Aggiornato il 1 Giugno 2022
[Le rivoluzioni dell’universo. Noi umani tra corpi celesti e spazi cosmici di Giovanni Bignami, uscito postumo,] è un pot-pourri di storie, riflessioni, previsioni concernenti le scienze dell’universo, le meglio qualificate, secondo l’autore, a stimolare la rivoluzione, iniziata alcuni decenni fa, che contribuirà a salvare l’umanità ; un’umanità che sta dando prova, più di qualsiasi altra causa, di essere la peggior nemica di se stessa. Prima di tutto, Bignami, il docente, non si limita ad elencare fatti e misure a supporto delle proprie tesi, ma spiega con chiarezza e semplicità la logica su cui basa le proprie convinzioni. Lo scopo finale è destare la fiducia dei giovani in un fu-
turo che, momentaneamente, soffre di depressione.
I temi presi in considerazione sono cinque. Un capitolo iniziale analizza i “ferri del mestiere” dell’astrofisica. I giganteschi passi in avanti fatti dalla fisica nell’ultimo secolo hanno permesso di accedere all’informazione proveniente dall’universo attraverso l’intero spettro elettromagnetico. Giganteschi telescopi sono già operativi, altri in costruzione o in programma, sia per osservazioni da terra che dallo spazio, con sempre maggior risoluzione e area, capaci di rivelare radiazioni di intensità progressivamente minore e rendere visibili oggetti sempre più flebili e lontani.
Il primo tema dominante è la cosmologia osservativa, disciplina grazie alla quale sono stati stravolti secoli di teorie filosofiche. La conoscenza del Sistema solare in cui ci troviamo è arricchita al punto che l’astronomia classica ormai non consiste solo nell’osservare, ma nel “visitare” gli oggetti celesti, con la promessa di “visite guidate” grazie alla presenza di astronauti, inizialmente almeno su Marte. Non è necessario sottolineare questa rivoluzione, se
si pensa che Galileo rischiò il rogo “semplicemente” per aver sostenuto che la Terra orbita intorno al Sole e non viceversa. Il povero Giordano Bruno invece non riuscì a scampare il rogo per aver sostenuto, senza cenno di pentimento, che esistevano altri pianeti nel firmamento gravitanti intorno a stelle lontane, probabilmente abitati da altri esseri viventi.
Oggi, la ricerca di pianeti extrasolari ha superato i 3000 oggetti ed è finanziata da governi di molti paesi. Questo numero dovrebbe essere sufficiente a convincere molti monsignori. Se tali pianeti siano abitati o meno, è una ricerca cui molti ricercatori stanno lavorando. Come conseguenza delle scoperte dell’esplorazione planetaria extrasolare è nata una nuova disciplina: l’astrobiologia. Sull’argomento l’autore sconfina nella biologia e nell’annoso problema dell’origine della vita. àˆ interessante leggere quali fossero le opinioni in merito di un astrofisico delle alte energie, famoso per la scoperta della famosa stella di neutroni Geminga.
L’ultimo argomento affrontato, per alcuni lettori forse il più intrigante, ma che non desta molto interesse per il sottoscritto, si basa su una ipotesi “non fisica”, ovvero non verificabile in quanto nessun essere vivente potrà verificarlo perchè la vita, si prevede, sarà estinta da miliardi di anni. Questo evento potremmo forse definirlo l’Apocalisse Cosmica. Moderne teorie, difatti, tendono a immaginare che l’universo, come fase finale, collasserà in una miriade di buchi neri.
In quasi ogni racconto Bignami inserisce aneddoti di vita vissuta, perlopiù di natura autobiografica. Quasi istantanee di eventi che testimoniano la veridicità dei fatti, senza pretese di completezza nè di generalizzazione storica. Talvolta la testimonianza non riguarda Bignami nel ruolo di scienziato, ma quale supervisore tecnico di una missione spaziale o manager politico o di presidente più o meno diplomatico in una agenzia nazionale (asi, cnes) o istituto di ricerca (inaf, cnrs), o a livello superiore in istituzioni internazionali (esa, cospar). Questi inserti storici spesso sfociano nell’aneddotica e qui scatta il divulgatore. Quando affronta temi complessi e necessariamente si inoltra sul fragile sentiero della previsione del futuro, Bignami alleggerisce la tensione rivolgendosi al lettore come se stesse leggendo un copione a un pubblico presente, inserendo dotte citazioni ma anche proverbi nell’amato dialetto milanese.
Nel 1900 Lord Kelvin, in un discorso tenuto alla Association for the Advancement of Science annunciò la fine della fisica. A suo giudizio, le leggi fondamentali erano state scoperte e rimanevano solo dettagli. Fu clamorosamente smentito dalle scoperte nei decenni seguenti che videro sorgere fondamentali modifiche della termodinamica, la nascita della meccanica quantistica e della relatività , per citarne alcune tra le più famose. Derivazioni logiche dalle nuove teorie sfociarono in ramificazioni tra cui la fisica dello stato solido, la fisica delle particelle, la fisica dei plasmi, l’astrofisica. Bignami fonda le sue previsioni sugli ultimi risultati ottenuti dall’inizio del ventesimo secolo: l’evoluzione stellare, supernovae, stelle di neutroni e buchi neri, espansione dell’universo e radiazione di fondo cosmico. Associandosi a una diffusa tendenza, correla arditamente le conoscenze della fisica subatomica con il Big Bang che possono essere inquadrate in un modello di unificazione, anche se non ancora dato per scontato, ma forse prossimamente dimostrabile. La cosa che, a mio parere, manca è la definizione dei limiti e la corrispondente attuale rilevanza delle aspettative istituzionali.
Il libro spinge ad immaginare un futuro con grande visione ed entusiasmo, anche correndo il rischio di sconfinare nella fantascienza, mentre il deprimente realismo attuale vede le risorse allontanarsi dalla scienza per essere indirizzate verso obiettivi diversi. Ma si sa, come disse Oscar Wilde
In conclusione, se mi è concesso un azzardato paragone, Bignami vede il futuro dell’umanità come una nuova conquista, un Far West cosmico dove la sfida adesso consiste nel valutare i limiti fra frontiere geografiche e frontiere concettuali. La storica avventura americana dimostrò che le frontiere sono sempre precarie e, col tempo, si spostano. Possono essere luoghi selvaggi (in questo caso l’esplorazione umana dei pianeti) e difficili da raggiungere non solo dall’uomo ma anche a causa dei limiti intrinseci nella crescita dei telescopi. Mentre pionieri avventurosi, ma certamente anche disperati, avanzavano verso l’Ovest alla ricerca di nuove risorse, nella fattispecie l’oro, i ricercatori moderni esplorano le loro frontiere nella speranza di trovare più generose sovvenzioni da casa loro, contando che le nuove scoperte focalizzino le risorse a disposizione dei politici sulle loro ricerche. La crescita incoraggia a supporre eventuali sfruttamenti delle risorse acquisite su altri pianeti e nuove sorgenti di energia, quale l’antimateria. Questo può succedere, ma solo per alcuni risultati che possono sviluppare prodotti inseribili nel mercato in vista di lauti guadagni o per arricchire il potenziale bellico dei governi. Questo parametro va tenuto in conto e realisticamente valutato dagli entusiasti desiderosi di superare le frontiere della conoscenza del cosmo. Descrivendo le grandi aspettative nelle rivoluzioni dell’universo, Bignami non sembra considerare questo un problema reale.
àˆ dunque un libro che stimolerà interrogativi, entusiasmo e sogni. Forse servirà anche a tranquillizzare persone che ritengono di essere state private del loro futuro. Proprio guardando al futuro, mi auguro che principalmente il libro delle rivoluzioni cosmiche dia spunti ai lettori per riflettere sul presente.
Articolo pubblicato sul Giornale di Astronomia #2, 2018 e ripubblicato con l’autorizzazione della direzione del Giornale di Astronomia; copyright by SAIt e Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma
Abbiamo parlato di:
Le rivoluzioni dell'universo. Noi umani tra corpi celesti e spazi cosmici
Giovanni Bignami
Giunti, agosto 2017
240 pagine, cartonato – € 20,00
ISBN: 9788809834583
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