanto afferma lo sceneggiatore Warren Ellis nell’introduzione, è durata all’incirca un paio di anni, iniziata nel 2001 e conclusasi un paio di mesi prima dell’uscita del volume, datato aprile 2003, pochi mesi dopo il disastro del Columbia, lo space shuttle esploso l’1 febbraio del 2003. Nessuno dei componenti dell’equipaggio della missione STS-107 sopravvisse.
La coincidenza dell’uscita ravvicinata del volume con il secondo grande disastro nelle missioni degli space shuttle dopo quello del Challenger del 1986 è a dir poco inquietante, soprattutto perchè la storia racconta del ritorno, dopo 10 anni, di uno shuttle scomparso dai radar subito dopo essere giunto in orbita.
La navicella, denominata Venture, rientra improvvisamente sulla Terra piombando nell’area ormai abbandonata del Kennedy Space Center. Il palazzo principale è in rovina e circondato da una folla di senzatetto che vivacchiano intorno a ciò che resta del programma spaziale statunitense, fermato dopo la scomparsa della Venture.
Il suo rientro, però, porta a una serie di domande cui un gruppo di scienziati cerca di fornire una risposta. In particolare Michelle Robeson si occupa del particolare rivestimento con cui il Venture ha fatto ritorno dalle sue peregrinazioni nel cosmo; Terry Marx del nuovo sistema propulsivo con cui lo shuttle è rientrato e soprattutto di come sia stato possibile il suo atterraggio su Marte; Anna Bracken, la psicologa, esamina invece la salute mentale di John Cost, comandante della missione e unico a fare ritorno dal viaggio. Lo stesso Cost porta su di sè un altro mistero, non essendo invecchiato nel corso dei 10 anni trascorsi nello spazio.
Ovviamente le risposte a questi quesiti oscillano tutte tra la fisica nota e quella di frontiera: la relatività di Albert Einstein è, per esempio, citata abbastanza spesso, senza dimenticare una citazione alle teorie di Miguel Alcubierre sul motore a curvatura. Di passaggio Ellis cita anche di ricerche nel campo della propulsione nucleare, mentre la "pelle" che riveste il Venture diventa un problema nel campo della fisica dei materiali. Anche la panspermia offre spunti interessanti alla storia.
Dei quattro personaggi principali, cui si affiancano due secondari di minore ma non trascurabile importanza, quelli che emergono con più forza sono Anna Bracken e John Cost, attraverso i quali vengono raccontati i dettagli del viaggio del Venture. Michelle Robeson, invece, lascia un po’ insoddisfatti: la sensazione è quella di avere di fronte un personaggio interessante nella cui personalità Ellis non scava abbastanza, interessato soprattutto a Cost e, per riflesso, alla Bracken. Il più esplosivo di tutti è, invece, Terry Marx, che rappresenta al tempo stesso la principale fonte di approfondimento scientifico di Orbiter e quella più leggera della storia grazie al suo incontenibile entusiasmo e alla sua inesauribile curiosità .
La storia ha il respiro di un bel romanzo di Stanislaw Lem e, al tempo stesso, è un invito a esplorare l’universo senza paure e, in questo senso, sembra anche un invito degli autori alla NASA a non arrendersi dopo il disastro del Columbia, che Ellis e Colleen Doran, la disegnatrice, non potevano minimamente pensare potesse accadere.
I disegni della Doran, forse anche in virtù delle chine particolarmente cariche, perfette per l’atmosfera di tensione che grava sul ritorno del Venture e sulle sue possibili implicazioni, ricordano quelli di Jacen Burrows in Neonomicon, mentre la copertina ha un gusto tra il rinascimentale e l’art nouveau. La griglia adottata dalla disegnatrice è quella classica dei comic book, tre striscie da due vignette ciascuna, interpretata però in maniera dinamica laddove richiesto dalla storia, che viene suddivisa in capitoli dalle splash page a tema spaziale. E’ anche evidente che l’opera giunge in un periodo di formazione per l’autrice, visto che non sempre il tratto riesce a rappresentare in maniera efficace e coerente con le vignette precedenti i volti dei personaggi.
Chiudo con un paio di curiosità . La missione della Venture è identificata con la STS-118, che è stata effettivamente portata a termine. Era la 119.ma missione di uno space shuttle, nello specifico l’Endeavour, nonchè una di quelle che ha contribuito alla costruzione della Stazione Spaziale Internazionale. E’ stata portata a termine l’8 agosto del 2007.
John Cost, poi, avrebbe partecipato, almeno secondo la finzione fumettistica, alla STS-109, che nella realtà è avvenuta prima della STS-107, l’1 marzo del 2002, come missione di servizio per l’Hubble Space Telescope.
Di Orbiter, oltre all’edizione singola, che è quella cui ho fatto riferimento, è uscita anche un’edizione De Luxe insieme con un altro fumetto scritto da Ellis, Ocean. Al momento entrambe le edizioni non sono ordinabili online poichè l’attuale licenziatario dei fumetti DC Comics non ha ristampato nè i volumi singoli nè il volume De Luxe. Il fumetto, ad ogni modo, è disponibile per l’acquisto digitale.
Abbiamo parlato di:
Orbiter
Warren Ellis, Colleen Doran
RW Lion, luglio 2012
100 pagine, brossurato – € 13.95
ISBN: 9788866911814
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