Aggiornato il 1 Giugno 2022
Tra le grandi scrittrici di genere fantasy c’è da annoverare la statunitense Gertude Barrows Bennett, praticamente misconosciuta in Italia. Il suo primo romanzo a giungere nella nostra penisola nel 2019 grazie a black dog è Le teste del Cerbero, che è stato recentemente ristampato da 451, etichetta editoriale di Edizioni BD, editore specializzato in fumetti, in una nuova edizione con copertina illustrata da Giovanni Marinovich.
La storia, nella sua essenza, è il racconto di una distopia: le grandi città del continente americano, nel 2118, dopo una serie di conflitti, sono diventate delle gigantesche aree metropolitane isolate una dall’altra e rette da elite che mantiene il potere usando una finta democrazia, che è assolutamente non scalfibile dalla popolazione. Questo mondo, in cui nessuno si ribella e quei pochi che lo fanno vengono uccisi senza pietà , viene raccontato con gli occhi di tre statunitensi del 1918 che, grazie a una misteriosa polverina grigia rinvenuta dentro una piccola urna a forma di Cerbero, il cane a guardia dell’Inferno, viaggiano nel tempo di ben 200 anni nel futuro.
Le teste del Cerbero, unico romanzo di fantascienza della Bennett, ha anche alcuni elementi tipicamente fantasy, come la descrizione del mondo mistico che fa da transizione tra il 1918 e il 2118. Questo mondo di transizione, che viene di sfuggita paragonato al Purgatorio dantesco(1)La stessa polvere grigia ha un’origine leggendaria: si tramanda che sia stata portata sulla Terra dallo stesso Dante Alighieri raccolta dalla spiaggia che circonda il Purgatorio. viene descritto con un mix di immagini mistiche e inquietanti, mentre il cielo stellato sopra i protagonisti è molto simile al nostro, con l’unica differenza della Luna, per aspetto, dimensioni e posizione.
Altri interessanti spunti scientifici sono legati, evidentemente, al viaggio nel tempo. Per esempio, subito dopo la scomparsa del primo dei viaggiatori del tempo, Terry Trenmore, il suo amico, che lo avrebbe seguito di lì a poco, Robert Drayton, si pone uno dei quesiti relativi proprio ai viaggi nel tempo (anche se in quel momento non poteva ancora immaginare che sarebbe diventato un cronauta), quello relativo alla legge di conservazione della massa, ritenuta come la legge più sacra della Natura.
La natura del tempo
Interessanti, poi, le osservazioni sulla natura del tempo, come ad esempio questo passaggio:
Non dimentichiamo che la relatività ristretta di Albert Einstein risale al 1905 e quella generale al 1916. L’idea potrebbe provenire proprio da Einstein. D’altra parte circola sulla rete una citazione a lui attribuita che recita qualcosa del tipo:
In realtà questa frase, come racconta Carlo Rovelli, è stata scritta da Einstein in una lettera indirizzata alla sorella della famiglia del suo migiore amico, Michele Besso, che era appena morto(3)Trascrizione del passaggio relativo.
Non è, dunque, detto che la domanda che si pone la Bennett nel romanzo sia effettivamente ispirata da Einstein, che comunque resta il principale indiziato come fonte ispiratrice.
Multiverso vibrante
Un altro passo interessante sulla natura del tempo ci fornisce una sua visione ancora diversa:
Il passo, in questo caso, va contro le affermazioni di Einstein nella sua teoria della relatività , ma descrive un’immagine che sarebbe tornata all’incirca mezzo secolo più tardi sui fumetti di The Flash, in particolare la seconda serie con Barry Allen protagonista. In particolare mi riferisco al #123 del settembre 1961, storia scritta da Gardner Fox per i disegni di Carmine Infantino, in cui il secondo Flash, vibrando in un modo particolare, viaggia fino a un altro universo, quello del primo Flash, Jay Garrick, compiendo dunque qualcosa di più di un semplice viaggio temporale.
Questo concetto delle vibrazioni che permetterebbero di viaggiare non tanto attraverso il tempo ma attraverso gli universi paralleli viene, da quel momento in poi, sfruttato in altre storie per far incontrare i supereroi di epoche differenti.
C’è poi un’altra interessante coincidenza: giusto qualche anno prima della storia di Flash, nel 1957, esce la tesi di dottorato di Hugh Everett in cui il giovane fisico teorico, ispirato da una conferenza proprio di Einstein, propone un’interpretazione della meccanica quantistica che lo porta a descrivere l’universo come un’unica funzione d’onda vibrante. E in una interpretazione estrema, che però non era presente nel lavoro di Everett, ogni vibrazione di questa funzione d’onda corrisponde a un universo differente.
Il potere dell’atomo
Altro spunto scientifico presente ne Le teste del Cerbero è legato a una particolare campana, la campana di Penn che ha preso il posto della Liberty Bell, e che, secondo la leggenda, se dovesse scampanare farebbe scomparire il mondo intero.
Nel corso del romanzo si scopre che dietro la progettazione di questa campana sembrerebbe esserci un fisico che aveva scoperto una particolare combinazione di metalli che, una volta messa in vibrazione, avrebbe potuto rilasciare grandi quantità di energia. In pratica un’immagine che anticipa in qualche modo l’avvento delle bombe atomiche.
Sia questo spunto, sia quello precedente suggeriscono una particolare attenzione alle novità scientifiche da parte dell’autrice, ed è un vero peccato che il suo principale interesse letterario sia stato il fantasy, soprattutto se pensiamo a quello che è possibile leggere tra le righe di questo suo unico romanzo di fantascienza.
Una lettura intelligente e interessante che, per fortuna, è finalmente disponibile anche in Italia.
Abbiamo parlato di:
Le teste del Cerbero
Gertude Barrows Bennett
Edizioni BD, 2021
224 pagine, brossurato – 16 €
ISBN: 9788834920107
Note
↑1 | La stessa polvere grigia ha un’origine leggendaria: si tramanda che sia stata portata sulla Terra dallo stesso Dante Alighieri raccolta dalla spiaggia che circonda il Purgatorio. |
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↑2 | All’incirca possiamo tradurla come: La distinzione tra passato, presente e futuro è solo un’illusione ostinatamente persistente |
↑3 | Trascrizione del passaggio relativo |
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