Aggiornato il 28 Novembre 2024
L’Orsa Maggiore è la terza costellazione in ordine di grandezza e alle nostre latitudini (> 41 gradi) è una costellazione circumpolare, ovvero che non scende mai sotto l’orizzonte. La sua caratteristica principale è il gruppo di sette stelle chiamato Grande Carro, ma ne comprende molte altre.
5 di queste 7 stelle fanno parte di un gruppo cinematico, ovvero si muovono tutte nella stessa direzione perchè originariamente facevano parte di un ammasso aperto (questa peculiarità non si verifica in genere per altri asterismi) e sono relativamente vicine le une alle altre (entro qualche decina di anni luce) e rispetto al Sole (circa 80 anni luce – fonte Enciclopedia Britannica). Alpha ed Eta non fanno parte del Gruppo e sono lontane più di 100 anni luce da noi.
La linea immaginaria che congiunge le due stelle Merak e Dubhe (la parte posteriore del Carro) punta in direzione della stella polare e per questo le due stelle vengono chiamate Puntatori. Il timone del carro punta invece verso la costellazione di Boote. Inoltre Alcor e Mizar formano una famosissima coppia di stelle (doppia visuale) visibile al telescopio.
Nella direzione dell’Orsa maggiore si possono vedere molte galassie, ma soltanto con un telescopio.
Ci sono due sciami meteorici che si originano dalle parti dell’Orsa Maggiore: le Ursidi (picco intorno a 21-22 dicembre quest’anno) e le nu Ursae Majorids (picco intorno a 15 maggio).
Al Grande Carro vennero date nei secoli molte interpretazioni diverse.
Come tutte le altre costellazioni, anche il Grande Carro ruota attorno a un punto del cielo (il Polo Nord celeste, vicino alla stella polare) nel corso della notte. I romani chiamarono le stelle del Grande Carro i Septem Triones, cioè i sette buoi, proprio a causa di questa rotazione, che ricorda il movimento dei buoi durante l’aratura. Di qui deriva la parola “settentrione” per indicare il nord.
I Greci videro in queste stelle la figura di un’orsa. Gli Egiziani vi videro un ippopotamo, i Galli un cinghiale mentre per gli Arabi esse rappresentavano un feretro e gli inglesi la chiamano “la casseruola”. Per gli irochesi, infine, la costellazione rappresenta la ciaccia contro l’orsa Nyah-Gwaheh, leggenda legata al passaggio dall’estate all’autunno.
Infine il grande pittore Vincent van Gogh ha immortalato con grande precisione la costellazione nel quadro Notte stellata sul Rodano.
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