Aggiornato il 18 Aprile 2024
Il 16 e il 17 marzo si è svolta, quasi un antipasto alla Settimana aperta INAF, la seconda edizione del festival Punti di vista. L’INAF, grazie al Gruppo UNIVERS@ALL, un gruppo che si occupa di realizzare attività didattiche e per il pubblico che siano il più inclusive e accoglienti possibile, e al Centro Italiano dell’Office of Astronomy for Education della International Astronomical Union ha dato un forte contributo al successo dell’iniziativa, sia tramite attività a tema astronomico presenti nell’area laboratoriale, sia con la partecipazione di Stefania Varano a Lascia un segno, un incontro sulla LIS, la Lingua italiana dei segni. Ho avuto il piacere e l’onore di poter assistere alla seconda giornata di questo festival e, in particolare, proprio alla “tavola rotonda” poc’anzi citata.
L’incontro è stato animato dal racconto di vari piccoli gruppi di ricerca che hanno raccontato la loro esperienza al fianco dei rappresentanti della comunità sorda segnante. In particolare a raccontare dell’esperienza dell’INAF sono saliti sul palco la già citata Varano, affiancata da Mirko Govoni e Dania Malerba, che hanno raccontato della loro esperienza di collaborazione con INAF dal punto di vista della comunità sorda segnante. Esempi di questa collaborazione sono i due video LIS sul Sole e sulla Luna che abbiamo recentemente pubblicato e che hanno chiuso la sezione astronomica della tavola rotonda.
E’ interessante, però, osservare come tutti gli interventi, non solo quelli astronomici, sono stati accomunati da un percorso comune: assistere all’evoluzione di una vera e propria lingua, con il suo vocabolario e la sua grammatica. Lo stimolo alla comunità, ovviamente, veniva dalla necessità di introdurre nella LIS quei termini scientifici specifici necessari per raccontare la scienza senza alcuna ambiguità. E’ in questo senso emblematico, come raccontato dalla stessa Stefania Varano, il segno dedicato al Sistema Solare, che in maniera ancora più diretta rispetto alle parole in italiano fornisce a chi lo osserva gli elementi essenziali (gli attributi per dirla alla Zelazny) che lo descrivono, senza dover necessariamente conoscere il significato di sitema e solare.
E in questo sta la forza della LIS: la comunicazione va oltre il semplice significato letterale. I gesti, le espressioni, i movimenti stessi del corpo contribuiscono al racconto, come quello di Dania Malerba e di come è stata coinvolta nel progetto, o come le emozioni narrate da Mirko Govoni, appassionato di astronomia sin da bambino, e che ha spesso trovato insufficienti per la sua sete di conoscenza le nozioni scolastiche.
E così, alla fine, nel pomeriggio, trascinato dall’emozione trasmessa da Lascia un segno, ho raccontato agli sparuti visitatori dell’area laboratoriale ciò che potevano sperimentare nella sala, iniziando dalla costellazione che li accoglieva. Una costellazione che, avvicinandosi a essa, mostra una terza dimensione: le palline di cui la costellazione era costituita, infatti, non erano allineate sullo stesso piano. Il visitatore, quindi, si trovava già immerso nell’atmosfera di Punti di vista: sperimentare il mondo in modi diversi, con ciascun modo che ci fornisce un’informazione diversa.
Cosa che succedeva anche con il planetario multisensoriale, un modo semplice ma efficace per raccontare in un unico exhibit le differenti informazioni che ci inviano le stelle. Ciascuna delle stelle che sono state incastonate nel panno nero sopra la testa delle persone che lo sperimentano, infatti, è rappresentata da una lampadina che fornisce l’informazione luminosa, da una serie di bulloni che, toccandoli, forniscono l’informazione legata alla magnitudine, e dalla vibrazione di ciascuna stella che infine fornisce l’informazione legata alla distanza.
Un esperienza immersiva, quella del planetario multisensoriale, ma anche di tutto il festival, che insegna come il significato di questo termine, immersivo, vada ben oltre i limiti della tecnologia cui associamo questo termine.
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