Aggiornato il 28 Novembre 2024
Gli echi della prima edizione del Concorso INAF di scrittura per i più giovani A Gianni Rodari, via Lattea quaraquarinci sono lontani. Ci troviamo ora come in un limbo, un momento di pausa e silenzio, fra la prima edizione del Concorso e la seconda, prevista per ottobre. Al di là degli aspetti organizzativi o di giuria, al di là dei diplomi o dell’emozione della diretta, al di là di tutto, c’è qualcosa che resiste, qualcosa che anzichè allontanarsi con il tempo, si avvicina: una voce che emerge.Non la voce degli organizzatori, dei colleghi o della giuria e nemmeno quella delle stelle, dei pianeti e del cielo.
La voce dei bambini.
Se questo cielo fosse spento Potrei riabbracciarli per un momento? (Anna, 10 anni). Il dolore, pur nell’abbraccio confortante di mamma, per la perdita dei propri cari nella pandemia.
La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza, ogni cosa ha il suo tempo. (Gianmarco, 13 anni). Il desiderio di proteggere il fratello più piccolo e fragile, rendendolo protagonista della storia, al sicuro dall’implacabile martellare del tempo imposto dagli altri.
Tutto si era trasformato ormai in una sola emozione: LA PAURA. (Federica, 13 anni). Lo squarcio aperto in un vortice per fuggire dalla realtà , trovando forza e conforto in un amico alieno.Nettuno disse: (…) Il Sole ha detto che starai meglio con Cerere che con noi. Ma se vuoi, potremo incontrarci e fare pace, ma Plutone rispose: Non ti preoccupare. Ho fatto pace con voi molto tempo fa….(Augusto, 13 anni). La capacità di perdonare chi si macchia di bullismo, descritto anche in chiave planetaria (pianeti nani rispetto a pianeti e basta).
Il vortice della tempesta trasforma la rabbia in calma e Gioia riceve in un minuto la calma, che viene raccolta in tante scatole. (Kai, 7 anni). Il desiderio di liberare la Terra dai sentimenti negativi, usando la tempesta rossa di Giove per renderli positivi.
Quando toccò a suo figlio, Astromao, per ricordare il suo primo viaggio, avviò una tradizione di famiglia: ogni postino spaziale avrebbe dovuto compiere come primo viaggio di lavoro una consegna su Marte. (Francesca, 10 anni). Il conforto delle tradizioni che mantengono viva nella memoria le prime sfide, come questa, su Marte, vissuta con papà gatto.
La casa delle formiche non è sempre di terra ma qualche volta è pure brillantinosa. Questa volta è stupenda. (Lorenzo, 6 anni). La sensibilità verso la natura e la voglia di esserne parte, per esempio in veste di formica, per costruire qualcosa di bello, insieme, per le altre formiche e per i bambini.
Invece di guardare il pavimento, alzò lo sguardo verso il firmamento. (Gabriele, 11 anni). La consapevolezza pungente che a volte, per stare meglio, basta scegliere, basta decidere dove orientare lo sguardo. Sapendo che sopra di noi c’è sempre un firmamento incantato, anche se spesso non lo vediamo.
Tante voci possono fare un grande coro. (Irene, 10 anni). Mettersi insieme e lavorare in sincronia è qualcosa che è ancora irresistibile per tutto l’Universo. E le voci, insieme, fanno qualcosa che è più della somma delle parti. Un grande coro, appunto.
Meteora, una giovane astronoma dallo sguardo gentile, usava il tram per andare da casa all’osservatorio e viceversa: era sempre persa nei suoi pensieri e, appena seduta, tuffava lo sguardo in grandi libri per studiare gli amati e irraggiungibili Esopianeti. (Artemisia, 8 anni). L’amore per la conoscenza e lo sguardo gentile per scrutare le stelle, cercare i pianeti lontani. Le giovani astronome promettono di vedere il Cosmo in modo nuovo. E i bambini lo sanno.
È vera la storia del desiderio e delle stelle? (…) Certo che non è vera. È inventata da un marziano che non ha saputo seguire il regolamento. (Alice, 11 anni). La curiosità di un’amicizia, al di là di paletti e confini, con chi vive in modo completamente diverso, come un alieno bambino che fallisce all’esame di guida (di astronave).
Ho una mamma pigrona: spazza e infila la polvere nel sottoscala. Non abbiamo tappeti. (Eliodora, 11 anni). Uno sguardo scanzonato sugli adulti, non sempre impeccabili quanto vorrebbero.
… facciamo un flash-back per vedere cosa è accaduto. C’era una volta… (Troppo flash-back), Riproviamo! Tu te ne andrai con le buone o cattive maniere, scegli! (Alessandro, 9 anni). Esempi di meta-narrazione.
E un marziano parlò… (Christian, 11 anni). E di incipit invidiabili.… mi accorsi che dentro la navicella non avevo una bandiera quindi tolsi le mie mutande a strisce e le infilai in cima a un tubo (…) piantai la mia bandiera su Marte (Elena, 9 anni). Improvvisazioni social-politiche e uso creativo di biancheria personale.
E ancora: Giove era un pianeta molto depresso… Il Sole era lo psicologo di tutti i pianeti. (Sophie, 11 anni)
Provo tanta felicità pensando alla galassia e alla sua gigantosità . (Lara, 10 anni)
Saturno… è una Cosmo-granatina! (Yousri, 10 anni)
Tu non fare come me, studia la fisica perchè è la cosa migliore che c’è. (David, 10 anni). Pratiche di consapevolezza.
Questi sono solo alcuni degli spunti che ci sono rimasti impressi tra i tantissimi che i bimbi ci hanno regalato, in parte colti, in parte ancora da cogliere.
Se al posto di scrivere una storia a tema astronomico, avessimo chiesto ai bambini di raccontarci le proprie emozioni o la vita sotto la pandemia, cosa sarebbe successo? I sentimenti intimi sarebbero affiorati così intensi? Forse no. Forse sono emersi limpidi e decisi proprio perchè spontanei, non forzati da richieste esplicite da parte di adulti. Una richiesta che certo avrebbe modificato la percezione delle sensazioni stesse, distorcendole, in quella che potremmo chiamare una versione umana del principio di indeterminazione di Heisenberg (non si può osservare un fenomeno fisico microscopico senza interferire con esso perchè osservare significa interagire). E noi non vogliamo interferire, perchè in questo ambito non ce n’è bisogno: nelle storie c’è già tutto.
L’Universo è fatto di storie, non di atomi, scriveva la poetessa Muriel Rukeyser (1913-1980). È vero: ci siamo noi nella nostra interezza: la nostra pelle, i capelli e tutto quello che si vede all’esterno. Ma c’è anche – e soprattutto – quello che non si vede: ossa, muscoli e sangue, mescolati a sogni, paure, speranze e dolore. Potere delle storie che sanno svelare parti di noi che credevamo sopite o che non sapevamo nemmeno di avere o di poter comunicare. Potere degli scrittori e maestri come Gianni Rodari che ancora oggi, a più di cento anni dalla propria nascita, fanno riflettere, liberando alta la nostra voce, anche attraverso quella degli altri.
Noi non siamo psicologi o esperti delle giovani menti e non siamo più bambini (anche se un po’ ci dispiace): siamo astronomi. Astronomi che amano le storie. Niente forzature, dunque: anche nella prossima edizione del Concorso, in ottobre, inviteremo i nostri amici a intrecciare la propria passione per lo Spazio a quella per le storie. E noi, dal canto nostro, saremo pronti e grati per tutto quello che ci scriveranno, saremo attenti a cogliere i doni più preziosi che ci vorranno regalare, come gemme disseminate nei testi.
Noi daremo soltanto il la, poi ci faremo volentieri da parte per veder volare alte le loro storie, seguendone la scia, facendo del nostro meglio per tornare bambini, per essere all’altezza del panorama che non avremmo saputo cogliere da soli, senza il dialogo con la nostra parte bambina, perpetuamente spalancata alla fantasia e allo stupore.
Gli organizzatori e la Giuria della prima edizione del Concorso INAF per Gianni Rodari: Sandro Bardelli, Marco Castellani, Adamantia Paizis, Anna Wolter, Elena Zucca (del gruppo Storie dell’INAF), insieme a Emanuela Bussolati e Cesare Sottocorno.
Ringraziamo il collega Antonino La Barbera per lo spunto iniziale a queste riflessioni e per i commenti.
Le illustrazioni dei bambini provengono dal Concorso “Osserva il cielo e disegna le tue emozioni“, edizione 2021.
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