Personaggi

Il senso della scienza di Richard Feynman

Richard Feynman, uno dei più grandi scienziati del XX secolo, oggi avrebbe compiuto 100 anni. Lo ricordiamo raccontando il suo rapporto con la scienza e il suo modo semplice e diretto di raccontarla.

Aggiornato il 10 Ottobre 2018

Richard Feynman – via wikipedia
Il padre del piccolo Richard faceva il sarto, e confezionava uniformi. Amava il suo lavoro, anche se non amava fare uniformi. Qualche volta portava Richard a fare passeggiate nel bosco, ma non erano passeggiate normali. Erano lezioni di scienza, di filosofia e di vita. E il Richard adulto le ricordava ancora con precisione. Una volta suo papa` gli fece notare un uccello strano, e chiese al figlio:

Sai come si chiama? Pensa che i giapponesi lo chiamano Kai, i cinesi Chan, gli australiani lo chiamano Tanghi, e i russi Vlastik. Un sacco di nomi, vero? E adesso che sai come si chiama in tante lingue, hai imparato qualcosa su questo uccellino? No! Non sai cosa mangia, come fa a costruirsi il nido, se emigra o se sta sempre qui. Forse hai imparato qualcosa sulle varie lingue, ma non su questo uccellino.

E ancora:

Richard, perché quell’animale si comporta così? Pensi che sia per questa motivo? Allora vediamo, se hai ragione allora dovrebbe succedere che…

Metodo scientifico puro, trasmesso giocando. Da un padre che non era certo uno scienziato.

La curiosità verso il mondo, tutto il mondo, non ha mai abbandonato Richard Feynman, che trovava piacere nel capire e nell’immaginare come funziona la natura, e non nei premi che pure ha ricevuto nella sua vita. Quando gli comunicano che ha vinto il premio Nobel, lui pensa di non andarlo neanche a ritirare. Come se gli desse fastidio tutta la notorietà che il Nobel porta inevitabilmente con sé. E poi decide di andare a Stoccolma perché un rifiuto gli avrebbe procurato ancora più fastidi… Lo invitano in varie associazioni, club scientifici prestigiosi, ma lui rifiuta. Dice che in questi club la più grande preoccupazione è sempre quella di discutere se accettare o no un nuovo membro. Li giudica snob e inutili.
In tutte le sue interviste, nei suoi libri, nelle sue conferenze pubbliche traspare il piacere vivo che lui prova nell’indagare la natura. Sempre meravigliato, sorpreso. In una intervista gli chiedono se ha capito una certa cosa. Lui risponde quasi irritato, dicendo: ma cosa significa capire? Vuoi sapere se ho capito, ma a che livello vuoi che mi fermi? Possiamo capire perché le cose sono attratte dalla Terra? Certo, possiamo inventare la forza di gravità, possiamo studiare Galileo e Newton, e poi studiare la relatività generale. Possiamo descrivere bene quello che succede, ma capire? Solo fino ad un certo punto. Sappiamo di cosa è fatta la massa che viene attirata? Certo, di atomi. E sappiamo come è fatto un atomo? Certo, di protoni, neutroni ed elettroni. E sappiamo cos’è un elettrone? Mica tanto. La sua massa da dove viene? Quanto è grande? Dove si trova? Rispondeva così Richard Feynman, lui che era la persona che capiva di più la fisica, almeno nella seconda metà del 1900.
Anticonformista, ma strettamente legato alla realtà. Non è mai stato un rivoluzionario della fisica, ma piuttosto uno che osservava un fenomeno, magari già studiato da altri, ma da un punto di vista nuovo. E dal suo nuovo punto di osservazione vedeva cose che nessun altro aveva mai visto. E sapeva comunicare quello che vedeva. Più delle sue scoperte, il suo lascito più grande sono state le sue lezioni. The Feynman lectures on Physics sono un capolavoro che ha ispirato generazioni di fisici. Sono dei primi anni ’60, ma conservano ancora adesso, intatto, il loro valore.

L’edizione definitiva originale delle Lectures on Physics di Feynman – via commons

Quando vediamo un tramonto proviamo un piacere estetico puro, e qualcuno pensa che un fisico non provi questo piacere se si mette a pensare scientificamente al tramonto: perché il colore è rosso, quanto tempo ci mette il Sole a scomparire sotto l’orizzonte, quanto è distante e quanto è grande, cosa succede alla sua superficie e al suo interno, quanta energia sta producendo e quanta di questa sta arrivando sulla Terra, sui miei occhi… Feynman risponde: prendiamo un bel fiore. Uno scienziato percepisce di sicuro la sua bellezza, ma non si ferma qui. C’è della bellezza anche nel pensare a perché a un certo punto l’evoluzione ha portato ad aggiungere il colore ai fiori, per attrarre gli insetti. Significa per esempio che gli insetti possono distinguere i colori. Non c’è motivo di pensare che la conoscenza sottragga piacere. La conoscenza, sempre, aggiunge piacere.

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Gabriele Ghisellini Avatar Gabriele Ghisellini

Dirigente di ricerca presso la sede di Merate dell'Osservatorio Astronomico di Brera

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