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Per arrivare là dove nessuno è mai giunto prima

La storia di tanti primati e di uno scrittore visionario: Gene Roddenberry

Aggiornato il 25 Agosto 2022

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Un giovane Eugene Roddenberry – via commons

Fanatici di fantascienza? O solamente appassionati? Avrete sicuramente sentito parlare di Star Trek, del capitano Kirk o del signor Spock, il vulcaniano di ghiaccio per cui la logica è maestra di vita. Se non li conoscete, beh, correte a informarvi perché quest’anno si celebrano i cento anni dalla nascita del creatore dell’universo di Star Trek: Eugene (Gene) Wesley Roddenberry (El Paso, 19 agosto 1921 – Santa Monica, 24 ottobre 1991).
Nato in una famiglia di poliziotti, l’aviazione ha un fascino particolare e Gene ottiene il diploma di aviatore giusto in tempo per essere reclutato per la seconda guerra mondiale. Durante la guerra sopravvive a due incidenti aerei, uno come pilota e uno come passeggero. La passione per il volo è tale che continua a volare, come pilota commerciale per Pan Am. Durante un atterraggio rocambolesco in Siria si salva di nuovo e aiuta i sopravvissuti ad allontanarsi dall’aereo in fiamme. A questo punto decide di ripiegare su un lavoro più tranquillo alla polizia di Los Angeles (la LAPD di tanti telefilm!). Non è la pattuglia armata la sua passione: aiuta a scrivere relazioni e discorsi, ma aiuta anche i suoi colleghi a elaborare episodi di vita in polizia che contribuiscono al successo della serie televisiva Dragnet.
Nasce così, un po’ sottotraccia all’inizio, quella che sarà la sua vita per il futuro: lo scrittore e lo sceneggiatore.
Il suo sogno è quello di una serie di nuova ambientazione: una specie di western spaziale, un mix dei Viaggi di Gulliver e Carovane verso il West in salsa futurista. Lo spettacolo di strane forme viventi le cui aspirazioni e necessità a volte sono come quelle umane, a volte mettono gli umani in grande difficoltà e pericolo. Dopo varie esperienze di scrittura e produzione, in cui conosce e collabora per esempio con Leonard Nimoy e Nichelle Nichols e incontra anche lo sceneggiatore Eugene Lee Coon, riesce, anche grazie al contributo di Lucille Ball (della fortunata serie I love Lucy), a produrre un episodio pilota in cui è già evidente la sua aspirazione a un mondo migliore: The cage. Siamo nei primi anni ’60 e la seconda persona nella catena di comando, dopo il comandante Pike, è una donna, nota solo con l’appellativo di Numero Uno. È vero che Majel Barret, l’interprete di Numero Uno, è una sua amica e diventerà la sua seconda moglie, ciononostante è un atto coraggioso. Tant’è vero che la NBC oppone un severo giudizio negativo: la serie è bocciata.

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Majel Barret interpreta l’infermiera Christine Chapel

Majel Barrett-Roddenberry, nata Majel Leigh Hudec, “Numero Uno”, cioè primo ufficiale del primo, scartato, episodio pilota, diviene poi l’infermiera Christine Chapel nella serie classica. Interpreta quindi Lwaxana Troi, iconoclasta ambasciatrice betazoide e madre di Deanna Troy, consigliera della nave, nella serie Star Trek: The Next Generation.
Sua è anche la voce del computer nelle prime quattro serie e nei film fino a Star Trek (2009), le cui registrazioni si sono chiuse poco prima della sua morte nel dicembre 2008.
Sposata con Gene Roddenberry dal 1969 fino alla sua morte, la First Lady di Star Trek ha chiesto alla compagnia Celestis di inviare parte delle sue ceneri e di quelle del marito nello spazio.

Per fortuna Roddenberry ha la possibilità di girare un secondo episodio pilota (cosa rarissima!) con un nuovo capitano, Kirk, più simpatico al pubblico, e molti uomini sulla plancia. Non rinuncia però al personaggio del vulcaniano Spock, interpretato da Leonard Nimoy, e a quello della responsabile delle comunicazioni Uhura, interpretata da Nichelle Nichols. Uhura è una donna afro-americana con un ruolo di responsabilità: una delle prime in una serie televisiva importante e certamente la più ricordata. Il nuovo episodio pilota si intitola Dove nessun uomo è mai giunto prima.
Il messaggio di un’umanità unita e pacifica, che attraverso la conoscenza e la tecnologia rende tutto l’Universo un posto migliore, cattura il cuore dei fan, ma non quello dei produttori che sono invece più preoccupati del continuo sforamento del budget: la serie viene cancellata dopo tre stagioni. Ma sarà Roddenberry, alla fine, a vincere: Star Trek diventerà un successo tanto da approdare, per esempio, allo Smithsonian Institution, dove, oltre a un modello dell’astronave Enterprise è conservata, prima volta per una seria televisiva, anche la registrazione di un episodio.

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Nichelle Nichols nei panni di Uhura – via commons

Il personaggio di Uhura, ufficiale responsabile delle comunicazioni a bordo della nave con il grado di comandante, rimane un po’ stereotipato negli anni, tant’è vero che la protagonista vorrebbe lasciare la serie perché le sembra insulso fare la telefonista, se pure di tipo particolarmente avanzato… finché non incontra Martin Luther King che la esorta a rimanere. Per la prima volta, le dice, il mondo ci vede come dovremmo essere visti – gente per bene nel futuro. Hai creato un ruolo che coniuga dignità e bellezza, grazia e intelligenza. Sei un modello non solo per i nostri figli ma anche per le persone che non ci assomigliano, perché per la prima volta ci vedano come uguali.
La NASA a fine anni ’70 ingaggiò Nichols in una campagna per incrementare la diversità nel corpo astronauti, che ispirò le reclute di Sally Ride, prima donna astronauta statunitense, e Guion Bluford, primo astronauta afro-americano. Anche Mae Jemison, la prima astronauta donna afro-americana, cita Star Trek e il personaggio di Uhura come ispirazione.

Come rilancio agli emergenti film di Star Wars viene prodotto il primo film di Star Trek nel 1979, con gli stessi protagonisti della serie. Negli anni ’70 il mondo di Star Trek ha tanto permeato la società statunitense che la NASA sceglie, per il suo primo shuttle, proprio il nome Enterprise.

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Cerimonia inaugurale, il 17 sett 1976, dello shuttle Enterprise con il cast della serie e Gene Roddenberry
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La stella di Roddenberry sulla Hall of Fame di Hollywood

Nel 1986 Gene Roddenberry riceve la sua stella sulla Hall of Fame a Hollywood, primo produttore ad avere questo onore.
L’anno successivo viene lanciata la seconda serie, Star Trek: The New Generation, che continua nell’opera visionaria di Roddenberry e ne fa maturare i concetti: il machismo di Kirk viene sostituito dall’eleganza di Picard, per esempio. Da allora, l’universo trekker prende una vita quasi autonoma, descritto in serie televisive, libri, film, cartoni animati, per non parlare dei gruppi di fan e delle convention in costume. In Italia gli appassionati si ritrovano nello Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero”.
Roddenberry chiese e ottenne che le sue ceneri fossero lanciate nello spazio, a bordo dello shuttle Columbia, un anno dopo la morte avvenuta il 24 ottobre 1991.
Ora di lui rimane un cratere su Marte e l’asteroide 4659Roddenberry. Ma soprattutto la sua eredità fantastica di umanista, tradotta in una serie che ha fatto sognare generazioni e portato un esempio di ottimismo, ricerca, inclusione, dialogo e rispetto per gli altri e speranza di miglioramento di noi stessi e di conseguenza del mondo che ci circonda. Gene Roddenberry rimase sempre convinto che l’umanità si fosse creata i propri problemi ma anche che, con un adeguato uso dell’intelligenza, potesse anche risolverli. Pensiero tanto appropriato per i nostri tempi!

La ricorrenza dei cento anni di Gene Roddenberry ha stimolato l’ideazione dell’iniziativa Destinazione futuro: una riflessione a molte voci tra scienza, fantascienza, storia, filosofia, letteratura, un dialogo con il pubblico per cercare di capire meglio dove stiamo andando e dove vogliamo andare, ricordando che:
è il percorso tracciato, quello che può permettere all’umanità dipinta in Star Trek di migliorare. Un percorso fatto di tasselli ben piantati come inclusività, accettazione, accoglienza, curiosità verso l’altro, disponibilità alla costruzione di qualcosa insieme.Claudio Sonego di Star Trek Italian Club - Alberto Lisiero

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Scritto da

Anna Wolter Anna Wolter

Si laurea all’Università degli Studi di Milano. Lavora quindi presso l’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, Cambdrige, MA (USA). Ora è Prima Ricercatrice all’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera ove si occupa di astronomia extragalattica multibanda, utilizzando di preferenza dati di alta energia. Studia in particolare nuclei attivi di galassie e sorgenti ultraluminose nella banda X in galassie esterne. Ha fatto parte del Comitato Direttivo della Divisione D (Alte Energie) dell’Unione Astronomica Internazionale (IAU). Dall’inizio di questo secolo dedica una frazione importante del suo tempo all’insegnamento e alle attività divulgative per vari tipi di pubblico. È correlatrice di varie tesi di Laurea presso le Università degli Studi di Milano. Ha tenuto più di 100 conferenze per il pubblico generico e altrettante per le scuole. È stata la Responsabile per la Lombardia delle Olimpiadi Italiane di Astronomia. Dal 2010 rappresenta l’Italia nella Rete di Divulgazione Scientifica dell’Osservatorio Europeo Australe (European Southern Observatory, ESO). Dal 2020 gestisce la divulgazione per conto dell'INAF per i progetti ASTRI e CTA.

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