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L’insegnamento dell’astronomia nelle scuole italiane

Vediamo insieme quali elementi di astronomia sono insegnati nelle scuole italiane dalle scuole primarie al Liceo scientifico. E ci chiederemo se va bene così, come canta Vasco Rossi

Aggiornato il 21 Luglio 2021

Se Leonardo da Vinci fosse tra noi, più che andarsene in giro a progettare fortificazioni o macchine volanti, potrebbe fare serenamente il maestro della scuola primaria. Al maestro della primaria – o nella stragrande maggioranza dei casi alla maestra – è richiesto infatti di essere un tuttologo. Devono essere capaci di insegnare biologia e corpo umano, matematica e inglese, storia e tecnologia, geografia e grammatica, disegno e musica. Altro che quadrivio! Per quanto riguarda l’astronomia, è proprio alle scuole primarie che la Terra inizia a ruotare intorno al proprio asse e intorno al Sole. Prendono vita anche il giorno, la notte e le stagioni. In alcuni libri di testo, si annidano anche stelle, galassie e persino la nascita dell’universo – a volte nella sezione di storia.

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Gianluigi Filippelli – via deviantart

Nelle secondarie di I grado, le celebri medie del tempo che fu poco fa, l’astronomia si incontra nuovamente in scienza. La Terra continua a muoversi, si ribadisce l’esistenza delle stagioni, compaiono le prime eclissi. Le Indicazioni Nazionali elencano i seguenti obiettivi al termine del III anno:

  • osservare, modellizzare e interpretare i più evidenti fenomeni celesti attraverso l’osservazione del cielo notturno e diurno, utilizzando anche planetari o simulazioni al computer;
  • ricostruire i movimenti della Terra da cui dipendono il dì e la notte e l’alternarsi delle stagioni;
  • costruire modelli tridimensionali anche in connessione con l’evoluzione storica dell’astronomia;
  • spiegare, anche per mezzo di simulazioni, i meccanismi delle eclissi di Sole e di Luna;
  • realizzare esperienze quali ad esempio: costruzione di una meridiana, registrazione della traiettoria del Sole e della sua altezza a mezzogiorno durante l’arco dell’anno.

Nelle secondarie di II grado, con riferimento ai Licei scientifici, nel primo biennio l’astronomia viene sfiorata nell’ambito di scienze della Terra. In particolare, secondo le Indicazioni Nazionali si completano e approfondiscono contenuti già in precedenza acquisiti, ampliando in particolare il quadro esplicativo dei moti della Terra.
Riassumendo, i contenuti astronomici al termine della scuola dell’obbligo si limitano al fatto che, santa pazienza, la Terra si muove, esistono Luna, Sole, stagioni ed eclissi. Si tratta di 9 anni di istruzione: 5 + 3 + 2. Direte: be’, homo sapiens ha impiegato secoli per capire tutto questo, anzi millenni. Come anche a scrivere, a far di conto e a ideare Goldrake e Batman. Può bastare?

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Gianluigi Filippelli – via deviantart

La prospettiva cambia completamente nel secondo biennio per chi decide di proseguire gli studi – come di solito accade a chi ha scelto l’indirizzo scientifico. Nel giro di due anni s’impara come funzionano la gravità e le leggi di Keplero e si incontrano i concetti base di meccanica, termodinamica, elettromagnetismo classici: un bel po’ di strumenti per capire l’astrofisica – a livello elementare, forse, ma per niente trascurabile. Cucendoli insieme in modo opportuno, è possibile passare dalla legge di Stevino all’equilibrio idrostatico di una stella come il Sole, passando attraverso la legge dei gas perfetti – tanto per fare un esempio.
Il V anno di studio dovrebbe essere dedicato alla fisica moderna: la relatività speciale, la meccanica quantistica, le particelle elementari e/o astrofisica e cosmologia. All’insegnante è richiesto di saper assecondare gli interessi del ragazzo o della ragazza, di saperli indirizzare: più che Leonardo da Vinci qui siamo a Socrate. È un ruolo bellissimo, ma molto complicato, anche solo per il fatto che di ragazzi in classe, un o un’insegnante ne ha tra i 15 e i 20 almeno. Le indicazioni nazionali per i Licei scientifici recitano: Lo studente potrà approfondire tematiche di suo interesse, accostandosi alle scoperte più recenti della fisica (per esempio nel campo dell’astrofisica e della cosmologia, o nel campo della fisica delle particelle).

Questa è la situazione nella scuola italiana. Nella comunità astronomica ha sempre serpeggiato una certa insoddisfazione, anche se in genere ci si divide fra chi ritiene che l’astronomia debba essere una disciplina di insegnamento a sé e chi sostiene che possa essere suddivisa fra varie discipline – anzi, ne possa costituire un collante necessario, sempre che siano diffuse fra gli i docenti le competenze per insegnarla. Insomma: si può dare di più, come cantava persino il trio Morandi-Ruggeri-Tozzi, che astronomi non erano.
Da qualche anno, però, è maturata la consapevolezza che la scarsa attenzione al cosmo non è affatto una peculiarità italiana: la situazione è molto simile in tanti paesi, a dispetto di Pil o altri indicatori socio-culturali, industriali o altro. Sembra proprio che a homo sapiens l’universo non interessi un granché. Anche se dobbiamo ammettere che si tratta di un punto di vista parziale. I biologi avrebbero ragione a lamentarsi del fatto che il corpo umano non viene studiato in grande dettaglio; i geologi potrebbero fare lo stesso circa il pianeta; gli storici avrebbero ragioni altrettanto forti, come i filosofi, i matematici, senza parlare degli artisti e dei musicisti.
E’, però, ragionevole questa insoddisfazione degli astronomi? Proveremo a fornire le prime risposte il prossimo mese approfondendo insieme le proposte giunte dalla comunità internazionale.

Approfondimenti e bibliografia

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Scritto da

Stefano Sandrelli Stefano Sandrelli

Tecnologo dell'Inaf presso l’Osservatorio Astronomico di Brera, dirige l'Office of Astronomy for Education Center Italy dell'International Astronomical Union. Già responsabile nazionale della Didattica e Divulgazione per l’Ufficio Comunicazione dell’INAF dal 2016 al 2020, è Docente del corso “nuovi modi per comunicare l’astronomia” per il master MACSIS, Università Bicocca. Collabora con le riviste Sapere e Focus Junior, per le quali per la quale tiene rubriche mensili. Dal maggio 2000 al dicembre 2015 ha curato per l’ Agenzia Spaziale Europea (ESA) oltre 500 puntate di una rubrica televisiva in onda da Rainews24 e RAI 3. Autore per Zanichelli, Einaudi e Feltrinelli.

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