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Un tempo, tutto per lei

Le poesie di Wislawa Szymborska vivono nell' intreccio tra quotidiano e cosmico. Le sue stelle sono metafore per esplorare la condizione umana e il mistero dell'esistenza.

Wislawa Szymborska (1923-2012) è stata una poetessa e saggista polacca insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1996. Splendida la sua capacità di intrecciare l’ordinario con l’universale, il quotidiano con il cosmico. La sua poesia si distingue per l’ironia, la curiosità e un senso di meraviglia che abbraccia tanto il mondo umano quanto quello cosmico. Ed è proprio questo che mi interessa, adesso. Per questo, ne scrivo.
Nelle poesie della Szymborska – per le quali mi appoggio alla traduzione di Pietro Marchesani, dal bel volume che tutte le raccoglie, La gioia di scrivere – le stelle e il cosmo non sono mai semplicemente scenari lontani e inaccessibili. Al contrario, esse diventano metafore potenti per esplorare la condizione umana, il mistero dell’esistenza e – come stiamo per vedere – il nostro stesso ruolo nell’universo.

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“Tempo del femminile, tempo per tutti” Elaborazione dell’Autore attraverso Copilot Designer di Microsoft

Perfino i concetti classici di tempo e spazio, già messi alle corde dalla Relatività Generale di Einstein, vengono umanamente rielaborati, sono cioè autorevolmente ricondotti alla nostra specifica modalità percettiva. In qualche modo, tramite la poesia (e in un certo modo anche con la fisica moderna, che sbriciola l’idea di un osservatore distaccato da quanto osserva) finalmente ce ne riappropriamo.
Nella poesia “Vista con granello di sabbia” (che curiosamente, ChatGPT desidera riscrivere a modo suo), Szymborska infatti scrive:

Passa un secondo
Un altro secondo.
Un terzo secondo.
Tre secondi, però, solo nostri.

In quel solo nostri brilla tutta la gioiosa rivendicazione dell’umano, che desidera informare di sé, del suo misterioso e meraviglioso esistere, perfino i più minuti granelli di tempo e di spazio (se davvero son granelli, come sembrano indicare recenti ricerche).
Ciò detto, spero non me ne vogliate se oso parlare di differenze tra uomini e donne. Già, perché un aspetto distintivo della poetica della Szymborska è l’agilissimo uso dell’ironia per affrontare i grandi temi esistenziali. E soprattutto perché, in questo, scorgo traccia della migliore poesia scritta da donne, nella loro specifica capacità – a mio avviso ben più fine rispetto a quella di tanti colleghi uomini – di stemperare la percepita gravità di una situazione, attraverso uno sguardo nuovo, più fresco e meno legato alle drammatizzazioni e alle separazioni così care al nostro ego.
Nella poesia Sotto una piccola stella, il cosmo stesso è presentato non tanto (e non solo) come luogo di meraviglia, ma essenzialmente come spazio protetto, una sorta di safe zone – qui, efficace davvero – dove poter finalmente esporre (deporre) tutta la propria umana fragilità. Proprio sotto questa piccola stella, infatti, si può essere finalmente sinceri: se confortati in questo spazio, si gioca la vita senza troppo peso, smarcandosi dai fardelli filosofici che sempre l’ego vorrebbe imporci, privilegiando invece una ricerca più esperienziale ed esistenziale.

Chiedo scusa alle grandi domande, per le piccole risposte

Che dire? Qui davvero risuona il timbro specifico della Szymborska, ovvero lo smarcarsi felice dalle pastoie dei cosiddetti grandi temi, rivendicando orgogliosamente (il suo chiedo scusa suona infatti deliziosamente ironico) la propria luminosa ed imperfetta umanità.
D’altra parte, la sua poesia – terribilmente moderna in questo senso – non cerca mai di offrire risposte definitive. Al contrario, essa è permeata da un senso di dubbio e curiosità, anch’esse squisitamente femminili, un’agilità espressiva che molti poeti uomini, di fatto, non esprimono a questo grado di finezza.
Dubbio e curiosità che poi – è questo il bello, per noi – avvicinano di fatto il suo laboratorio poetico all’impresa scientifica. Di più, in molte poesie, le stelle e il cosmo sono punti di partenza per riflessioni che spaziano dalla scienza alla filosofia. La poetessa riesce, con mirabile scioltezza, a fondere una visione scientifica dell’universo con una profonda sensibilità poetica.
Un esempio significativo di come la Szymborska intrecci il tema del cosmo con l’esperienza umana è poi la splendida “Disattenzione”, dove esplora il contrasto tra l’immensità dell’universo e i piccoli dettagli della vita quotidiana, quelli che spesso passano tragicamente inosservati. L’apertura è folgorante.

Ieri mi sono comportata male nel cosmo
Ho passato tutto il giorno senza fare domande
senza stupirmi di niente.

La disattenzione, intesa come mancanza di consapevolezza, diventa una metafora dell’incapacità umana di percepire l’infinito che ci circonda, diventa il vero crimine da evitare, il vero attentato contro la vita.

… La Terra girava intorno al proprio asse
ma già in uno spazio lasciato per sempre
E’ durato 24 ore buone
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione

Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.

Ed è interessante che proprio il richiamo al cosmo, con il quale si chiude la poesia (consiglio di leggerla tutta, poi) dopo aver indugiato su tanti atti che costellano quel ieri dal cattivo comportamento, proprio quel richiamo è anche una domanda, una richiesta accorata di rientrare nello stato di percezione più profonda. Quello che veramente esige da noi questo universo, che solo apparentemente tace.
E’ stato scritto che lo stupore è da lei avvertito come un dovere morale. Io oserei ancora di più, direi che da lei è sentito come il dovere morale, il vero imperativo che non è lecito disattendere, per vivere una vita piena, una vita viva (per dirla citando il titolo di una straordinaria canzone di Lucio Battisti). La partecipazione stupita è possibile, anche se non si conoscono in anticipo le regole del gioco. O forse, proprio per questo.
Anche nella nostra distrazione, siamo comunque parte di un universo più grande, una realtà che ci avvolge e ci invita ad una consapevolezza più acuta, più profonda. Le poetesse, da Saffo in avanti, questo lo sanno benissimo.
La poesia “Metafisica” rappresenta un altro esempio straordinario di come la Szymborska affronti il rapporto tra l’essere umano e il cosmo. In questo testo, si indaga il mistero dell’esistenza attraverso il dialogo tra ciò che è visibile e tangibile e ciò che rimane oltre la nostra comprensione. L’universo diventano metafore del desiderio umano di conoscere e comprendere.

È stato, è passato.
È stato, dunque è passato.
In una sequenza sempre irreversibile,
poiché tale è la regola di questa partita persa.
Conclusione banale, inutile scriverne,
se non per il fatto incontestabile,
un fatto per i secoli dei secoli,
per l’intero cosmo, qual è e sarà,
che qualcosa è stato davvero,
finché non è passato,
persino il fatto
che oggi hai mangiato gnocchi con i ciccioli.

La sua cifra caratteristica si ritrova particolarmente limpida in “Possibilità”, dove viene ribadita quella che appare una scelta di campo, che potrei chiamare, forse in modo un po’ magniloquente, il primato della vita.

Preferisco gli zeri alla rinfusa
che non allineati in una cifra.
Preferisco il tempo degli insetti a quello siderale.

Forse non sembra, ma è una poesia di lotta e di denuncia. Quando il tempo siderale vuole prevalere sul tempo della vita, sul tempo biologico, la poetessa insorge. La sua denuncia è la scelta precisa che dice con chi stare, da che parte stare. Dalla parte umanissima del femminile che riconosce ogni cosa viva e ne dà tributo. Quella che, per dirla con i versi della Manstretta, è consapevole d’essere appena dalla taglia modesta di una donna.
Ma è anche ben cosciente che in questa taglia modesta rifulge la gloria dell’universo, da questa passa il respiro profondo e risanante del cosmo. Da qui passa anche una inedita maternità dello spazio, che così (e solo così) ritorna rifugio sicuro, porto accogliente, per tutti noi.

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Scritto da

Marco Castellani Marco Castellani

Ricercatore presso l'Osservatorio Astronomico di Roma. Si interessa di popolazioni stellari ed è nel team scientifico del satellite GAIA di ESA. Divulgatore e scrittore per passione, gestisce da anni il blog divulgativo Sturdust.blog (già  GruppoLocale.it) e coordina il progetto Altrascienza.it.

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