Una delle cose belle che mi è capitato di fare nei miei primi 57 anni, è stato dare una mano a Tullio Regge a scrivere la sua biografia. Confesso che quando Einaudi mi propose un’operazione del genere, ero molto dubbioso. Conoscevo Regge dai suoi articoli su Le Scienze, che spesso mi erano parsi troppi spigolosi e scientisti. Era, come mi capita spesso, un giudizio superficiale e avventato. Anche saggiamente guidato da alcuni consigli di Piero Bianucci, un vero maestro e non solo di giornalismo, scoprii rapidamente che Regge era una persona forse spigolosa, ma di una dolcezza e di una ironia straordinaria: scrivere insieme a lui e a sua moglie Rosanna Cester, anch’ella brillante fisica, accogliente e cara, è stata un’esperienza che conserverò nel cuore.
C’è un’altra cosa. Quando mi sono innamorato del calcio, nei primi anni ’70, il mio calciatore preferito era polacco. Si chiamava Kazimierz Deyna e giocava nel Legia Varsavia e nella nazionale polacca con un’eleganza e un’efficacia che negli anni successivi solo Michel Platini avrebbe raggiunto. In quegli anni, in effetti, la Polonia iniziava ad apparire sulla scena calcistica con una certa prepotenza: medaglia d’oro alle Olimpiadi del ’72; terza classificata ai Mondiali del ’74, quando eliminò l’Italia con un goal proprio di Deyna; medaglia d’argento alle Olimpiadi del ’76… Oltre Deyna c’erano campioni come Grzegorz Lato, che giocava sulla fascia ed era velocissimo – fu capocannoniere dei mondiali – e il portiere Jan Tomaszewski, che ai miei occhi di bambino sembrava insuperabile. E lo era.
Ecco perché quando sento parlare di fullerene sento un brivido dentro e mi partono in automatico i ricordi d’infanzia. E il 2025, credo, sarà un anno pieno brividi. Nel 2025 ricorre infatti il 40esimo della scoperta del fullerene, appunto, un allotropo del carbonio, cioè una classe di molecole composte da soli atomi di carbonio, che ha proprietà e struttura completamente diverse dalla grafite e dal diamante, che fino alla sua scoperta erano stati gli unici allotropi conosciuti.
In particolare il buckminsterfullerene è un fullerene la cui formula chimica è C60 e che ha la forma di una palla da calcio, con sessanta atomi di carbonio nei sessanta vertici. Per questo motivo, quando fu prodotto in laboratorio nel 1985 da Harold Kroto, James Heath, Sean O’Brien, Robert Curl e Richard Smalley, venne temporaneamente denominato soccerene, dall’inglese soccer, che significa appunto calcio. A partire dal 2012, poi, la sua presenza è stata rilevata anche nelle nubi interstellari, grazie soprattutto alle osservazioni del telescopio Spitzer, che due anni prima aveva identificato anche il grafene, anch’esso un fullerene.
Che cosa c’entrano Deyna e Tullio Regge? Per quanto riguarda Deyna, il suo “spirito” echeggia in tutta la vicenda non appena leggerete le prime parole di Tullio. Mentre Regge… bÈ, non sarebbe proprio dire che Regge ci ha messo lo zampino. Ma sicuramente ci ha messo l’immaginazione e il divertimento – senza mai entrare in un laboratorio, ma rimanendo sul tetto di un albergo, di notte, insieme all’amico e collega Mario Rasetti. Ecco il suo racconto:
Questo pallone da calcio in metallo ruotava e la notte veniva illuminato. Lo osservavamo fuori dalla finestra e, per scherzo, iniziammo a determinare prima le rotazioni che lo lasciavano invariato, poi le simmetrie in generale che lo lasciavano invariato. Ne scrivemmo le rappresentazioni matematiche e, qualche tempo dopo, pubblicammo un articolo su tali argomenti, proponendo fra l’altro che in natura potessero esistere molecole stabili di questo genere.
(…) Non immaginavamo che dovesse necessariamente trattarsi di carbonio, un atomo tanto vicino alla vita. Poteva essere anche qualche cosa di simile, come il silicio. Fu per noi una grande gioia quando, nel 1996, il premio Nobel per la chimica fu assegnato a Richard E. Smalley, Robert F. Curl, Jr. e Harold W. Kroto per la scoperta del fullerene. Ci sentivamo in qualche modo coinvolti: anche se non eravamo stati noi a descrivere per primi quella struttura, né avevamo giocato un ruolo nella scoperta in natura di questa straordinaria molecola, fu emozionante “vedere” nella realtà qualcosa che avevamo solo immaginato.
E questo è l’augurio che rivolgo a tutti i lettori per l’anno appena iniziato: che presto vediate nella realtà qualcosa di bello che avete solo immaginato.
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