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Emilio Salgari alla conquista della Luna

Anche Emilio Salgari ha affrontato i racconti di genere fantascientifico. In questo nuovo articolo de I viaggi astrostraordinari ci occupiamo di due "racconti dell'aria" dello scrittore pulp italiano, di cui uno a tema lunare.

Aggiornato il 1 Giugno 2022

Considerato in vita come il Jules Verne italiano, Emilio Salgari, per via della varietà  di temi trattati, di una scrittura diretta e per alcuni dettagli della sua vita, è forse da accostare più all’americano Robert Erwin Howard, creatore di Conan, con il quale condivideva anche una sorta di più o meno velato pessimismo nei confronti degli esseri umani in generale e della civiltà  in particolare.
Gli esempi più evidenti di questa visione li ritroviamo nei romanzi e nei racconti del mistero, del terrore e fantascientifici. La prova più fulgida di tale posizione è indubbiamente il romanzo Le meraviglie del Duemila, dove alla fine gli sfortunati viaggiatori del tempo sono costretti a vivere isolati dal resto del mondo perchè impossibilitati ad adattarsi alle nuove tecnologie, però anche i racconti della raccolta Alla conquista della Luna, curata da Felice Pozzo per Cliquot, sono un ottimo esempio di questa vena pessimistica dello scrittore italiano.
In particolare sono due i racconti fantascientifici presenti nella raccolta ad avere espliciti riferimenti alla scienza: La stella filante, dedicata a un’aeronave potenzialmente in grado di coprire la distanza tra Europa e Americhe, e Alla conquista della Luna, dove due scienziati brasiliani costruiscono una sorta di oggetto volante non identificato per coprire la distanza tra il nostro pianeta e il suo satellite. Dalla premessa potete immaginare la conclusione dei due racconti. Gli aspetti scientificamente più interessanti, almeno relativamente alla sempre più vicina ricorrenza del cinquantenario dell’allunaggio, sono contenuti nel secondo dei due racconti citati poc’anzi.

Specchi per la Luna

Avevano già  fabbricato una macchina strana, che rassomigliava ad una cupola, con la parte superiore formata da lastre solidamente incastrate in telai che parevano d’alluminio, e la inferiore coperta di specchi immensi e di una serie di doppie eliche, che si vedevano funzionare senza posa, anche dopo il tramonto dell’astro diurno.

L’intera navicella costruita dai due scienziati brasiliani si muove grazie all’energia solare, come spiega più avanti uno dei due scienziati a Faja, l’alcalde dell’isola spagnola dove la navicella viene costruita. L’idea di questo marchingegno è tratta dalla cronaca scientifica dell’epoca:

La notizia della fondazione della Società  solare, costituitasi a Parigi, e la scoperta degl’insolatori, fatta dall’americano Calver, ha suggerito a noi l’idea di costruire una macchina che potesse funzionare senz’altro bisogno che del calore del sole e permettere di tentare un’esplorazione nello sconfinato firmamento.

Così, infatti, si legge all’inizio della lettera che i due scienziati avevano lasciato a Faja e aperta solo dopo il ritrovamento di uno dei due in uno stato di evidente follia. Il racconto, del 1904, risale infatti a pochi anni dopo la registrazione del brevetto di un distillatore solare di acqua da parte di tale William Calver. Tale strumento, che veniva utilizzato per distillare l’acqua in Africa, venne nella mente di Salgari adattato per accumulare l’energia necessaria per staccarsi dalla Terra e quindi coprire la distanza che la separa dalla Luna. Salgari, però, comprendendo le difficoltà  del viaggio, aveva previsto per gli scienziati un carico di aria supplementare, mentre le eliche alla base erano evidentemente ispirate dall’ancora forte idea che lo spazio interplanetario fosse riempito dal misterioso “etere luminifero”, la sostanza che avrebbe dovuto permettere alla luce di diffondersi, almeno fino a che non arrivò la scoperta della sua doppia natura, ondulatoria e corpuscolare.
Ad ogni modo è interessante osservare come nel 2015 è stato effettivamente costruito un primo aereo a energia solare che, partito da Abu Dhabi, ha fatto in varie tappe e senza utilizzare alcun combustibile il giro dei cinque continenti: è il Solar Impulse 2.

Spinta a idrogeno liquido

Sì, o signori, la mia macchina non è mossa dall’elettricità , come forse avete supposto non vedendo fumo uscire nè dalle valvole, nè dai tubi, nè da alcuna materia combustibile. Io ho adoprato solamente l’idrogeno liquefatto, che sono riuscito solamente ad immagazzinare in cilindri d’acciaio d’una resistenza incalcolabile e nulla di più.
Questa scoperta affatto recente, della liquefazione dell’idrogeno, mi ha dato la forza necessaria per imprimere alla mia macchina una potenza finora sconosciuta e alle mie eliche una velocità  assolutamente fantastica.

Pubblicato per la prima volta nel 1903, La stella filante è indubbiamente influenzato, per la parte tecnica, dalle possibilità  che l’idrogeno liquido poteva fornire ai trasporti. Nel 1885 il chimico e fisico polacco Zygmunt Florenty Wróblewski pubblicò i dati su temperatura critica (33 K), pressione critica (13.3 atm) e punto di ebollizione (23 K) dell’idrogeno. Questi venne liquefatto per la prima volta nel 1898 dallo scozzese James Dewar grazie a un abbattitore di temperatura e a un contenitore di vuoto di sua invenzione.
Evidentemente questo processo diede l’idea a Salgari di ideare una nave volante basata su tale elemento chimico da usare come combustibile in luogo dell’idrogeno gassoso utilizzato per i palloni aereostatici. Probabilmente fu la maggiore densità  del liquido rispetto al solido (e dunque la possibilità  di portare la stessa quantità  di idrogeno con uno spazio molto più ridotto) a ispirare tale idea allo scrittore italiano, che però non mancò di aggiungere anche gli stessi effetti collaterali esplosivi, che resero alla fine impossibile la trasvolata transoceanica della navicella che da il titolo al racconto.
L’edizione di Cliquot, realizzata grazie al crowdfunding di produzionidalbasso, è anche arricchita da un’interessante prefazione del curatore della raccolta, Felice Pozzo, che propone anche le illustrazioni con cui erano originariamente accompagnati i racconti nella loro prima pubblicazione, con una bella illustrazione di copertina di Riccardo Fabiani, molto evocativa in particolare in relazione con il cinquantenario del primo allungaggio del 20 luglio 1969.

I racconti di Salgari sono disponibili anche in pubblico dominio. In particolare i due racconti oggetto di questa recensione possono essere trovati su Wikisource: La stella filante e Alla conquista della Luna

Abbiamo parlato di:
Alla conquista della Luna
Emilio Salgari
Cliquot, 2018
144 pagine, brossurato – € 16,00
ISBN: 9788899729042

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Scritto da

Gianluigi Filippelli Gianluigi Filippelli

Ha conseguito laurea e dottorato in fisica presso l'Università  della Calabria. Tra i suoi interessi, la divulgazione della scienza (fisica e matematica), attraverso i due blog DropSea (in italiano) e Doc Madhattan (in inglese). Collabora da diversi anni al portale di critica fumettistica Lo Spazio Bianco, dove si occupa, tra gli altri argomenti, di fumetto disneyano, supereroistico e ovviamente scientifico. Last but not least, è wikipediano.

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