Aggiornato il 5 Dicembre 2022
I compleanni sono sempre importanti, e quando raggiungono una cifra tonda lo sembrano ancora di più. Per questo, celebriamo quest’anno i sessanta anni di un’organizzazione internazionale che ha portato e continua a portare l’astronomia a vette una volta impensabili.
L’ESO: European Southern Observatory, o Osservatorio Europeo Australe, nasce da una brillante intuizione di alcuni astronomi europei con la firma della convenzione il 5 ottobre 1962. La capacità di ogni singolo Stato di costruire strumenti all’avanguardia, di dimensioni sempre maggiori, è di fatto limitata: mettere insieme le forze, collaborare attraverso protocolli precisi che permettano a tutti di contribuire secondo le proprie possibilità e di sfruttare scientificamente i risultati ottenuti è un accordo del tipo che in inglese si chiama win-win: vincono tutti.
Inoltre, l’accesso al cielo australe, non visibile dalle latitudini europee, è fondamentale per studiare alcuni oggetti particolari (come le galassie nane più vicine alla Terra: le Nubi di Magellano) e soprattutto avere una buona visione del centro galattico. Siamo negli anni ’60: non si sa ancora che il centro galattico contiene un buco nero, ma è già chiaro che la regione centrale della Via Lattea sarà fonte di fondamentali scoperte!
La scelta di dove posizionare i telescopi ricade sul Cile, che offre cieli bui e clima molto secco, oltre alle cime montuose accessibili che consentono l’installazione, negli anni, di 3 siti diversi: dal primo sito a La Silla (cioè la sella, per la forma della montagna, che accoglie oggi decine di telescopi), a Paranal, sede del VLT (Very Large Telescope) e di altri telescopi ausiliari, a Chajnantor, un altopiano a 5000 metri di altezza che ospita le antenne di ALMA, (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array) un interferometro per la banda millimetrica che richiede la minima presenza possibile di vapore acqueo nell’atmosfera. A Cerro Armazones, vicino a Paranal, l’ESO sta costruendo il più grande occhio del mondo rivolto al cielo – l’ELT (Extremely Large Telescope, che significa Telescopio Estremamente Grande) dell’ESO: un gigante con uno specchio da 39 metri di diametro, custodito in una cupola grande come il Colosseo, un concentrato di innovazioni tecnologiche.
Negli anni il “sistema ESO” ha successo e un numero sempre maggiore di Stati aderisce. L’Italia entra nell’ESO nel 1982, grazie anche all’entusiasmo di Franco Pacini, e da allora contribuisce in modo significativo all’organizzazione sia dal punto di vista scientifico che tecnologico. Ora è tra i 5 maggiori contributori al budget ESO.
Oggi l’ESO è sostenuta da 16 Stati Membri, oltre al Paese ospite, il Cile, e a un partner strategico importante come l’Australia.
Sono molte le scoperte ottenute grazie agli investimenti tecnologici e scientifici degli Stati Membri e all’impegno e all’organizzazione degli scienziati: dalla possibilità di misurare la massa del buco nero supermassiccio della Via Lattea alla scoperta e alla fotografia di pianeti extrasolari, dall’analisi dell’espansione accelerata dell’universo all’identificazione della prima sorgente di onde gravitazionali che ha emesso anche luce. L’impegno dell’ESO è di costruire telescopi all’avanguardia, che permettano scoperte rivoluzionarie, ma anche di favore la collaborazione internazionale, nell’idea che la scienza non ha una patria, ma è di tutti, e la condivisione porta a un avanzamento della conoscenza che ha ricadute benefiche sulla popolazione.
Sono tante le possibili scoperte che ci attendono dietro l’angolo: l’attenzione maggiore è di essere preparati a trovare ciò che stiamo cercando ma anche ciò che non pensavamo potesse esistere. Le scoperte inattese sono le più belle perchè ci insegnano che l’Universo è molto più grande di noi, e della nostra immaginazione, per quanto estesa.
Le innovazioni tecnologiche, che gli scienziati perseguono per arrivare sempre più lontano, avranno delle ricadute oggi non previste sulla vita di tutti i giorni. Ma è importante, soprattutto ora, quando ci rendiamo finalmente conto che le risorse del nostro pianeta non sono infinite, costruire con attenzione alla sostenibilità . àˆ importante considerare che non tutti hanno le stesse possibilità e perciò rendere la scienza e i prodotti della ricerca accessibili a chiunque è fondamentale per crescere insieme. Oggi, che il cielo è sempre più affollato di luce e di oggetti artificiali messi in orbita per scopi diversi, è fondamentale curare il buio del cielo ottico e il silenzio del cielo radio, per consentirci di guardare un po’ al di là del nostro ristretto orizzonte.
La divulgazione, il coinvolgimento nell’educazione scientifica, lo stimolo allo studio e alla partecipazione alle scoperte scientifiche, in ruoli diversi, di tutti, ciascuno secondo le proprie inclinazioni, sono sempre state un traguardo ricercato, e ancor più nella maturità raggiunta dall’ente.
L’ESO compie 60 anni e guarda al suo futuro.
Per celebrare insieme questo evento, mostrando quanto l’Italia abbia contributo sia alla scienza che alle tecnologie innovative dell’ESO, ma anche cosa ha in serbo per il futuro, ci incontreremo virtualmente tutti insieme il 12 dicembre dalle 14:30 alle 17:30 per l’evento
ESO@60 – L’Istituto Nazionale di Astrofisica incontra l’ESO per i suoi 60 anni
che verrà trasmesso online sui canali INAF per tutti i dipendenti INAF, introdotto dal presidente Marco Tavani e con un programma fitto di interventi.
Nei giorni a seguire saranno organizzati alcuni eventi locali. Trovate qui il calendario.
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