Il cielo del mese

Il cielo del mese: settembre, l’ultima Superluna dell’anno, il futuro del Sole e la stella più grande visibile a occhio nudo

Il cielo di settembre: l’ultima Superluna dell’anno, il futuro del Sole e la stella più grande visibile a occhio nudo!

Con l’arrivo di settembre, si conclude il trittico estivo della rubrica Il cielo del mese di EduINAF curata dai ricercatori e dai divulgatori dell’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Ringraziamo la redazione per aver rinnovato l’invito, dopo il debutto lo scorso anno, perché questa estate per noi è speciale: infatti è quella in cui il nostro centro di ricerca e cultura scientifica taglia lo storico traguardo dei vent’anni di attività!
Se volete festeggiare con noi l’anniversario, partecipate al 31° Star Party a Saint-Barthélemy, la festa dell’astronomia più antica d’Italia, in programma a Lignan, la frazione montana del Comune di Nus dove sorge la nostra struttura, da venerdì 15 a domenica 17 settembre. Lo Star Party ha ottenuto il patrocinio dell’INAF e dell’Agenzia Spaziale Italiana, i principali enti del nostro Paese per lo studio del cielo e dello spazio.
Il vallone di Saint-Barthélemy è tra i siti osservativi con meno inquinamento luminoso dell’Italia settentrionale: non a caso il comprensorio di Lignan è stato il primo Starlight Stellar Park in Italia, certificato dagli astronomi di tutto il mondo e riconosciuto dall’UNESCO. Durante lo Star Party il cielo è ancora più buio, perché l’amministrazione comunale opera lo spegnimento dell’illuminazione pubblica a Lignan e dintorni. Approfittando della fase di Luna nuova e confidando nel meteo favorevole, il cielo valdostano potrà regalare panorami mozzafiato. Il programma prevede diverse attività, alcune gratuite, altre a pagamento su prenotazione: spettacoli al Planetario di Lignan, visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico, osservazioni con i propri telescopi in aree attrezzate, l’atteso concorso di astrofotografia digitale, il concorso di disegno astronomico per i più piccoli e l’8° Astronomical Science & Technology Expo, la fiera della strumentazione astronomica.
Lo Star Party è la festa dell’astronomia e una festa è ancora più bella quando… non finisce! Per questo motivo il nostro centro di ricerca e cultura scientifica ha concesso il proprio patrocinio gratuito anche alla seconda edizione di Galactic Park, festival dedicato a tutti gli appassionati di astrofisica, cosmologia, astrobiologia ed esplorazione spaziale che si terrà sabato 23 settembre 2023 a Milano. Durante l’iniziativa, il Civico Planetario “Ulrico Hoepli” e i Giardini pubblici di Porta Venezia che lo circondano accoglieranno molte delle realtà più interessanti del variegato mondo della divulgazione dell’astronomia e dell’’astronautica in Italia, sui social e non solo, con laboratori, conferenze di divulgazione, osservazioni guidate del cielo, sfidando l’inquinamento luminoso del capoluogo lombardo.
E anche se nei prossimi mesi non cureremo Il cielo del mese su EduINAF, non pensiate che ozieremo quassù in cima alla montagna. Porteremo avanti le nostre attività di ricerca scientifica di base, di trasferimento tecnologico, di divulgazione per il pubblico e di didattica con le scuole di ogni ordine e grado. Insomma, non mancheranno occasioni per incontrarci di persona insieme sotto le stelle di Saint-Barthélemy!
Veniamo ora agli appuntamenti secondo noi più significativi che il cielo ci offre a settembre.

Le fasi della Luna e la luce cinerea

La Luna sarà nella fase di ultimo quarto giovedì 7 settembre alle ore 00.22, Luna nuova venerdì 15 alle ore 03.40, primo quarto venerdì 22 alle ore 21.32 e Luna piena venerdì 29 alle 11.58.
All’inizio o verso la fine del ciclo delle fasi lunari, quando l’angolo tra Luna, Terra e Sole è ridotto, considerando il nostro pianeta nel vertice, possiamo vedere a occhio nudo, oltre alla sottile falce illuminata direttamente dalla luce del Sole, anche il resto del disco lunare rischiarato dalla luce solare riflessa dalla Terra. Questo debole chiarore è denominato “luce cinerea” per via della sua diafana luminosità che pare quasi di colore grigio chiaro. Per cogliere il suggestivo fenomeno al suo meglio in questo mese di settembre, consigliamo di osservare la Luna mercoledì 20, dalle ore 20.00 fino alle 21.00 (orari validi per una località nel centro Italia, varia di alcune decine di minuti per altri luoghi), quando la Luna sarà praticamente tramontata.

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La luce cinerea della Luna al crepuscolo, ripresa dalle piazzole dell’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Credit: cortesia Alessandro Cipolat Bares per la Fondazione C. Fillietroz-ONLUS

Come già a luglio e ad agosto, anche la Luna piena di settembre sarà una Superluna (o Super Luna). Con questo termine si indica la fase di Luna piena che avviene quando il nostro satellite è nei pressi del perigeo, ovvero il punto della sua orbita alla minima distanza dalla Terra. In occasioni come queste, il disco lunare effettivamente è leggermente più grande e brillante di quanto non sia solitamente; tuttavia si tratta di variazioni praticamente impercettibili a occhio nudo, misurabili in maniera quantitativa solo con strumentazione appropriata e professionale. Il fenomeno, al giorno d’oggi, ha un interesse scientifico limitato agli studi di meccanica celeste, ma negli ultimi anni ha acquistato un grande rilievo mediatico e costituisce perciò una buona occasione per invitare a rivolgere gli occhi al cielo.
Secondo i calcoli dell’astronomo statunitense Fred Espenak, uno dei massimi esperti in materia, la Superluna di venerdì 29 settembre (tra l’altro, data in cui si svolge l’edizione 2023 della Notte europea delle ricercatrici e dei ricercatori, iniziativa promossa dall’Unione europea) avverrà con il nostro satellite a circa 361.550 km dalla Terra, rispetto alla distanza media di 384.400 km. Concluderà la sequenza di quattro Superlune di seguito che ha caratterizzato questa estate e sarà l’ultima per tutto il 2023. Varrà quindi la pena salutarla in grande stile, per esempio ascoltando il brano 29 settembre di Mogol-Battisti, reso celebre dall’interpretazione beat dell’Equipe 84. E a proposito di musica italiana, notiamo en passant che Superluna di settembre sarebbe un titolo interessante per una canzone della Premiata Forneria Marconi.

I pianeti

Mercurio. Settembre si apre con il piccolo pianeta molto prossimo alla posizione del Sole: il giorno 6 raggiunge infatti la congiunzione inferiore, passando cioè “sotto” al Sole stesso e divenendo di fatto inosservabile. Successivamente, a partire dalla metà di settembre, Mercurio può essere cercato a est, a partire dalle 6.15 (anche prima per chi osserva dal sud Italia) fino alle 6.45 circa (quando il cielo diventa chiaro) a est, a pochi gradi di altezza sopra l’orizzonte nella costellazione del Leone.
Venere. All’inizio del mese è visibile verso est a partire dalle 5.30, ora in cui avrà un’altezza di meno di una decina di gradi. Grazie al progressivo allungarsi della notte e il conseguente ritardare dell’alba, ogni mattino Venere anticipa il suo sorgere sempre più, al punto di diventare visibile, a partire dalle 4.00, a est, nella costellazione del Leone.
Marte. A inizio mese troviamo il pianeta rosso nella costellazione della Vergine molto vicino angolarmente al Sole (meno di 25°). Con un’altezza sull’orizzonte di circa 11° appare appena osservabile fino alle 19.30 circa. A partire da metà settembre la sua osservazione si fa sempre più difficoltosa per il suo ulteriore avvicinamento al Sole, prospetticamente parlando: a fine mese al tramonto di quest’ultimo Marte è praticamente all’orizzonte.
Giove. Si trova nella costellazione dell’Ariete: agli inizi di settembre lo si vede a una quindicina di gradi sopra l’orizzonte est intorno a mezzanotte, verso le 22.30 alla fine del mese. Con un buon binocolo o un piccolo strumento ottico è possibile osservare qualche dettaglio della sua atmosfera e i quattro satelliti maggiori (Io, Europa, Ganimede e Callisto), che orbitano attorno al pianeta gigante con periodi che vanno da 1,8 giorni per il satellite Io, il più vicino, fino a 16,7 giorni per il più lontano Callisto.
Saturno. Protagonista delle serate settembrine, ancora “fresco” dall’opposizione del 27 agosto scorso, a inizio mese, verso le 21.00, lo si vede a un’altezza di circa 15 gradi nella costellazione dell’Acquario. Con un piccolo telescopio si possono apprezzare i suoi vistosi anelli e scorgere senza difficoltà Titano, il suo satellite maggiore.
Urano. Il primo pianeta del Sistema Solare scoperto con l’ausilio del telescopio (da William Herschel nel 1781) si trova non lontano dalla posizione di Giove, sempre all’interno dei confini della costellazione dell’Ariete e quindi le sue condizioni di osservabilità sono analoghe. È visibile a patto di utilizzare almeno un binocolo; con uno strumento ottico più potente si può vedere il suo disco dal gradevole colore verde acqua.
Nettuno. Il 19 settembre raggiunge l’opposizione: ciò significa che al tramonto del Sole il pianeta sorge dall’altra parte dell’orizzonte nella costellazione dei Pesci. Il pianeta, che a causa della sua distanza appare di dimensioni esigue, è troppo debole per poter essere osservato a occhio nudo: richiede infatti almeno un binocolo. Segnaliamo che il giorno 11 passerà molto vicino (3 primi d’arco, all’incirca un decimo del diametro della Luna piena) alla stella 20 Psc, anch’essa molto debole. Il pianeta, visto attraverso strumenti piccoli, sotto gli 80 mm di apertura, appare come un astro di colore azzurro intenso; utilizzando telescopi più potenti si vede come un piccolo disco senza particolari evidenti.

L’equinozio d’autunno

Inizia l’autunno astronomico: quest’anno l’istante dell’equinozio di autunno cade sabato 23 settembre alle ore 8.50 di tempo civile. Il Sole, attraversando l’equatore celeste (proiezione dell’equatore terrestre sulla volta celeste), lascia l’emisfero celeste boreale ed entra in quello australe. In qualunque luogo del mondo il dì (la parte del giorno di 24 ore in cui il Sole è sopra l’orizzonte) ha praticamente la stessa durata della notte. Infatti il termine “equinozio” deriva dall’espressione latina aequa nox, ossia “notte uguale (al dì)”.

Le costellazioni tra fine estate e autunno

A ovest osserviamo la stella Arturo, la stella più brillante della costellazione di Boote, nome italiano che deriva dal greco e significa “il pastore” o “il bifolco”, cioè la persona che lavora nei campi, per esempio rivoltando il terreno con un aratro trascinato da buoi. Arturo è addirittura la stella più brillante tra tutte quelle visibili a occhio nudo in queste notti. Sera dopo sera si presenta a un’altezza progressivamente inferiore, segnale che la stagione estiva sta per giungere alla conclusione e cedere il passo a quella autunnale. Ricordiamo che la visibilità di una stella in cielo dipende da vari fattori, compreso il moto di rivoluzione della Terra attorno al Sole: man mano che il nostro pianeta si sposta nello spazio, cambia il nostro punto di vista e quindi il modo in cui vediamo una stella. Per questo motivo ci sono alcune costellazioni tipiche di una certa stagione.
La Via Lattea domina ancora il cielo: attorno alle 22.30, estendendosi da sud a nord est, sembra tagliare idealmente la volta celeste in due metà. Proprio lungo la Via Lattea, nella debole e poco riconoscibile costellazione della Volpetta, situata praticamente all’interno dell’asterismo del grande Triangolo estivo (di cui abbiamo ampiamente scritto nelle puntate precedenti), anche con un piccolo telescopio possiamo notare la nebulosa Dumbbell, una delle nebulose planetarie più brillanti del cielo e la prima di questo tipo a essere scoperta, dall’astronomo francese Charles Messier nel 1764.
L’espressione “nebulose planetarie” deriva dal fatto che questi oggetti celesti, visti all’oculare del telescopio, mostrano una forma più o meno rotondeggiante, come un pianeta, ma dai contorni indefiniti, come una nebulosa. In realtà, hanno a che fare poco o nulla con i pianeti: si tratta piuttosto di quel che resta di una stella moribonda, perché si sta spegnendo. Il processo riguarda stelle di massa compresa tra quella del Sole, o poco meno, e un valore all’incirca otto volte maggiore. In estrema sintesi, quando l’equilibrio che ha tenuto insieme la stella viene meno, l’astro perde la propria integrità strutturale, liberando nello spazio il gas dei suoi strati esterni, come un palloncino che si sgonfia. La materia delle regioni centrali della stella, invece, si concentra sempre di più fino a formare un oggetto compatto detto nana bianca, con una massa analoga a quella del Sole, ma di dimensioni ridottissime, paragonabili a quelle della Terra, e una temperatura superficiale di decine di migliaia di gradi.
La nebulosa Dumbbell, nota tecnicamente anche con la sigla M27, ha cominciato a formarsi circa 10.000 anni fa, in seguito all’espansione degli strati esterni di una stella di massa simile al Sole. Dista circa 1.400 anni luce da noi e il suo diametro ci appare dell’ordine di un paio di anni luce, ma è destinato a crescere man mano che il gas continua la propria espansione, diluendosi nel cosmo. La corretta traduzione del nome inglese è “manubrio da ginnastica”, soprannome dovuto al suo aspetto che, secondo alcuni, ricorda la forma dell’attrezzo sportivo. Si tratta di uno splendido oggetto celeste, ben visibile anche in piccoli telescopi. M27 e la nana bianca che si sta formando al centro della nebulosa rappresentano un’anticipazione di ciò che avverrà al Sole, quando tra circa 5 miliardi di anni avrà completato la sua evoluzione finale.

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La nebulosa M27, nella costellazione della Volpetta, ripresa dalle piazzole dell’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Credit: cortesia Carlo Rocchi per la Fondazione C. Fillietroz-ONLUS

La fascia zodiacale è visibile dalla Bilancia fino all’Ariete, che sorge attorno a mezzanotte. A sud est si può osservare il Pesce australe, con la suggestiva stella Fomalhaut, situata a 25 anni luce da noi, che occhieggia bassa sull’orizzonte. Ma attenzione, nonostante il nome la costellazione del Pesce australe non ha nulla a che fare con la costellazione zodiacale dei Pesci. Il nome è una sorta di “falso amico”, cioè quelle parole di una lingua straniera che assomigliano a una parola italiana, ma indicano una cosa diversa.
Verso settentrione, l’Orsa maggiore, con le sette stelle più facilmente riconoscibili che compongono l’asterisma del Grande carro, si presenta bassa sull’orizzonte. Invece è possibile osservare al meglio la coppia reale costituita da Cassiopea e Cefeo, che nel mito greco rappresentavano rispettivamente il re e la regina d’Etiopia. Attorno alle 22.30 si presentano affiancati, alti sopra alla Stella polare: Cefeo sembra una casetta rovesciata, con la punta del tetto verso il basso, mentre la sinuosa figura a zig-zag di Cassiopea assomiglia a una lettera W oppure al numero 3.
Cassiopea è attraversata dalla Via Lattea, anche se non particolarmente brillante. Qui troviamo una stella decisamente particolare, Rho Cassiopeiae. Non attira subito la nostra attenzione perché è tutt’altro che brillante: è ben visibile a occhio nudo in un cielo buio come quello dello Starlight Stellar Park di Lignan. Allora perché la segnaliamo? Perché si tratta di una stella ipergigante gialla, una categoria assai rara rispetto alle altre tipologie di astri. La massa di Rho Cassiopeiae è superiore di 40 volte a quella del Sole, mentre il raggio si aggira tra le 500 e le 800 volte rispetto a quest’ultimo. Tale incertezza sulle dimensioni deriva dal fatto che la sua distanza non è nota con sicurezza: se per diverso tempo è stata ritenuta circa 8.000 anni luce, misure più recenti l’hanno ridotta, per modo di dire, a 3.500 anni luce. Si tratta in ogni caso di una distanza considerevole e se possiamo vedere comunque la stella a occhio nudo vuol dire che possiede una eccezionale luminosità, stimabile tra 300.000 e 500.000 volte quella del Sole!
Se in Cassiopea troviamo una delle stelle intrinsecamente più luminose tra quelle visibili a occhio nudo, in termini di energia emessa ogni secondo dalla stella, vi troviamo anche una di quelle intrinsecamente più deboli, Achird. Posta in cielo tra Gamma Cassiopeiae, la stella che costituisce il vertice centrale della W della costellazione, e Schedar, che è il vertice successivo andando verso la costellazione di Cefeo, dista 19,3 anni luce da noi. Si tratta di una nana gialla molto simile al Sole: le dimensioni sono pressoché identiche e la luminosità è leggermente superiore a quella del nostro luminare. Ci mostra come apparirebbe il Sole visto da una ventina di anni luce di distanza. In altre parole, se fossimo su un ipotetico pianeta di Achird, vedremmo il Sole esattamente come noi vediamo questa stella da Terra: ancora ben visibile a occhio nudo, ma non certo appariscente e più debole anche di stelle molto più lontane, ma assai più luminose.
In generale, quasi tutte le stelle visibili a occhio nudo sono intrinsecamente più brillanti del Sole. Quelle simili ad esso, come Achird, o più deboli, sono solo una manciata. Detto così, sembra che il Sole (e Achird) siano tra le stelle meno brillanti in assoluto, ma attenzione: nella frase precedente abbiamo scritto che quasi tutte le stelle visibili a occhio nudo sono più brillanti del Sole, però le stelle visibili a occhio nudo non rappresentano la media. Esistono stelle intrinsecamente deboli, che proprio per questo motivo risultano invisibili a occhio nudo. Anzi, osservando molte stelle con i telescopi si è scoperto che la grande maggioranza sono effettivamente più deboli del Sole. Diciamo che per ogni stella che lo supera, nella Galassia ce ne sono circa 15 meno luminose. Insomma il nostro Sole, così come Achird, sono nella parte alta della classifica, pur senza primeggiare come luminosità intrinseca. Ringraziamo quindi Achird, per averci aiutato a capire che, tutto sommato, il nostro Sole è una stella cospicua tra i miliardi e miliardi di stelle della Via Lattea, al contrario di quanto spesso viene creduto!
E non è finita qui. Se guardiamo Achird al telescopio, vicino alla stella gialla ne appare una più debole, di colore arancio-rossastro. Le due componenti, legate dalla reciproca attrazione gravitazionale, hanno una distanza media di circa 70 unità astronomiche, ovvero più del doppio della distanza di Nettuno dal Sole, orbitando intorno al centro di massa comune in 480 anni. La compagna è più piccola del Sole, con un diametro pari a circa due terzi quello della nostra stella, e risulta 17 volte meno brillante. Il contrasto cromatico tra le due componenti rende Achird una doppia bellissima da osservare al telescopio.
Ma chi è Cassiopea secondo la mitologia greca? ​​Era la moglie del re Cefeo e quindi regina d’Etiopia, intesa non come lo Stato nei nostri giorni, ma una terra mitica, lontana, verso oriente rispetto alla penisola ellenica. Si racconta che un brutto giorno Cassiopea si vantò di essere più bella delle Nereidi, ninfe delle acque (o, secondo una versione alternativa, disse che la loro figlia, la principessa Andromeda, era più bella di loro). Indispettite di essere sfavorevolmente paragonate a donne mortali, le Nereidi chiesero a Poseidone, dio del mare, di punire la regina per la sua vanità. Così, un mostro marino fu mandato a devastare le coste del regno, causando morte e distruzione tra il popolo. Per salvare i suoi sudditi, il re Cefeo si rivolse all’oracolo di Apollo chiedendo come fermare il mostro. L’oracolo rispose che lo avrebbe potuto calmare sacrificandogli proprio la figlia, Andromeda. La giovane principessa fu dunque legata a uno scoglio ma, quando arrivò il mostro con l’intento di divorarla, arrivò anche Perseo, avventuriero e guerriero. Perseo era riuscito nell’impresa di tagliare la testa della Medusa senza guardarla, perché la Medusa era una fanciulla bellissima che era stata mutata in un mostro, con serpenti al posto dei capelli e capace di pietrificare con lo sguardo. Dal sangue zampillante dal collo reciso della Medusa era nato Pegaso, il cavallo alato. Perseo giunse sul luogo in cui il mostro stava per attaccare Andromeda e gli mostrò la testa della Medusa, che portava con sé in un sacco: il mostro fu pietrificato (lo sguardo della Medusa manteneva il magico potere anche con la testa tagliata) e Andromeda fu salva.
Non solo Cassiopea e Cefeo, ma tutti i protagonisti di questo mito sono presenti in cielo come costellazioni. Troviamo infatti anche Andromeda, Perseo, Pegaso e perfino il mostro marino, rappresentato dalla costellazione della Balena. Si scorgono a fine serata, a oriente, perché sono le costellazioni che caratterizzeranno il cielo d’autunno.

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Le cartine ufficiali delle costellazioni di Cassiopea (a sinistra) e di Cefeo (a destra). Credit: The International Astronomical Union/Sky & Telescope

E se Cassiopea ha stelle straordinarie, Cefeo non è da meno. Delta Cephei è il prototipo delle stelle variabili pulsanti chiamate “cefeidi”, basilari nella storia della determinazione delle distanze stellari. La luminosità della stella cambia perché l’astro, regolarmente, si gonfia e si sgonfia, emettendo ora più luce, ora meno luce, in una sorta di respiro cosmico. L’astronoma statunitense Henrietta Swan Leavitt scoprì, all’inizio del XX secolo, che il periodo di variazione della luminosità è collegato da una precisa relazione matematica alla luminosità intrinseca della stella: in altre parole, cefeidi con periodo uguale hanno la stessa luminosità intrinseca. Quindi, se osservo una cefeide di cui ignoro la distanza, ne posso però misurare sia la luminosità apparente, cioè quanta luce mi arriva da quella stella, sia il periodo di variazione; da quest’ultimo risalgo, grazie alla suddetta relazione matematica (calibrata grazie a cefeidi di distanza nota), alla luminosità intrinseca, cioè quanta luce parte da quella stella. Dal confronto tra misura e previsione teorica, ottengo una stima della distanza della cefeide e, di conseguenza, dell’ammasso stellare o della galassia che la contiene.
Beta Cephei, Alfirk, è a sua volta la capostipite di una classe di stelle variabili anch’esse pulsanti, ma in modo più complesso delle Cefeidi. Gamma Cephei, Errai, sarà la prossima stella polare relativamente brillante (intorno al 4000 d.C.) per via del moto di precessione dell’asse terrestre che nel tempo fa migrare la sua direzione di puntamento sulla volta celeste. Posta a 45 anni luce da noi, Errai è una stella doppia, con una componente principale subgigante o gigante arancione 5 volte più grande e 12 volte più luminosa del Sole, e una secondaria nana rossa 25 volte più debole della nostra stella. Le due stelle distano tra loro una ventina di unità astronomiche. Ma non sono sole: nel sistema è stato scoperto anche un pianeta extrasolare, chiamato Gamma Cephei Ab o Tadmor, che orbita intorno alla componente principale a una distanza di 2 unità astronomiche. Da lì, tale stella apparirebbe 2,5 volte più grande e 3 volte più luminosa del Sole visto da Terra, mentre la nana rossa compagna sembrerebbe 10.000 volte più debole del Sole, ovvero solo 400 volte più luminosa della Luna piena.
Infine, non possiamo non parlare di Mu Cephei. ​​Vi siete mai chiesti qual è la stella più grande tra tutte quelle visibili ad occhio nudo? Sembra che sia proprio lei, Mu Cephei, una supergigante o ipergigante rossa il cui diametro è dell’ordine dei 1.000-1.500 diametri solari. Come si fa a capire che è grandissima? La stella non appare molto brillante, ma comunque è ben visibile con un cielo scuro. Però è lontanissima: le misure di distanza non sono molto concordi, diciamo 3.000 anni luce, ma ne sono state proposte anche altre. In ogni caso, per essere visibile a occhio nudo da tali distanze deve trattarsi di una stella molto luminosa, dell’ordine di 100.000 volte il Sole nel visibile: quanto esattamente dipende dalla distanza e anche dall’estinzione dovuta alle polveri presenti sul piano della Galassia, che per distanze del genere agisce in maniera considerevole (ricordiamo che la costellazione di Cefeo è attraversata dalla Via Lattea, quindi guardando nella sua direzione siamo sul piano della Galassia).
Poi c’è il colore, così rossastro che William Herschel la chiamò the Garnet Star, ovvero “la Stella granata”. Rosso vuol dire che la temperatura superficiale è relativamente bassa, nello specifico intorno ai 3.600 K. Questo ha due implicazioni importanti: la prima è che la maggior parte dell’energia emessa da questa stella cade nell’infrarosso: se consideriamo anche questa, come è giusto fare, la luminosità sale considerevolmente, fino a 2-400.000 volte quella del Sole. La seconda riguarda il suo raggio. Infatti, le stelle meno calde emettono poca luce per unità di superficie, per cui tutte le volte che una stella di questo tipo è intrinsecamente molto luminosa, vuol dire che è grandissima! La poca luce emessa per unità di superficie si traduce in una grande luminosità solo se c’è un’enorme superficie emittente.
L’incertezza sulla distanza comporta un’incertezza sul raggio, che è stimabile tra le 1.000 e le 1.500 volte quello del Sole, il che comunque rende Mu Cephei la stella più grande visibile a occhio nudo. Considerando la possibilità più estrema, che il diametro di Mu Cephei sia di 1.500 diametri solari, cosa significa esattamente? Che figura fa la Terra in confronto a una stella così? Proviamo a vederla in questo modo: per fare il giro della Terra, un aereo di linea impiega, soste escluse, circa 2 giorni. Alla stessa velocità, per fare il giro del Sole impiegherebbe 6 mesi; per fare il giro di Mu Cephei… 750 anni! Sarebbero comunque 500 anni se il diametro fosse “solo” 1.000 volte il Sole. Mu Cephei ha una massa pari a quasi 20 volte quella del Sole ed è una stella evoluta. La sua età attuale è stimabile in 10 milioni di anni ed è destinata ad esplodere come supernova entro un milione di anni circa. Un gran finale degno della più grande supergigante visibile a occhio nudo in tutto il cielo!

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Le costellazioni dell’Orsa minore (a sinistra), Cefeo (al centro, in alto) e Cassiopea (a destra) riprese da Saint-Barthélemy in una configurazione analoga a quella visibile il 15 settembre attorno alle 21.00 dei nostri orologi. Credit: Paolo Calcidese/Fondazione C. Fillietroz-ONLUS

Passaggi della ISS e della Tiangong sui cieli italiani

Sia la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), sia la stazione spaziale cinese Tiangong possono essere viste a occhio nudo, quando si verificano contemporaneamente due condizioni: da noi, sulla superficie terrestre, il Sole dev’essere tramontato e il cielo già abbastanza buio; da loro, nello spazio, a circa 400 km di quota, il Sole dev’essere ancora visibile, in modo che le pareti metalliche, i pannelli fotovoltaici e il resto delle strutture, illuminate dalla nostra stella, possano rifletterne la luce, apparendo ai nostri occhi come un punto luminoso che attraversa il cielo. La ISS è più estesa della Tiangong, quindi appare più brillante quando il passaggio è favorevole, ma possiamo scorgere bene anche quest’ultima.
Va segnalato che i parametri orbitali delle due stazioni spaziali possono variare, a seconda delle necessità di manovra, quindi le previsioni che riportiamo nel seguito potrebbero cambiare. Prendiamo inoltre come riferimento la città di Roma, per la sua posizione baricentrica rispetto allo Stivale italiano.
Per la prima parte del mese, la Stazione Spaziale Internazionale sarà visibile spesso dall’Italia a occhio nudo prima dell’alba, tra le quattro e le sei del mattino: un orario non proprio comodo, tenendo conto che per la maggior parte di noi le vacanze estive saranno ormai alle spalle e non possiamo più fare tardi. Per fortuna a metà settembre la combinazione tra l’orbita della ISS e l’illuminazione che riceve dal Sole ci permetterà di ammirarla in un orario decisamente più accessibile, tra le sette e mezza e le dieci di sera.
Tra i vari passaggi previsti sulla base degli attuali parametri orbitali della ISS, segnaliamo quello di venerdì 15 settembre, proprio il primo giorno del 31° Star Party a Saint-Barthélemy. Poco dopo le ore 20.30 attraverserà il cielo sopra l’Italia andando dal Mar Tirreno al Mar Adriatico, sorvolando la Sardegna per poi tagliare la penisola dal Lazio alle Marche. Sarà assai brillante e visibile da tutto il nostro Paese: la direzione in cui guardare cambia a seconda della posizione in cui ci troviamo, così come l’orario può variare di qualche minuto in più o in meno. Per avere le informazioni precise, suggeriamo di visitare il popolare sito Heavens Above impostando la località di interesse. Nella parte finale del suo tragitto in cielo, la ISS entrerà nel cono d’ombra della Terra e, non più raggiunta dai raggi del Sole, scomparirà gradualmente allo sguardo.

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Il passaggio della ISS in cielo visto da Roma il 15 settembre 2023. Immagine generata il 25 agosto 2023 con il sito Heavens Above.
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Il cerchio evidenzia la regione dove la ISS è alta almeno 10° sull’orizzonte. Immagine generata il 25 agosto 2023 con il sito Heavens Above

La Stazione Spaziale Internazionale, come indica il nome, è un’impresa portata avanti dalle agenzie spaziali di più nazioni (la statunitense NASA, la russa Roscosmos, l’europea ESA, la canadese ASC-CSA e la giapponese JAXA). La stazione spaziale Tiangong invece è gestita dalla cinese CMSA. La Tiangong sarà visibile per gran parte del mese solo di prima mattina, quando il cielo sta diventando già chiaro per le luci dell’aurora. Tra i passaggi più interessanti notiamo quello del 15 settembre: è la stessa data del passaggio appena descritto per la ISS, ma cambia l’orario, perché stavolta è poco prima delle sei del mattino. La stazione spaziale cinese sorvolerà l’Italia dalle Bocche di Bonifacio tra Sardegna e Corsica fino alla Puglia, risultando così visibile da tutto il Paese. Uscirà dall’ombra della Terra sopra l’orizzonte occidentale, venendo illuminata dai primi raggi del Sole nascente. A oriente brillerà anche il pianeta Venere, tornato visibile al mattino. Come per la ISS, anche per la Tiangong suggeriamo di visitare il popolare sito Heavens Above impostando la località di interesse per avere le informazioni aggiornate sull’orario del passaggio e la traiettoria in cielo.

20230915 Tiangong HA Sky
Il passaggio della Tiangong in cielo visto da Roma il 15 settembre 2023. Immagine generata il 25 agosto 2023 con il sito Heavens Above.
20230915 Tiangong HA Ground
Il cerchio evidenzia la regione dove la Tiangog è alta almeno 10° sull’orizzonte. Immagine generata il 25 agosto 2023 con il sito Heavens Above.

Se il cielo è sereno e potete fare tardi la notte, il 15 settembre potremo vedere a occhio nudo entrambi gli avamposti dell’umanità nello spazio. Un bel modo di salutare l’estate e dare il benvenuto all’autunno. Così come salutiamo e soprattutto ringraziamo chi ci ha letto durante la nostra gestione del cielo del mese, nonché la redazione di EduINAF che ci ha invitato nuovamente a collaborare a questo progetto.
Vi aspettiamo tutte e tutti a Saint-Barthélemy, la vallée des étoiles!

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Scritto da

Eduinaf Avatar Autori Andrea Bernagozzi

Ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta

Eduinaf Avatar Autori Paolo Recaldini

Divulgatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta

Eduinaf Avatar Autori Davide Cenadelli

Ricercatore all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta

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