Nel periodo estivo, la rubrica Il cielo del mese di EduINAF, il magazine di didattica e divulgazione dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, è affidata all’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta. Ci piace quindi cominciare questa nuova collaborazione, solo la più recente tra diversi progetti sviluppati insieme, ricordando le parole di Enzo Bertolini (1932-2017), un grande uomo di scienza che ha diretto il nostro centro di ricerca e cultura scientifica dal 2006 al 2016, così da mettere subito in chiaro la necessaria, spontanea continuità tra gli studi portati avanti nei laboratori e negli osservatori astronomici e gli studi tra libri e banchi di scuola, con tutte le possibili integrazioni a livello digitale dei nostri giorni. Ringraziamo la redazione di EduINAF per l’opportunità di illustrare alcuni aspetti del cielo, tra le mille cose che si possono raccontare e spiegare: un’attività complementare a quella che proponiamo a chi segue gli spettacoli al Planetario e le visite guidate notturne in Osservatorio Astronomico che organizziamo a Lignan, frazione montana del Comune di Nus, nel primo Starlight Stellar Park riconosciuto anche dall’UNESCO.
Le fasi della Luna e… la Superluna!
La Luna sarà nella fase di Primo quarto il 7 luglio, Piena il 13 (si tratta di una Superluna, vedi qui sotto); l’Ultimo quarto si verificherà il 20 luglio. Infine il nostro satellite sarà in fase nuova il 28 luglio.
Si parla di Superluna (o Super Luna – non dimenticatevi della diretta che EduINAF le dedicherà il 13 luglio dalle 21:30 in poi) quando la Luna piena si trova vicino al perigeo, il punto della sua orbita alla minima distanza dalla Terra. Questo mese quando si verificherà la fase piena, il 13 luglio attorno alle 20.38 di tempo civile in Italia, il nostro satellite sarà alla distanza di 357418 km, 250 km più vicina rispetto alla Luna piena di giugno scorso, quindi quella di luglio merita davvero la palma di Superluna dell’anno (fonte: pagina di Mr Eclipse, all’anagrafe Fred Espenak, esperto della NASA noto per i suoi lavori sulla predizione delle eclissi).
Le costellazioni dell’estate e il Triangolo Estivo
E veniamo ora al cielo stellato. Appena sceso il buio, si vedono bene Boote con la brillantissima Arturo, la Corona Boreale, Ercole, il Serpente, Ofiuco e lo Scorpione basso sull’orizzonte meridionale.
Attorno alle 22.00-23.00 a sud occhieggia Antares, la supergigante rossa al centro della costellazione dello Scorpione. In greco Antares significa “la rivale di Ares“, in quanto a volte il suo splendore rossastro sembra rivaleggiare con quello di Marte (di cui Ares è il nome greco). Questa stella, la quindicesima più brillante del cielo, è enorme: circa 700 volte più grande del Sole, se si trovasse al centro del nostro Sistema Solare i suoi strati gassosi più esterni si troverebbero tra l’orbita di Marte e quella di Giove! Pur avendo un’età di una decina di milioni di anni, si sta già avviando verso le fasi finali della sua evoluzione, che entro pochi milioni di anni culminerà in un’esplosione di supernova.
Al di là di questi scenari… apocalittici, Antares è un’interessantissima stella doppia: la compagna, Antares B, è una stella di colore azzurro e di luminosità decisamente inferiore, il che rende assai ardua la sua osservazione con piccoli telescopi, in quanto la sua luce è sovrastata dallo splendore della supergigante.
Non a caso Antares B fu scoperta nel 1819 solo grazie a un’occultazione lunare: il bordo del nostro satellite, occultando prima una stella e poi l’altra, fece registrare una doppia caduta di luce, prima della definitiva scomparsa del segnale luminoso. Dapprima si pensò che l’effetto fosse dovuto alla luce di Antares riflessa e diffusa da una presunta (ma inesistente) atmosfera lunare, poi successive osservazioni confermarono la duplicità del sistema.
La coppia Antares A + B dista da noi circa 550 anni luce e le due sono separate da 550 Unità Astronomiche o U.A. (l’U.A. è la distanza media tra il Sole e la Terra e vale circa 150 milioni di chilometri). Le due stelle orbitano una attorno all’altra con un periodo superiore ai 1.200 anni.
Ed ora vi raccontiamo una curiosità . Alle latitudini del Medio oriente e in generale dell’area mediterranea, Antares appare sempre piuttosto bassa sull’orizzonte e quindi, per effetto della turbolenza atmosferica, maggiormente avvertibile a basse elevazioni, la sua luce, di un colore intensamente rosso, scintilla vistosamente. Gli antichi osservatori l’hanno quindi accostata all’immagine di un rosso cuore pulsante, e per questo motivo le due stelle Sigma e Tau Scorpii sono state soprannominate Al Niyat (“le arterie“).
A patto di avere un orizzonte meridionale sgombro da ostacoli, a tarda serata lo Scorpione è visibile per intero, dalle chele fino al pungiglione rappresentato dalle stelle Shaula (Lambda Scorpii) e Lesath (Upsilon Scorpii).
Con il passare delle ore il Triangolo Estivo, già alto al tramonto, occupa la zona zenitale. Si tratta di un asterisma, o asterismo, ovvero un disegno realizzato con le stelle che però non è riconosciuto ufficialmente come una costellazione secondo i dettami dell’astronomia moderna. Esso è formato da tre stelle brillanti: Vega, nella costellazione della Lira, Altair nell’Aquila e Deneb nel Cigno, in ordine decrescente di luminosità apparente.
Delle tre stelle la più vicina a noi è Altair, a 17 anni luce. Altair è una stella nana, grande circa il doppio del Sole e 11 volte più luminosa Anche Vega è una stella nana, ma è posta più lontana, a 25 anni luce da noi, brilla 40 volte più del Sole e lo supera in dimensioni di due volte e mezzo circa. Deneb, invece, è molto più lontana. La sua distanza è molto grande, e questo implica che sia piuttosto difficile da misurare, così che vi sono varie stime non del tutto concordanti. Assumendo come valore 2.600 anni luce – uno dei valori più attendibili proposti finora – ne risulta una stella supergigante 200.000 volte più luminosa e 200 volte più grande del Sole. Deneb, che appare come la diciannovesima stella più brillante del cielo terrestre, è la stella più lontana ed intrinsecamente più luminosa tra le prime venti nella classifica della luminosità apparente degli astri, e una tra le stelle intrinsecamente più luminose tra tutte quelle visibili a occhio nudo.
Le tre costellazioni cui appartengono queste tre stelle sono ricche di storia. Secondo la mitologia greca, la Lira rappresenta lo strumento musicale suonato da Orfeo, cantore e musico sublime capace di incantare uomini e animali. Sfortunatamente Orfeo perse la moglie Euridice, che fu morsa e uccisa da un serpente. Allora, inconsolabile, si recò nel regno dei morti – che i Greci immaginavano essere sottoterra – per ritrovarla. Raggiunti Ade, il dio di questo regno, e la moglie Persefone, li commosse suonando la lira e cantando il suo dolore per la perdita della moglie, al punto che essi permisero a Euridice di tornare nel mondo dei vivi. A un patto, però: che Orfeo si incamminasse davanti a lei, e non si voltasse mai a guardarla fino a che non fossero uscito dal regno dei morti. Orfeo ebbe cura di rispettare questo divieto ma, appena uscito dalla porta di tale regno, si voltò a guardare Euridice, senza pensare che ella, trovandosi un po’ indietro, non l’aveva ancora varcata. E così Euridice dovette ritornare indietro e Orfeo la perse di nuovo e per sempre. Come tutti i miti, anche questo ha dei significati, e forse il più ovvio è l’invito a non guardarsi troppo indietro, ma a guardare avanti. Il passato vive dentro di noi, ma non può più essere cambiato, mentre il futuro è ancora tutto da scrivere.
Il Cigno rappresenta invece l’animale in cui si trasformò Zeus per sedurre Leda, dall’unione con la quale nacque Polluce. Quella stessa notte, però, Leda si congiunse anche al marito Tindaro, e da questa unione nacque Castore. Polluce e Castore sono rappresentati nella costellazione dei Gemelli, invisibile in cielo in questo periodo. Secondo un’altra interpretazione, il Cigno rappresenterebbe invece Orfeo stesso, posto in cielo vicino alla sua amata Lira.
L’Aquila infine identifica l’animale simbolo di Zeus, che portava e riportava al dio il fulmine che egli scagliava. L’aquila rapì Ganimede, descritto da Omero come il più bello degli uomini, per trasportarlo sul Monte Olimpo ove divenne il coppiere degli dei, e a Ganimede è dedicata la vicina costellazione dell’Acquario.
Tra i tre vertici del Triangolo Estivo, approfondiamo ulteriormente la conoscenza della stella Altair, l’astro principale proprio della costellazione dell’Aquila. Si tratta della dodicesima stella più brillante del cielo e, tra le stelle visibili a occhio nudo, anche una delle più vicine al Sistema Solare, posta com’è a 17 anni luce, come abbiamo già scritto; anzi, per la precisione, a circa 16 anni e 9 mesi luce da noi. In particolare, è la stella più vicina a noi tra quelle visibili nel cielo estivo dalle nostre latitudini, se si esclude 61 Cygni (a 11,4 anni luce) che però è molto più debole e quasi al limite di visibilità a occhio nudo. Inoltre, la stella si avvicina al Sistema Solare alla velocità di 26 km/s, e la sua luminosità è destinata ad aumentare nel tempo fino a raggiungere la magnitudine apparente -0,53 tra 140.000 anni, allorchè toccherà la minima distanza da noi (circa 9 anni luce) e sarà la terza stella più brillante del cielo dopo Sirio e Canopo. Altair è una stella nana, come il Sole, che supera però in dimensioni: ha una forma piuttosto schiacciata dato che ruota velocemente attorno al proprio asse, con un raggio equatoriale pari a 2 volte quello solare, e un raggio polare 1,6 volte maggiore.
La temperatura superficiale di 7.700 K (circa 7.400 °C) assegna questa stella alla classe spettrale A7 e le dona un colore bianco leggermente tendente all’azzurro.
Proprio alla classificazione stellare e alla spettroscopia come strumenti per comprendere caratteristiche e evoluzione delle stelle nel tempo, tra osservazioni e teoria, è dedicata la 19.ma Scuola estiva di astronomia a Saint-Barthèlemy. Si tratta di un corso di aggiornamento in programma da lunedì 25 a venerdì 29 luglio 2022 aperto a tutte le persone desiderose di approfondire le proprie conoscenze in ambito astronomico: docenti, studenti, astrofili, appassionati, semplici curiosi. L’occasione di parlare di spettroscopia è fornita dal 100° anniversario della nascita della famosa astronoma Margherita Hack (1922-2013), appena festeggiato lo scorso 12 giugno. Ancora oggi popolarissima per la sua attività di divulgatrice dell’astronomia, la scienziata nata a Firenze e adottata da Trieste, dove per decenni fu direttrice dell’Osservatorio Astronomico, ha dato contributi importanti allo studio spettroscopico della popolazione stellare della Via Lattea. La Scuola estiva 2022 ha ottenuto i prestigiosi patrocini ufficiali dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e dell’Agenzia Spaziale Italiana, i due enti di riferimento nel nostro Paese per lo studio del cielo e dello spazio.
I pianeti
Nelle tiepide notti di luglio il primo dei pianeti a essere visibile a occhio nudo è Saturno, che a inizio mese spunta all’orizzonte sudest attorno alle 23.00 nella costellazione del Capricorno, seguito da Giove che sorge un’ora più tardi e che stazionerà per tutto il mese nella costellazione della Balena. Quasi un’ora più tardi è il turno di Marte, che poco prima delle 3.00 fa capolino dall’orizzonte est, brillante punto rossastro intorno alla magnitudine 0 all’interno dei confini dei Pesci che dalla seconda decade del mese sconfina nell’Ariete. Infine, attorno alle 4.30, con il cielo che comincia a schiarire, Venere si mostra tra le lunghe corna del Toro.
Dal giorno 16 la Luna avvicinerà questo quartetto (un sestetto, se consideriamo anche Urano, nei pressi della posizione di Marte e Nettuno, tra Saturno e Giove, a una dozzina di gradi a ovest di quest’ultimo: Urano però è debolissimo a occhio nudo e Nettuno visibile solo al telescopio) dando via a una serie di configurazioni spettacolari. Il giorno 19 il nostro satellite sarà in congiunzione stretta con Giove, poi il 21 e il 22 si avvicinerà a Marte. Infine il 26 la Luna, ridotta a una sottilissima falce, con il resto del disco debolmente visibile (la famosa luce cinerea) sarà a circa di 6 gradi a nord di Venere.
Mercurio sarà praticamente inosservabile per tutto il mese, essendo sempre angolarmente vicino al Sole.
Sciami meteorici: le Delta Aquaridi
Intorno al 30 di questo mese si verifica il massimo delle Delta Aquaridi, meteore attive dal 12 luglio al 23 agosto prodotte dalle polveri lasciate nello spazio vicino all’orbita terrestre dalla cometa 96/P Maccholz o forse da una o più comete delle famiglie di Marsden e Kracht. Queste ultime sono definite “comete radenti” in quanto nel loro passaggio vicino al Sole (perielio), si avvicinano moltissimo a quest’ultimo.
Esistono due sciami distinti, le Sud Delta Aquaridi e le Nord Delta Aquaridi, di cui il primo è più facile da osservare.
Nelle migliori condizioni dal punto di vista del chiarore della Luna, come quelle di quest’anno (il disturbo lunare sarà praticamente assente) si possono scorgere fino a 20-25 meteore all’ora. Per ulteriori informazioni si può consultare il calendario degli sciami meteorici nel sito web della IMO, l’International Meteor Organisation.
La cometa C/2017 K2 (PANSTARRS)
Questa cometa è stata scoperta nel 2017. Inizialmente si riteneva avesse dimensioni enormi, ma con osservazioni effettuate tramite il Telescopio spaziale Hubble si stima un nucleo di 18 km, paragonabile a quello della famosa cometa di Halley.
La sua orbita la porterà il 14 luglio alla minima distanza dalla Terra (perielio) a 270 milioni di km. Sarà comodamente visibile a partire dalla mezzanotte nella costellazione dell’Ofiuco (Serpentario).
Sebbene relativamente luminosa: le stime riportano una magnitudine ai primi del mese attorno all’11a, che si abbasserà attorno a 7-8 nei giorni prossimi al perielio. Sarà invisibile a occhio nudo, ma alla portata di piccoli strumenti ottici, purchè la si osservi prima che la Luna con il suo chiarore disturbi eccessivamente, quindi nella prima settimana di luglio.
Un passaggio della ISS sui cieli italiani
Dei numerosi passaggi che la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), nel percorrere la sua orbita, effettua anche sul nostro Paese, vogliamo evidenziare quello del 28 luglio (dalle 22.26 alle 22.31 circa) per almeno quattro ragioni.
Innanzitutto si tratta di un passaggio in cui la ISS apparirà estremamente brillante (magnitudine -3,9 a Roma). Inoltre, come mostra la seconda cartina, lo si potrà vedere da tutta Italia, anche se sarà avvantaggiata la parte occidentale della penisola. Un terzo aspetto positivo è rappresentato dal fatto che la sua traiettoria passerà molto in alto sopra le nostre teste, quindi sarà osservabile anche in presenza di ostacoli lungo l’orizzonte (come nelle grandi città ).
Infine, dulcis in fundo, attorno alle 22.31 si osserverà l’apparente “scomparsa†della Stazione Spaziale Internazionale dovuta al passaggio nel cono d’ombra che il nostro pianeta proietta nello spazio: ricordiamo che la ISS, come ogni altro satellite artificiale, si rende visibile soltanto in quanto riflette fino a noi la luce solare che intercetta dall’alto della sua orbita, a circa 400 km di altezza sopra la superficie terrestre.
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