Aggiornato il 4 Luglio 2021
In questa serie di articoli vi proponiamo cinque videointerviste con trascrizione condotte dalle studentesse Sofia Longhi ed Eleonora Codara ai ricercatori e ai tecnologi dell’Osservatorio di Brera nella sede di Merate nell’ambito di un progetto PCTO di comunicazione della scienza via web. Le interviste vogliono aprire una finestra sui progetti legati al Covid-19 nati e in fieri nel nostro osservatorio.
Oggi vi presentiamo l’intervista a Edoardo Redaelli, intervistato dalla studentessa Sofia Longhi che ha frequentato la classe 3Bs al Liceo M.G. Agnesi di Merate (LC) – Tutor scolastico: Prof.ssa Lorella Villa – Tutor OAB: M.Rosa Panzera.
Ciao a tutti!
Sono Sofia Longhi dal liceo Agnesi di Merate dove ho frequentato la classe terza scientifico.
Sto facendo un progetto di alternanza scuola lavoro presso l’Osservatorio Astronomico di Merate. Oggi intervisteremo Edoardo Redaelli a proposito del progetto di inattivazione del coronavirus coi raggi ultravioletti. Grazie Edoardo per essere qui con noi.
La prima domanda che vorrei farti è: Qual è stato il tuo ruolo all’interno di questo progetto?
Innanzitutto ho svolto due attività di ricerca per il coronavirus legato agli UV.
Il primo riguarda la misura di quanto le radiazioni UV possono essere efficaci nella disinfezione contro il virus. In questo ambito il mio ruolo è stato quello di fare il design di una struttura meccanica, che si può semplificare come una scatola, che permette di avere i campioni alla base e una luce UV alla sommità .
Regolando il tempo di esposizione si può vedere qual è l’efficacia dei raggi UV-C per uccidere il virus presente nei substrati alla base. Il design consiste nella realizzazione del modello CAD e poi nella realizzazione in officina.
L’altro aspetto invece è legato alla possibilità di utilizzare i raggi UV in un filtro. Si parla quindi di disinfezione direttamente dell’aria proveniente dai pazienti malati.
Abbiamo utilizzato una combinazione di led UV inseriti in un cilindro riflettente e volevamo valutare la possibilità di combinare la riflessione del materiale coi raggi UV per potere sterilizzare l’aria che uscendo dal paziente attraversa il filtro. Così facendo si potrebbero trovare nuovi metodi di filtraggio dell’aria.
Com’è progettato a grandi linee questo macchinario?
Per quanto riguarda la scatola avevo delle specifiche riguardo all’altezza che doveva avere la lampada rispetto al porta-campioni e dovevo provvedere la scatola di uno shutter.
Shutter significa una ghigliottina oscurante per far sì che la luce non andasse addosso al campione quando non lo si desidera: in poche parole c’è un foro alla base della scatola di 50 mm e questo foro deve essere oscurato quando il tecnico non vuole illuminare il virus. Ci sono state varie modifiche in corso d’opera ma il risultato finale è avere una luce UV che illumina il porta-campioni.
Per quanto riguarda altri aspetti che bisogna tenere in conto sono il fatto che la lampada scalda, quindi bisogna avere l’accortezza di non metterla troppo vicino alle pareti metalliche se no tutta la scatola diventa rovente.
Per quanto riguarda il filtro invece ho fatto il dimensionamento fluidodinamico preliminare e poi i miei colleghi sono andati avanti nel design.
Ho calcolato il tempo richiesto alla luce per sterilizzare l’aria e in seguito si è dimensionato il filtro.
Poi anche in questo caso ho realizzato il modello CAD e ho fatto anche la prototipazione con la stampa 3D per vedere nella realtà il modello prima di produrlo. Queste sono state le mansioni che ho svolto.
Grazie mille per aver partecipato a quest’intervista e a presto!
A presto! Buona continuazione
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