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Schiaparelli e le stelle cadenti

Cosa sono le stelle cadenti? Frammenti di oggetti celesti che si incendiano cadendo attraverso l'atmosfera terrestre. Chi ha fatto tale scoperta? Giovanni Schiaparelli, uno dei più noti direttori dell'Osservatorio Astronomico di Brera.

Aggiornato il 20 Ottobre 2021

La relazione tra le orbite della cometa che produce lo sciame
meteorico delle Leonidi e della cometa di Biela e l’orbita della Terra
Sin dall’antichità le stelle cadenti hanno affascinato il genere umano, ma solo a partire dal Rinascimento si iniziò a studiarle come fenomeno scientifico e non più solo come presagio religioso, spesso infausto. Oggi sappiamo che le stelle cadenti non sono altro che frammenti di comete che cadono nell’atmosfera terrestre e bruciano producendo la scia luminosa che osserviamo, ma questa consapevolezza è molto più recente di quanto si pensi.
Alcuni grandi astronomi del ‘500 e ‘600, come Tycho Brahe e Keplero, studiarono le comete per dimostrare che le sfere celesti non erano immutabili e avvalorare la teoria copernicana, ma ancora non si pensava a un collegamento tra comete e stelle cadenti. Curiosamente, Galileo non credeva che comete e stelle candenti fossero corpi celesti, ma era convinto che si trattasse di fenomeni dell’atmosfera terrestre.
Nel 1833 venne osservato il primo grande sciame meteorico dell’età moderna, chiamato poi delle Leonidi dal suo punto d’origine nella costellazione del Leone. A questo evento corrispondono i primi studi approfonditi su una possibile origine astronomica del fenomeno.
Pochi decenni più tardi sarà Giovanni Schiaparelli, direttore dell’Osservatorio Astronomico di Brera dal 1862, a dimostrare per primo il legame tra comete e sciami meteorici. Schiaparelli scrisse tre articoli e alcuni volumi sulle stelle cadenti, spiegando la sua teoria scientifica in maniera rigorosa e argomentando contro la teoria atmosferica.
La definizione di radiante di uno sciame meteorico
Egli aveva studiato e catalogato le orbite delle comete conosciute e si era accorto che in alcuni casi il loro passaggio coincideva con l’osservazione di uno sciame meteorico. Seguendo questa linea di ricerca scoprì che effettivamente il punto da cui sembravano provenire alcune delle piogge meteoriche (radiante) si trovava lungo l’orbita delle comete, anzi, che le orbite descritte nello spazio dagli sciami di stelle cadenti coincidono con quelle delle comete. Ipotizzò quindi che si trattasse di frammenti staccatisi per effetto dell’attrazione gravitazionale del Sole, che andavano a formare la coda e che apparivano come stelle cadenti quando la Terra attraversava quella parte dell’orbita della cometa.
Questa ipotesi venne confermata nel 1872 dal passaggio della cometa di Biela, a cui seguì una pioggia di stelle cadenti osservata in tutto l’emisfero boreale.

Articolo basato sul lavoro degli studenti dell’Alternanza Scuola-Lavoro: Aurora Ruggeri, Giulia Galvan, Martina Zucchelli

Le immagini sono tratte da “Le stelle cadenti. Tre letture di G.V. Schiaparelli” Fratelli Treves Editori, Milano (1873)

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Scritto da

Mario Carpino Avatar Mario Carpino

Astronomo presso l'Osservatorio Astronomico di Brera

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