Aggiornato il 28 Novembre 2024
La cometa di cui si parla nella notizia segnalata è la 29P/Schwassmann-Wachmann, scoperta il 15 novembre del 1927 da Arnold Schwassmann e Arno Arthur Wachmann presso l’Osservatorio di Amburgo a Bergedorf, in Germania, e ha un periodo orbitale di 14.65 anni. Il suo ultimo perielio, ovvero il punto dell’orbita più vicino al Sole, risale al 7 marzo del 2019, mentre il prossimo dovrebbe avvenire il 18 febbraio del 2035.
Di questi outburst, dei veri e propri geyser che partono dalla superficie della cometa ed eruttano gas e detriti nello spazio cosmico, ne sappiamo ben poco. Gli unici che abbiamo visto da vicino sono quelli della cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, quella della missione Rosetta su cui, il 12 novembre del 2014, atterrò per la prima volta nella storia dello studio delle comete un lander, Philae.
Secondo Eberhard Grün, l’outburst è stato generato lungo uno degli “strapiombi” presenti sulla superficie della cometa. Inoltre, poichè l’evento è partito mentre l’area interessata lasciava la zona d’ombra, probabilmente il cambio di temperatura sulla sua superficie ha causato una frana. Questo ha esposto il ghiaccio sottostante all’illuminazione diretta del Sole, trasformandolo quasi immediatamente in vapore, la cui pressione d’uscita ha trascinato con se anche le polveri di cui la cometa è costituita.
Che poi è più o meno quello che ha spiegato Maurizio Pajola nella diretta di ieri dedicata proprio alla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko:
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