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Dalla Terra alle lune: viaggio astronomico con Piergiorgio Odifreddi

Dalla Terra alle lune di Piergiorgio Odifreddi, edito da Rizzoli, merita un'attenta lettura da parte non solo di chi si occupa di fisica e astronomia o di storia della scienza, ma anche raccomandata agli studenti delle scuole superiori.

Aggiornato il 1 Giugno 2022

Il libro di Piergiorgio Odifreddi, Dalla Terra alle lune, sorprende già nel titolo e ancor più nel sotto-titolo, Un viaggio cosmico in compagnia di Plutarco, Keplero e Huygens. A prima vista una strana compagnia, con due viaggiatori quasi coevi e il primo vissuto milleseicento anni prima. Naturalmente il prof. Odifreddi ha avuto ottimi motivi per questo accostamento, se teniamo conto della straordinaria fama goduta da Plutarco dal XIV a ben oltre il XVII secolo, al punto che Giovanni Keplero stesso avrebbe voluto che il Volto della Luna di Plutarco fosse stampato assieme al suo Somnium. Un’opera che Keplero aveva iniziato a scrivere negli anni giovanili, ma che fu pubblicata dal figlio Alessandro con il sottotitolo seu Opus Posthumus de Astronomia Lunari. Era infatti il primo trattato di astronomia lunare, cioè di astronomia condotta da un osservatore situato sul suolo del nostro satellite, e anche il primo trattato di fantascienza basata sulla scienza. Sessant’anni dopo, al Somnium faceva seguito il trattato di Christian Huygens L’osservatore cosmico (Kosmotheoros), che estendeva la vista del firmamento a un osservatore posto su Saturno.
Il libro è avvincente, ma avviso che l’impaginazione non è di immediata comprensione. L’autore fornisce le Istruzioni per l’uso, per come si deve leggere il libro, ma, come tutti i manuali, chi le legge se proprio non deve? Niente paura, sono poche e semplici avvertenze che consiglio di leggere subito, cosa che ovviamente io non ho fatto se non dopo le prime pagine che mi avevano un po’ sbalestrato. L’autore si è trovato infatti davanti a un compito arduo, di completare parti mancanti, integrare note sparse in vari testi e in differenti edizioni, omogeneizzare la terminologia. Compito risolto in maniera drastica, con una personale traduzione dei testi greci e latini e inserimento delle note nel testo principale in colori differenti (usati per evidenziare i brani commentati a fronte (blu) o altrove (rosso), mentre i brani aggiunti al testo, comprese le note di Keplero, sono tra parentesi quadre), con l’intento dichiarato di “risvegliare delle belle opere addormentate più che dissezionare dei brutti cadaveri mummificati“.
Già dalla lettura delle prime pagine è scaturito un mio rammarico personale (per non averlo fatto) e un suggerimento per i colleghi che insegnano astronomia (se non l’hanno fatto), cioè di assegnare ai loro studenti, come esercizi da svolgere, la descrizione della visibilità della Terra e del firmamento da varie parti del suolo lunare (inclusa la faccia nascosta) o degli anelli o delle varie lune dal polo o dall’equatore di Saturno, e verificare se essi, con tutti i mezzi a loro disposizione, armati di immagini da vari satelliti e sofisticati programmi di calcolo, farebbero meglio di Keplero e Huygens.
Il libro è diviso in quattro capitoli, il primo che dà il piano di volo e gli altri tre dedicati ai tre compagni di viaggio. Ogni capitolo poi è suddiviso in vari sotto-capitoli, ognuno corredato di utili e spesso gustosissime schede a fronte di ogni pagina di testo, ad esempio quella che ricorda il parallelo tra le vicende di Gian Domenico Cassini e Christian Huygens, rivali nella vita e accomunati per vari anni a bordo della sonda NASA-ESA-ASI Cassini-Huygens, fino al definitivo distacco del modulo Huygens nel 2004.
Il dialogo di Plutarco sulla faccia della Luna (che l’accenno a una eclisse totale di Sole permette di datare o al 20 marzo 71 o al 6 gennaio 75), mi dà modo di ricordare una domanda che il dottissimo Leonida Rosino rivolgeva in sede di esame: “Mi dica, secondo lei, la Luna è solida, liquida o gassosa?“; se poi la risposta era corretta, e non succedeva sempre, seguiva la ben più insidiosa: “Me lo dimostri“. Leonida era erede di una solidissima cultura classica, ormai svanita nelle generazioni più giovani, una lacuna che questo bel libro di Odifreddi contribuisce efficacemente a colmare. Cito, al riguardo, un’altra bella scheda, quella che ricorda cinque nostri poeti che hanno cantato la Luna, Dante Alighieri, Ludovico Ariosto, Galileo Galilei, Giacomo Leopardi e Italo Calvino. Non paia improprio l’aver inserito Galileo tra i “poeti”, non fu solo Calvino a considerarlo tra i massimi scrittori italiani.
È straordinaria l’abilità dell’autore di collegare le opinioni dei vari personaggi di un dialogo di duemila anni fa con concetti contemporanei, quali l’espansione dell’universo o il principio antropico o il cosiddetto intelligent design. Una concezione, quest’ultima, che trovò uno strenuo oppositore in George Coyne S.J., grande direttore della Specola Vaticana.
Il collegamento tra antico e moderno è del resto presente anche negli altri capitoli, in cui compaiono notizie recentissime, quali la presenza di acqua sotterranea su Encelado o l’esopianeta di Proxima Centauri, un’ulteriore dimostrazione della capacità dell’autore di collegare documenti storici a strumenti moderni di pensiero e di calcolo.
Il capitolo sul Somnium di Keplero si apre con l’accorata dedica del libro a Filippo d’Assia-Butzbach da parte del figlio di Keplero, Ludovico; accorata perché, apparentemente, il libro portò guai al padre e sfortuna a chi tentò di pubblicarlo, il che non ha però scoraggiato Odifreddi, e quindi troviamo finalmente Dialogo di Plutarco e Sogno di Keplero uniti nello stesso libro. Capitolo densissimo di informazioni attuali, ma anche di richiami storici, in particolare a come Galileo immagina, nel Dialogo, di come si vedrebbe la Terra dalla Luna.
Il capitolo sull’Osservatore Cosmico di Huygens è il più corposo dei tre, a esso sono dedicate cento dense pagine. Anche la pubblicazione di questo libro non fu semplice, ma come dice il primo editore, l’olandese Adrian Moetjen, “Leggete oltre per divertirvi, e state bene“. Un’esortazione che si attaglia benissimo anche al libro di Odifreddi. Incidentalmente, questa sembra essere anche la prima traduzione in italiano del Cosmotheoros, una notizia quasi nascosta nelle ultime righe di pagina 210, con la speranza che “chiunque lo capisca“, come avvenne al Dialogo di Galileo, oggi che nessuno o quasi studia più il latino.
Come per il Somnium, non provo nemmeno a isolare qualche brano, se non per una mia osservazione personale, scaturita dalla citazione delle tre leggi di Cassini sul moto della Luna. Il confronto tra Cassini e Huygens ricorre varie volte nel libro di Odifreddi e, a mio avviso, è forse troppo sbilanciato a sfavore di Gian Domenico. Ma avendo io studiato a Bologna, il mio giudizio non è del tutto imparziale.
Completano l’opera quattro utilissime sezioni con indicazioni bibliografiche, indici e apparato iconografico.
In conclusione, un’opera che merita un’attenta lettura da parte non solo di chi si occupa di fisica e astronomia o di storia della scienza. Mi auguro che essa venga raccomandata agli studenti delle scuole superiori, oggi forse troppo distratti da un incessante sviluppo tecnologico che maschera, e direi impedisce, di capire le radici profonde della nostra civiltà.

Articolo pubblicato sul Giornale di Astronomia , 2018 e ripubblicato con l’autorizzazione della direzione del Giornale di Astronomia; copyright by SAIt e Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma

Abbiamo parlato di:
Dalla Terra alle lune
Piergiorgio Odifreddi
Rizzoli, 2017
336 pagine, brossurato, colore – € 22,00
ISBN: 9788817094740

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Scritto da

Cesare Barbieri Avatar Cesare Barbieri

Professore emerito presso l'università di Padova

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