Aggiornato il 18 Giugno 2021
In questa serie di articoli vi proponiamo cinque videointerviste con trascrizione condotte dalle studentesse Sofia Longhi ed Eleonora Codara ai ricercatori e ai tecnologi dell’Osservatorio di Brera nella sede di Merate nell’ambito di un progetto PCTO di comunicazione della scienza via web. Le interviste vogliono aprire una finestra sui progetti legati al Covid-19 nati e in fieri nel nostro osservatorio.
Oggi vi presentiamo l’intervista ad Alessio Zanutta, intervistato dalla studentessa Sofia Longhi che ha frequentato la classe 3Bs al Liceo M.G. Agnesi di Merate (LC) – Tutor scolastico: Prof.ssa Lorella Villa – Tutor OAB: M.Rosa Panzera.
Ciao a tutti!
Sono Sofia e ho frequentato la classe 3Bs del liceo Agnesi di Merate; sto facendo un progetto di alternanza scola-lavoro presso l’Osservatorio Astronomico di Brera, nella sede di Merate.
Oggi intervisteremo Alessio Zanutta riguardo ad un progetto di disattivazione del coronavirus coi raggi ultravioletti.
Ciao Alessio, grazie per essere qui con noi. La prima domanda che vorrei farti è: Qual è stato il tuo ruolo all’interno di questo progetto?
Questo progetto è nato dalla guida di Giovanni Pareschi, che è un ricercatore del nostro osservatorio.
Ha visto coinvolti ricercatori del nostro osservatorio in diversi campi.
Io mi sono occupato della tecnologia, quindi della progettazione di dispositivi innovativi che potessero aiutare a combattere questo virus nell’emergenza sanitaria in atto.
Ci sono stati altri contributi, per esempio quello di fornire nuovi elementi per capire il comportamento di questo virus, come nello studio del mio collega Andrea Bianco, che si è occupato di mettere a punto dei test per valutare quale fosse il livello di inattivazione che potesse subire il virus se illuminato con certe lunghezze d’onda della luce ultravioletta.
Queste due strategie sono andate di pari passo perché una ci consente di capire quale può essere il requisito di un dispositivo, di un apparecchio tecnologico e l’altra di usare questi requisiti per progettarlo.
Quindi io mi sono occupato anche di interfacciare le due cose, prendendo questi requisiti e trasferendoli più tecnologicamente in un dispositivo che adesso potrebbe essere preso anche da aziende per produrre articoli che possano essere funzionali sia in ospedale che in ambito più domestico.
Perché per l’inattivazione del virus sono necessari i raggi ultravioletti di tipo C?
Tutto ha a che fare con il patrimonio genetico del virus. Sappiamo tutti cos’è il DNA; esiste anche l’RNA, che è presente in questo virus e lo contraddistingue per tipologia, questo è un virus RNA.
Come tutte queste tipologie di virus, il coronavirus è suscettibile a una certa lunghezza d’onda, che non è una lunghezza d’onda classica (come UV-B e UV-A che arrivano a terra): l’UV-C proveniente dal Sole viene schermato dall’atmosfera ed è una sorta di UV artificiale, che può essere prodotto in laboratorio con delle lampade speciali che possiamo acquistare anche nei negozi online, e ormai ci sono abbastanza negozi che vendono questi dispositivi, tramite i quali possiamo interagire con l’RNA e mandare una radiazione luminosa in queste strutture e romperle, perché queste lunghezze d’onda sono abbastanza energetiche per rompere la catena dell’RNA e quindi inattivare il virus.
Non uccidiamo il virus, ma gli impediamo di replicare il suo patrimonio genetico e quindi di riprodursi.
Questa è la strategia che illuminando vogliamo attivare.
Quindi la luce solare che ci arriva non è sufficiente a disattivare il virus?
Adesso ci sono anche degli studi per capire come si comporta il virus illuminato con gli UV-B o gli UV-A, che sono sempre più spostati verso il nostro visibile.
Sicuramente più ci spostiamo verso le radiazioni visibili, meno queste radiazioni sono efficaci: potrebbe esserci un contributo, ma è ancora tutto da valutare.
Qual è stata la parte più interessante di questo progetto?
Sicuramente l’interdisciplinarità della cosa, perché abbiamo potuto vedere le nostre competenze, che spesso sono di nicchia, strane, un po’ lasciate all’esterno della vita normale, applicate anche in una lotta così difficile e così importante per tutti.
Riuscire effettivamente ad essere utile anche in altri campi a me ha dato tantissima soddisfazione.
Grazie mille per aver partecipato a questa intervista. Ti saluto e ti ringrazio tanto!
Ciao, grazie!
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