Aggiornato il 28 Novembre 2024
Recentemente la nostra Samantha Cristoforetti, prima donna europea, è uscita dalla Stazione Spaziale Internazionale per una passeggiata nello spazio di quasi sette ore.
Sono trascorsi più di 57 anni da quando, per la prima volta nella storia, il 18 marzo 1965, la cosmonauta sovietico Aleksej Leonov, durante la missione Voschod 2, uscì nello spazio per effettuare un’attività extraveicolare.
“Attività extraveicolar” in effetti è l’espressione corretta che bisognerebbe usare.
Quella che comunemente si chiama “passeggiata spaziale”, infatti, non ha niente a che fare con lo svago, come suggerirebbe il nome. Piuttosto è un’attività complessa e rischiosa, che viene svolta solo per operazioni importanti e necessarie, poichè lo spazio è un ambiente molto pericoloso e decisamente ostile alla vita: radiazioni, particelle ionizzanti di altissima energia, detriti spaziali veloci come proiettili…
Per uscire dalla navicella spaziale, gli astronauti devono ricevere una lunga preparazione ed eseguire delicatissime procedure di attuazione. Un ruolo importante è quello delle tute spaziali, in inglese Extravehicular Mobility Units (EMU). Queste sono strutture estremamente complesse che, come piccole navicelle spaziali delle dimensioni di un vestito, servono a sostenere le funzioni vitali degli astronauti così come a proteggerli e isolarli dall’ambiente esterno. Inoltre, grazie alla loro flessibilità , permettono lo svolgimento di tutte le attività richieste.
Tuttavia, a causa dell’alto livello di rischio, è molto probabile che nelle future missioni spaziali saranno robot telecomandati a fare le passeggiate spaziali e a svolgere le pericolosissime attività extraveicolari.
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