Scoperte Italo Calvino Luna50 Arte e letteratura

Cosmicomiche: La distanza della Luna

Iniziamo una piccola serie di articoli dedicati alle Cosmicomiche lunari di Italo Calvino, partendo dalla prima in assoluto, "La distanza dalla Luna"

Aggiornato il 10 Maggio 2023

La Terra e la Luna viste da Mars Express – Credit: ESA/DLR/Freie Universität Berlin

L’idea per la prima cosmicomica, La distanza della Luna, risale probabilmente alla fine del 1963 e trae spunto da una teoria di formazione:

Una volta, secondo Sir George H. Darwin, la Luna era molto vicina alla Terra. Furono le maree che a poco a poco la spinsero lontano: le maree che lei Luna provoca nelle acque terrestri e in cui la Terra perde lentamente energia.

Il tema scientifico principale è chiaro, ma non semplice: si tratta dell’allontanamento della Luna dalla Terra a causa della perdita di energia dovuta alle maree.
Per capire di che cosa di tratta, è necessario riferirsi a una proprietà di certi sistemi, come appunto il sistema Terra-Luna, di mantenere costante il valore di una grandezza fisica detta momento angolare.
In breve, il momento angolare di un sistema di corpi tiene conto della distribuzione delle masse che ruotano, nel nostro caso la Luna e la Terra, e della loro velocità di rotazione. Per esempio, per un sasso che si muove lungo una circonferenza, il momento angolare avrà un valore dato dal prodotto della massa del sasso, della valore della sua velocità e del raggio della circonferenza sulla quale si muove. Se poi il sasso ruota su se stesso, si dovrà tenere conto anche di questo movimento.
Il momento angolare di un sistema dipende anche dalle forze che agiscono sul sistema stesso, che possono modificarne il valore.
Nel caso del sistema Terra-Luna, però, non agiscono forze esterne, e il momento angolare è destinato a conservarsi.
In ultima analisi questo è il motivo per il quale la Luna si allontana dalla Terra.

Bassa marea a Mont Saint Michel – via commons
Infatti le maree, a causa dell’attrito generato dallo scivolamento delle acque sui fondali marini, rallentano la rotazione della Terra intorno al proprio asse (Calvino si riferisce a questo fenomeno dicendo che la Terra perde lentamente energia).
Se tutto finisse qui, allora il momento angolare complessivo del sistema dovrebbe diminuire. Ma questo non può accadere, perché il sistema Terra-Luna deve mantenere costante il valore del momento angolare totale. Ebbene, si verifica che un modo per ripristinare il valore del momento angolare, è proprio che la Luna si allontani dalla Terra.
Qui entra in gioco l’attrazione gravitazionale di Isaac Newton nella sua manifestazione “lunare” più clamorosa: l’esistenza della marea di acqua e le conseguenze di questa sull’orbita lunare e sulla rotazione della Terra.
Ma come si svolge il racconto? Calvino non è affatto interessato ai dettagli del meccanismo che abbiamo descritto:

La prima cosmicomica che ho scritto, La distanza della Luna, è la più (diciamo così) surrealista, nel senso che lo spunto basato sulla fisica gravitazionale lascia via libera a una fantasia di tipo onirico. In altre cosmicomiche il plot è guidato da un’idea più conseguente con il punto di partenza scientifico, ma sempre rivestita da un involucro immaginoso, affettivo, di voce monologante o dialogante.

Ci sono anche spunti di falsa scienza, se vogliamo definirla in questo modo: a più riprese la Luna è paragonata a un magnete.

Il suo corpo era rimasto calamitato.
Un corpo che scendeva a Terra dal satellite rimaneva per qualche tempo ancora carico della forza lunare e si rifiutava all’attrazione del nostro mondo.
Luna piena – via commons
È chiaro che si fa leva sul magnetismo come rappresentazione ancestrale e intuitiva di ogni forma di attrazione. Lo si fa anche nel parlato.
La trama è semplice e bella. La Luna è vicina alla Terra, “L’avevamo sempre addosso, la Luna, smisurata“: così vicina che quando era plenilunio quasi si bagnava nel mare, perché anche le maree erano particolarmente alte, non quelle poche decine di centimetri a cui siamo abituati oggi.
E se Terra e Luna si sfiorano, che cosa c’è di più naturale per Qfwfq, suo cugino sordo, il capitano e sua moglie, se non prendere una scaletta, andar sotto la Luna con una barca e, proprio quanto il satellite è alla massima vicinanza, salirvi agilmente sopra? Ma c’è persino di più: la Luna, nel suo passar vicino al mare e alle terre emerse, attira sulla sua superficie piccoli animaletti, erbe, radici, che si fermano sotto le sue scaglie – scaglie di Luna – e fermentando danno origine a un latte, un po’ acido forse, ma nutriente e buonissimo. Andar sulla Luna è come andar per fattorie a ricavare del buon latte fresco – certo di Luna, ma non meno ghiotto.
E se anche questo non bastasse, pensate allora alla Luna, alla cui luce è così semplice innamorarsi. E sotto quella Luna così immensa, così grande, che cosa c’è di più naturale se non un grande amore? Specialmente se la moglie del capitano, la signora Vhd Vhd suona l’arpa
aveva braccia lunghissime, argentate in quelle notti come anguille (…)
Così cominciò la storia del mio innamoramento per la moglie del capitano, e delle mie sofferenze. Perché non tardai ad accorgermi a chi andavano gli sguardi più ostinati della signora: quando le mani di mio cugino si posavano sicure sul satellite, io fissavo lei, e nel suo sguardo leggevo i pensieri che quella confidenza tra il sordo e la Luna le stava suscitando, e quando egli spariva per le sue misteriose esplorazioni lunari la vedevo farsi inquieta, stare come sulle spine, e tutto ormai m’era chiaro, di come la signora Vhd Vhd stava diventando gelosa della Luna e io geloso di mio cugino.

Qfwfq è innamorato della moglie del capitano, che a sua volta ama il cugino sordo del protagonista, il quale ha una sua sintonia naturale con la Luna, e neanche si accorge di aver destato l’attenzione della signora. O forse sì, ma non se ne cura.
Ecco dunque che la Luna esercita due forme di attrazione: gravitazionale e “animale”, per dir così. Quest’ultima in qualità di nutrice (il latte lunare) e di donna (oggetto di desiderio da parte dello zio). E in entrambi gli aspetti, la Luna è antagonista di Madre Terra (nutrice degli uomini) e di una donna, nel contendere l’attenzione del cugino alla signora Vhd Vhd.
Inesorabilmente le maree fanno il loro lavoro e arriva il giorno in cui la Luna è sì abbastanza vicina da salirci sopra, ma i protagonisti hanno una solo tentativo per scendere con un tuffo e tornare sul pianeta natale. Non possono sbagliare. Rischiano di rimanere confinati su quel satellite destinato ad essere un’isola nello spazio.

Ed ecco, appena mio cugino era salito su per la scala, la signora Vhd Vhd disse: – Oggi ci voglio andare anch’io, lassù!
Non era mai successo che la moglie del capitano salisse sulla Luna. Ma Vhd Vhd non s’oppose, anzi quasi la spinse di peso sulla scala, esclamando: – E vacci!-

Dunque la moglie del capitano e il cugino sordo sono sulla Luna. Ma il cugino non desidera altro che appartarsi con lei, la Luna. E si nasconde in una piega lunare. Finché non è il momento di tornare, e rieccolo sulla Terra con la sua consueta capriola. Senza neanche curarsi della sua innamorata terrestre, la povera signora Vhd Vhd.
E la moglie del capitano? Può tornare sulla Terra? Al centro di un triangolo di un marito deluso da lei, lei delusa dal folle amante della Luna e di un innamorato da lei respinto? Decide d’istinto. E rimane sulla Luna: è il tentativo estremo, violento, di identificarsi con il satellite, oggetto di desiderio del cugino sordo:

Se quel che ora mio cugino amava era la Luna lontana, lei [la moglie del Capitano, ndr] sarebbe rimasta lontana, sulla Luna.

È lei, la moglie del capitano, che conferisce un’anima alla Luna, popolandola di se stessa: una Luna altrimenti deserta e inospitale. È la moglie del Capitano che “rende Luna la Luna e che ogni plenilunio spinge i cani tutta la notte ad ululare, ed io con loro” – dice Qfwfq.
Sono quindi il desiderio, il sogno, le speranze umane che rendono Luna la Luna: una donna innamorata (l’umano) che si identifica in un oggetto inanimato, ma amato da colui che lei ama, nel trasferimento totale – estremo, appunto.
Una doppia metamorfosi, dunque, della donna che si fa Luna, innervando di se stessa il satellite, e della Luna che si fa donna, acquisendo un’anima.
Di mito, qui, ce n’è di che sfamarsi.

Add Comment

Click here to post a comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Scritto da

Stefano Sandrelli Stefano Sandrelli

Tecnologo dell'Inaf presso l’Osservatorio Astronomico di Brera, dirige l'Office of Astronomy for Education Center Italy dell'International Astronomical Union. Già responsabile nazionale della Didattica e Divulgazione per l’Ufficio Comunicazione dell’INAF dal 2016 al 2020, è Docente del corso “nuovi modi per comunicare l’astronomia” per il master MACSIS, Università Bicocca. Collabora con le riviste Sapere e Focus Junior, per le quali per la quale tiene rubriche mensili. Dal maggio 2000 al dicembre 2015 ha curato per l’ Agenzia Spaziale Europea (ESA) oltre 500 puntate di una rubrica televisiva in onda da Rainews24 e RAI 3. Autore per Zanichelli, Einaudi e Feltrinelli.

Categorie