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I labirinti di cristallo della scienza

Per la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza ospitiamo un intervento di Ilenia Picardi ricercatrice dell'Università di Napoli Federico II e autrice di "Labirinti di cristallo. Strutture di genere nell’accademia e nella ricerca"

Aggiornato il 21 Luglio 2021

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Illustrazione di Claudia Flandoli per la mostra Il labirinto di cristallo, ideata e realizzata da Maria Carmela Agodi, Ilenia Picardi e Anna
Merinio
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Negli ambienti di ricerca e nelle università, la parità tra uomini e donne è frequentemente percepita come dato acquisito. Eppure le statistiche di genere che monitorano la presenza di uomini e donne attestano il contrario. Secondo le ultime edizioni di She Figures – il report stilato ogni tre anni dalla Commissione europea per monitorare l’eguaglianza di genere nella ricerca e nell’innovazione – nei paesi membri dell’Unione nel 2007 le donne costituivano il 44% dei ricercatori e il 18% dei professori ordinari; dopo dieci anni, nel 2017, queste percentuali hanno raggiunto rispettivamente il 46% e il 24%. Nel caso delle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) il divario di genere si amplifica significativamente lungo tutto il percorso di carriera: secondo le più recenti statistiche europee a oggi disponibili le donne ricercatrici risultano il 35%, mentre tra i professori ordinari solo il 15% sono donne. La tendenza non è differente In Italia, dove gli oramai noti diagrammi a forbice delle carriere, hanno reso da tempo evidente il fenomeno della segregazione verticale, ovvero il divario che si registra nelle posizioni apicali della carriera accademica.
L’attenzione alle posizioni avanzate della carriera potrebbe far interpretare queste differenze di genere come il lascito di un passato, in cui l’accesso all’istruzione superiore era fortemente differenziato per genere, per cui si potrebbe pensare che sarebbe sufficiente attendere che l’esito dell’uscita delle vecchie coorti e il completamento delle traiettorie di carriera delle nuove per vedere realizzato un mutamento, lento ma inesorabile, verso l’uguaglianza di genere. Purtroppo, analisi più attente mostrano che non è così. Al contrario oggi si osservazione dei nuovi processi di segregazione di genere proprio nell’accesso alla carriera accademica e scientifica. Per quantificare le differenze di genere nella fase di reclutamento è stato recentemente introdotto un nuovo indice, il Glass Door Index (GDI), specificamente concepito per rilevare la distanza dalla parità di genere nella transizione dalla fase di precariato alla fase di incardinamento nei ruoli a tempo indeterminato. La crescita dei valori del GDI a seguito dell’implementazione della Riforma Gelmini riscontrata nelle recenti statistiche di genere testimonia l’instaurarsi di nuovi processi di segregazione di genere proprio nella transizione dalla fase di precariato alla fase di incardinamento nei ruoli a tempo indeterminato, confutando pertanto la tesi secondo la quale il tema delle disuguaglianze tra uomini e donne sia una questione ormai decaduta.

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Forbice delle carriere accademiche dell’accademia italiana (Dati MIUR, 2018; Elaborazione Picardi 2020).

La tendenza a negare la dimensione di genere è particolarmente pervasiva nell’accademia e negli istituti di ricerca dove l’adesione alla norma dell’universalismo contribuisce alla rappresentazione della scienza come neutrale rispetto al genere, per cui i criteri di affermazione degli scienziati sono dettati esclusivamente dal talento e dall’impegno. Episodi di segregazione di genere nella scienza, però, non sono rari, anche se non sono sempre espliciti. I processi responsabili dell’iniquità sono infatti invisibili, si generano nella quotidianità del lavoro accademico e di ricerca attraverso pratiche sottili di differenziazione nell’organizzazione e nella divisione del lavoro, e attraverso pratiche simboliche che conferiscono valore differente a performance analoghe, sulla base del genere.
Gli studi di genere in accademia e nella ricerca mostrano come siano molteplici le barriere di genere, invisibili, disposte lungo i percorsi di carriera. La metafora dei labirinti di cristallo raffigura dunque le molteplici strutture di genere che intervengono nella costruzione dei percorsi scientifici, nella convinzione che le rappresentazioni metaforiche e iconografiche del soffitto di cristallo e della leaky pipeline, che attualmente guidano la narrazione mainstream sulle donne nella scienza, non restituiscano adeguatamente la complessità del tema delle carriere scientifiche femminili e, anzi, rischino di rimandano a interpretazioni fuorvianti.
La ricostruzione dei labirinti di cristallo svela le pratiche, i processi e i meccanismi di genere che i soggetti incontrano nel loro fare scienza ed essere scienziate e scienziati, tenendo conto della multidimensionalità del concetto di genere evidenziata dalla recente letteratura. La visualizzazione e il riconoscimento di queste strutture costituisce quindi un passo fondamentale per lo sviluppo di una maggiore consapevolezza di genere all’interno delle istituzioni scientifiche e, soprattutto, permette di ragionare su possibili azioni da intraprendere per rinegoziare l’inclusività dell’accademia e della ricerca e al contempo per superare approcci oramai inadeguati per far fronte alla problematicità della questione.

Picardi, I. (2020), Labirinti di cristallo. Strutture di genere nella ricerca e nell’accademia, Milano, Franco Angeli.
Picardi. I. (2019), La porta di cristallo: un nuovo indice per misurare l’impatto di genere della riforma Gelmini sull’accesso alla professione accademica, Quaderni Italiani di Sociologia 80, 2, 87-117. doi:10.4000/qds.2639

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Scritto da

Ilenia Picardi Avatar Ilenia Picardi

Ricercatrice presso l'Università di Napoli Federico II

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