Aggiornato il 30 Aprile 2021
Questa volta il nostro viaggio è stata la realizzazione di uno dei nostri sogni: una vera e propria passeggiata all’interno del Sistema Solare. E senza nemmeno il bisogno di indossare una tuta spaziale o delle bombole d’ossigeno! Insomma, ci siamo sentiti un po’ come V’ger di Star Trek: The Motion Picture, il quale, alla ricerca del suo Creatore, ha attraversato le varie orbite del Sistema Solare, dai pianeti più lontani, ghiacciati, a quelli terrestri, più caldi.
Il nostro viaggio inizia appunto da Plutone, il freddo e lontano pianeta nano ai confini del nostro Sistema, per poi attraversare le orbite di Nettuno, Urano, Saturno e Giove, tutti realizzati a mano a partire dai più piccoli dettagli della loro superficie, e incastonati in strutture in ferro battuto particolari per ogni pianeta, anch’esse realizzate da artigiani. La fascia di asteroidi, che divide i pianeti gassosi da quelli rocciosi, è invece rappresentata da veri frammenti di meteoriti, recuperati in varie missioni di ricerca e raccolta, e anch’essi incastonati in strutture di ferro battuto. E a seguire Marte, la Terra (noi siamo qui!), Venere e Mercurio. Insomma, abbiamo fatto il percorso delle sonde Voyager al contrario!
Un’altra particolarità sorprendente della nostra passeggiata è che le distanze percorse tra un pianeta e l’altro sono proporzionali a quelle reali, come anche le dimensioni dei pianeti, il che ci ha fatti sentire così piccoli.
Al centro del Sistema Solare troneggia il Sole, cioè la cupola principale dell’Osservatorio Astronomico di Arcetri, cupola che racchiude, sotto i suoi otto metri di diametro, lo splendido telescopio Amici, che, con i suoi trentasei centimetri di diametro e cinque metri di lunghezza focale, è ancora funzionante dal 1866.
Non abbiamo avuto il tempo di stupirci della maestosità di quella sorta di immensa cattedrale, che subito la nostra attenzione è stata colta dalla moltitudine di esperimenti divulgativi inerenti all’ambito della spettroscopia e dell’ottica che sta alla base del funzionamento dei telescopi. Riuscire a distinguere linee dello spettro del sodio, del mercurio, e vedere come i raggi di luce vengano piegati dalle lenti, ci ha lasciati stupiti (però in modulo!) un po’ come lo è stato Luke Skywalker nel momento in cui ha saputo essere figlio di Darth Vader. Positivamente, s’intende!
L’universo però ci parla in molti modi, e il telescopio è uno dei tanti sensi di cui disponiamo per capirlo. Un ottimo modo per studiare l’Universo è quello di entrarci in contatto diretto, e il nostro tatto è certamente lo studio delle particelle che compongono i raggi cosmici. I rilevatori non sono più fotocamere e telescopi, ma camere a scintillazione e a nebbia. La prima, tramite l’utilizzo di corrente elettrica ci permette di visualizzare il passaggio delle particelle cariche facenti parte dei raggi cosmici, le cui traiettorie vengono evidenziate da piccoli fulmini viola tra una moltitudine di lamine metalliche, insomma, come se Flash dovesse apparire da un momento all’altro. La seconda rende un qualsiasi spettatore un po’ come Il Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich, poiché incantato dal quasi magico ribollire e danzare della nebbia di alcool dovuto al passaggio delle velocissime particelle relativistiche anch’esse componenti i raggi cosmici.
È sorprendente ripensare al fatto che l’Osservatorio di Arcetri sia in realtà anche un punto d’incontro di diverse discipline: se infatti da un lato si trova l’aspetto astronomico, fisico e di ricerca, dall’altro anche la letteratura e la musica trovano spazio e importanza. All’interno della biblioteca dell’edificio, luogo in cui dominano lo stesso silenzio e la stessa tranquillità che permeano l’Universo, è stato collocato il pianoforte dello stesso Albert Einstein, il quale con le sue note sembra riportare in vita il passato di una mente così grande.
Quando si tratta di osservare il cielo vi è sempre un fortissimo desiderio di andare più in alto, di tendere alle stelle. Ma di giorno, nel momento in cui si abbassano gli occhi dal cielo, ci si accorge di un altro, splendido e sublime paesaggio. E noi, stupiti di non aver ancora fatto scale fino quel momento, ci siamo sentiti soddisfatti e completi nel fare le tre rampe fino al tetto dell’osservatorio, e ammirarne il panorama, in questo caso quello di Firenze e delle colline del Chianti, di cui si riconoscono la cupola di Santa Maria del Fiore, Palazzo Vecchio e il Giardino di Boboli.
un qualcosa che vola più in alto di un uccello,
che corre più veloce di un ghepardo,
che è più impetuoso della tempesta,
che è più dolce di un bacio…
Sublime è una sensazione indescrivibile che occupa il cielo
ma che può essere racchiuso anche in un piccolo Fiore.Caspar David Friedrich
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