Aggiornato il 28 Novembre 2024
Il 4 Aprile, durante la settimana dell’astronomia promossa dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, si è svolta al Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino la MasterClass di Astronomia e Astrofisica, giunta nel 2017 alla sua settima edizione.
L’iniziativa è inserita nel Progetto Lauree Scientifiche (PLS) dell’Università degli Studi di Torino ed è realizzata in collaborazione con l’Osservatorio Astrofisico di Torino dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF-OATo).
Come nella migliore tradizione delle MasterClass, si tratta di un’occasione di incontro tra studenti e ricercatori su argomenti di punta della ricerca scientifica.
Le MasterClass, molto diffuse nel mondo anglosassone, si fondano sull’idea dell’insegnamento diretto di affermati professionisti ad appassionati. Per questa ragione stelle del rock si cimentano a suonare con musicisti talvolta alle prime armi. Nel caso delle materie scientifiche, diventano momenti di grande orientamento durante i quali gli studenti sono attivamente coinvolti nella risoluzione di problemi di ricerca, che nel nostro caso possono essere, ad esempio, lo studio di una curva di luce.
Quest’anno è stato dato notevole risalto allo studio degli esopianeti, in quanto è un settore molto in espansione che attira la fantasia dei giovani grazie anche alle continue nuove scoperte; con attenzione particolare alla recente scoperta dell’esistenza di ben 7 pianeti nel sistema di Trappist-1.
Nella mattinata si sono svolti due seminari su argomenti di grande interesse per l’astronomia del ventunesimo secolo. Prima un’introduzione all’astronomia dallo spazio, tenuta dal Dott. Roberto Silvotti (INAF-OATo), con la descrizione di alcune importanti missioni spaziali astronomiche dei prossimi anni. Poi una presentazione del Dott. Davide Gandolfi (Università di Torino) sui pianeti extrasolari, in cui si è fatto il punto sulle ultime novità , tra le quali Trappist-1, e della vera e propria rivoluzione in questo settore legata alle tantissime scoperte dei telescopi spaziali CoRoT e Kepler. Nello specifico, ha evidenziato, come la stella nana rossa, nonostante le sue piccole dimensioni, mostri una forte attività con fenomeni come i brillamenti (flare), strettamente collegati all’eruzione di massa coronale (coronal mass ejection). Contrariamente a quanto sostenuto da diverse fonti giornalistiche, non è quindi così facile immaginare lo sviluppo di forme di vita sui pianeti di dimensioni terrestri attorno a Trappist-1. Nel pomeriggio il dott. A. Bonomo (INAF-OATo) ha proposto agli studenti provenienti da vari licei piemontesi un esercizio sulla scoperta, la caratterizzazione e l’eventuale abitabilità di Kepler-22b a partire dalla curva di luce Kepler. Kepler-22b è stato il primo pianeta scoperto da Kepler nella zona abitabile di una stella simile al Sole (a differenza di Trappist-1).
Parallelamente il Dott. Alberto Cora ed il Dott. Davide Gandolfi hanno guidato gli studenti nella determinazione della densità di alcuni meteoriti, valutandone quindi la composizione.
Sempre nel pomeriggio, il Dott. Silvio Giordano (INAF-OATo) ha coinvolto gli studenti nello studio di un’eruzione di massa coronale osservata nell’atmosfera del Sole con la missione spaziale SOlar Heliospheric Observatory (SOHO), un progetto congiunto tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA), quella americana (NASA) e quella italiana (ASI). Agli studenti sono stati date, con un breve seminario, le necessarie informazioni sulla tipologia delle osservazioni effettuate e sulle tecniche per determinare i parametri fisici della corona solare, quindi hanno potuto analizzare i dati scientifici utilizzando, in singole postazioni, il software sviluppato dagli scienziati per l’analisi delle immagini in luce visibile e dei dati spettroscopici nell’ultravioletto.
Contemporaneamente, con la supervisione della Prof.ssa Daniela Marocchi e della Dott.ssa Stefania Sansone (Università di Torino), gli studenti hanno utilizzato un modello per simulare la curva di luce provocata da in pianeta in transito di fronte alla sua stella (lo stesso metodo usato dal satellite Kepler per rintracciare gli esopianeti) ed hanno determinato, utilizzando dati reali, le masse di due stelle di un sistema binario.
Quest’anno gli studenti coinvolti sono stati oltre 120, provenienti da vari licei delle province piemontesi.
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