Aggiornato il 27 Marzo 2024
Quella del Boote è un’ampia costellazione boreale, posta proprio accanto alla Corona Boreale. Oltre che cercando quest’ultima, il Boote può essere trovato nel cielo utilizzando il Timone dell’Orsa Maggiore. Prolungando quest’ultimo verso sud si incontra una stella arancione, Arturo, Alpha Bootis, la stella più brillante della costellazione. Questa si trova alla base di un asterismo che richiama, nella forma, un aquilone, uno dei nomi con cui è stata identificata la costellazione stessa.
Oggetti celesti più importanti
Come detto, la stella più brillante della costellazione è Arturo, la quarta stella in ordine di luminosità nel cielo notturno, distante da noi 37 anni luce e una gigante rossa con un diametro 25 volte quello del Sole. Insieme con Spica nella Vergine e Denebola nel Leone costituisce l’asterismo noto come Triangolo Primaverile.
Izar (Epsilon Bootis) e Muphrid (Eta Bootis) sono le due stelle che seguono Arturo in luminosità : la prima, una stella doppia, distante da noi 210 anni luce, la seconda “solo” 37.
Nella sua area sono pochi gli oggetti del profondo cielo osservabili: le galassie, infatti, risultano piuttosto remote e poco luminose. Tra le strutture più note c’è sicuramente NGC 5466, un ammasso globulare che può essere individuato con un telescopio di medie dimensioni.
Si possono trovare anche alcune galassie, che però sono scarsamente visibili. Tra queste si segnala NGC 5248 scoperta nel 1784 da William Herschel.
Infine intorno ad alcune delle stelle nell’area coperta dal Boote sono stati scoperti dei sistemi planetari. I pianeti osservati sono per lo più dei giganti gassosi, come per esempio il pianeta intorno a Teta Bootis, peraltro uno dei primi a essere stato scoperto, o quelli intorno a HD 128311.
Mito
Quella del Boote è una costellazione di origine babilonese, che probabilmente rappresenta il dio Enlil, il leader del pantheon babilonese, nonchè protettore degli agricoltori. Queste stelle, poi, sembrano sovrapponibili a quelle di una costellazione dell’antico Egitto che, secondo Alessandro Berio, era nota come la zampa anteriore del bue.
Secondo quanto scritto da Omero nell’Odissea, questa costellazione veniva utilizzata per orientarsi durante la navigazione, ma a parte ciò non è ben chiaro a quale figura mitologica si riferisce questa costellazione. Un possibile mito collegato alla costellazione potrebbe essere quello di Pluto (da non confondersi con Plutone, dio degli inferi), figlio, secondo Esiodo, di Demetra e di Giasione. Il dio in questione era associato alla ricchezza e alla prosperità dei campi, una figura, quindi, molto simile all’Enlil babilonese.
L’interpretazione agreste della figura potrebbe essere confermata dall’etimologia: Boote, infatti, discenderebbe da una parola greca che significa rumoroso, con riferimento alle urla che il pastore rivolge al gregge. In alternativa il nome potrebbe derivare dall’espressione in greco antico che indica colui che spinge avanti i buoi, il che è coerente con la visione della costellazione dell’Orsa Maggiore come un Grande Carro spinto dai buoi, e quindi condotto proprio dal Boote.
Questa costellazione, però, era anche nota come Arctophylax, che indica sia Sorvegliante dell’Orsa sia Custode o Guardiano dell’Orsa, il che sarebbe in linea con quello che è il mito più noto legato al Boote.
Questa costellazione, infatti, rappresenterebbe Arcas, figlio di Zeus e Callisto. Quest’ultima era stata, infatti, trasformata in un’orsa ed era stata inseguita dal figlio Arcas durante una battuta di caccia, non sapendo che l’animale che stava inseguendo era in realtà sua madre. Durante questo inseguimento, i due finirono all’interno di un tempio dedicato proprio a Zeus, dove però vigeva il divieto di ingresso, pena la morte. Così il dio decise di prendere i due e porli in cielo per sottrarli al loro destino.
Secondo un altro mito, tramandato da Igino, Boote sarebbe Icario, un agricoltore istruito nella coltivazione della vite e nella produzione del vino da Dioniso. Il problema era che il vino di Icario era così forte che chi lo beveva entrava in una forma di catalessi molto simile alla morte, così alcuni contadini per vendicare i loro amici, che sembravano morti, uccisero Icario. A quel punto Mera, il cane di Icario, condusse Erigone al corpo del padre morto e lì si suicidarono. Zeus, per onorare i tre, decise di porre nel cielo Icario come Boote, Erigone come Vergine e Mera come uno tra il Cane Maggiore e quello Minore.