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Cosmicomiche: La Luna come un fungo

Aggiornato il 13 Settembre 2023

Con le Cosmicomiche La Luna come un fungo (1965) e La molle Luna (1967), Italo Calvino affronta uno spinoso e ancora non completamente risolto problema dell’astronomia moderna: la formazione della Luna.
Una delle prime teorie scientifiche sulla formazione del nostro satellite venne proposta da George Darwin, figlio del più famoso Charles Darwin, in due articoli del 1879 e del 1881 e molto ben riassunta da Calvino all’inizio de La Luna come fungo:

Secondo Sir George Darwin, la Luna si sarebbe staccata dalla Terra per effetto d’una marea solare. L’attrazione del Sole agì sul rivestimento di roccia più leggera (granito) come su un fluido, sollevandone una parte e strappandola al nostro pianeta. Le acque che allora ricoprivano interamente la Terra vennero in larga parte inghiottite dalla voragine che la fuga della Luna aveva aperta (cioè l’Oceano Pacifico) lasciando allo scoperto il restante granito, che si frammentò e si corrugò nei continenti. Senza la Luna, l’evoluzione della vita sulla Terra, se pur ci fosse stata, sarebbe stata ben diversa.

Lo stesso Qfwfq, protagonista e voce narrante della maggior parte delle Cosmicomiche conferma questa origine della Luna:

Come no? cominciò a spuntare come un fungo, la Luna, di sott’acqua: io stavo passando in barca proprio in quel punto, e tutt’a un tratto mi sento spingere da sotto. – Accidenti! Una secca! – grido, ma già mi trovo sollevato in cima a una specie di bernoccolo bianco, io e la barca, con la lenza che pende all’asciutto, amo per aria.

Eppure Qfwfq, noto per il suo spirito guascone e contraddittorio, è stato testimone anche della cattura della Luna da parte della Terra. Un’altra teoria, infatti, suggerisce che la Luna era un corpo celeste formatosi dalla nube che ha dato origine al Sistema Solare, ma che solo successivamente è stato catturato dall’attrazione gravitazionale del nostro pianeta. Questa teoria viene così riassunta da Calvino nell’introduzione a La molle Luna:

Secondo i calcoli di H. Gerstenkorn, sviluppati da H. Alfven, i continenti terrestri non sarebbero che frammenti della Luna caduti sul nostro pianeta. La Luna in origine sarebbe stata anch’essa un pianeta gravitante attorno al Sole, fino al momento in cui la vicinanza della Terra non la fece deragliare dalla sua orbita. Catturata dalla gravitazione terrestre, la Luna s’accostò sempre di più, stringendo la sua orbita attorno a noi. A un certo momento la reciproca attrazione prese a deformare la superficie dei due corpi celesti, sollevando onde altissime da cui si staccavano frammenti che vorticavano nello spazio tra Terra e Luna, soprattutto frammenti di materia lunare che finivano per cadere sulla Terra. In seguito, per influsso delle nostre maree, la Luna fu spinta a riallontanarsi, fino a raggiungere la sua orbita attuale. Ma una parte della massa lunare, forse la metà, era rimasta sulla Terra, formando i continenti.

Gerstenkorn, professore di scuola superiore, ripetendo i calcoli di Darwin si rese conto che la Luna poteva essere stata un pianete indipendente in passato e successivamente catturata dalla Terra. Una delle obiezioni più importanti a questa teoria è che l’operazione sarebbe stata più semplice se la Terra fosse stata dotata di un altro satellite artificiale paragonabile alla Luna stessa.
Quindi la teoria che è quella ritenuta più probabile è la teoria dell’impatto gigante.
Un’idea del genere venne proposta per la prima volta nel 1945 da Reginald Aldworth Daly in Origin of the Moon and its topography e successivamente ripresa da William Hartmann e Donald Davis nel 1975 in Satellite-sized planetesimals and lunar origin: i due ricercatori supposero che alla fine del periodo di formazione del pianeta, un qualche corpo delle dimensioni della Luna sia entrato in collisione con la Terra espellendo il materiale che ha poi formato la Luna stessa.
Nel 1986 Alastair Cameron realizza una serie di articoli in cui affronta il problema dal punto di vista numerico grazie ad alcune simulazioni realizzate ad hoc. Il modello sembra funzionare meglio dei due precedenti: la massa del proiettile deve essere tra il 10% e il 14% della massa della Terra, che in questo modo può inglobare il nucleo di ferro dell’oggetto celeste che la colpisce, riducendo la quantità di ferro presente sulla Luna.
Inoltre Cameron scrive:

Laddove la superficie della proto-Terra è duramente colpita dall’impatto, un magma molto caldo viene prodotto. Da questa superficie calda, evapora un vapore roccioso e forma un’estesa atmosfera calda intorno alla proto-Terra.

Le prove a sostegno della teoria dell’impatto gigante sono soprattutto di origine geologica e chimica. Questo non ha impedito, però, da un lato la modifica nei dettagli della teoria e dall’altro la proposizione di modelli alternativi. Ad esempio a fine aprile su Nature geoscience è stato pubblicato un articolo che suggerisce come l’impatto tra la proto-Terra e il proiettile cosmico sia avvenuto quando la superficie della prima era costituita da un vero e proprio oceano di magma, che ha successivamente costituito la maggior parte del materiale che ha dato origine alla Luna attuale.
D’altra parte la Luna è ancora piena di misteri, come hanno dimostrato i risultati ottenuti dalla sonda cinese Chang’E-4, ma è proprio nel suo mistero che continua a risiedere il fascino del nostro lontano satellite.

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Scritto da

Gianluigi Filippelli Gianluigi Filippelli

Ha conseguito laurea e dottorato in fisica presso l’Università della Calabria. Tra i suoi interessi, la divulgazione della scienza (fisica e matematica), attraverso i due blog DropSea (in italiano) e Doc Madhattan (in inglese). Collabora da diversi anni al portale di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, dove si occupa, tra gli altri argomenti, di fumetto disneyano, supereroistico e ovviamente scientifico. Last but not least, è wikipediano.

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