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Detective di meteoriti

Intervista a Carmelo Falco, supervisore nazionale della rete PRISMA, sulla meteora di San Valentino.
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Carmelo Falco
Da domani, 15 aprile 2023, e fino a giorno 28 come ogni anno sarà possibile ammirare in cielo lo sciame meteorico delle Liridi, così chiamate perché osservabili in direzione della costellazione della Lira, di cui fa parte la stella Vega. Questa è l’occasione migliore per riportare alla memoria dei lettori il meteorite di San Valentino, che la sera del 14 febbraio 2023 era stato rilevato dalla rete di sorveglianza spaziale PRISMA sopra il cielo di Matera.
A coordinare le ricerche del meteorite rinvenendone diverse decine di frammenti, al momento sottoposti ad accurate analisi per determinarne l’esatta composizione, c’era Carmelo Falco, astrofisico associato all’Osservatorio Astrofisico di Torino e supervisore nazionale della rete PRISMA. E proprio a quest’ultimo abbiamo rivolto alcune domante rilativamente al ritrovamento e alla rete PRISMA. Ricordiamo che anche le scuole possono partecipare al progetto PRISMA acquistando e installando una delle camere All-Sky che permettono il monitoraggio del cielo. In particolare, dalla lista dei partecipanti, possibile trovare alcuni licei. Inoltre, è stato messo a disposizione di docenti e studenti diverso materiale utile ad approfondire la tematica e, in generale, l’astronomia. Ulteriori approfondimenti possono anche essere trovati su Sorvegliati spaziali e nelle due schede didattiche sulla difesa planetaria e sull’uso delle infografiche realizzate allo scopo.

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Ricomposizione artistica dei frammenti ritrovati del meteorite di San Valentino – via PRISMA

Cosa sono esattamente i meteoriti?
I meteoroidi sono convenzionalmente definiti dall’Unione Astronomica Internazionale, come corpi spaziali rocciosi di massa compresa fra 10-9 kg e 107 kg. Si tratta di residui della nube protostellare dalla quale ebbe origine il nostro Sistema Solare, ma sono definiti tali, ad esempio, anche i prodotti degli urti tra gli asteroidi. Quando un meteoroide entra nel campo gravitazionale di un pianeta e ne attraversa l’atmosfera allora si illumina e questo fenomeno ottico prende il nome di meteora (o volgarmente, stella cadente).
Invece, i meteoriti sono i frammenti giunti al suolo della meteora. Raramente ne giungono, in quanto la maggior parte del meteoroide viene distrutta per attrito dall’atmosfera e sono ancora poche le reti di monitoraggio.

Che cos’è PRISMA?
PRISMA (Prima Rete Italiana per la Sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera) è un progetto dell’INAF finanziato dalla fondazione CRT di Torino, che ha come obiettivo principale la sorveglianza del cielo al fine di individuare eventi propri dell’entrata in atmosfera di bolidi (meteore molto luminose). Intorno ai 100 km di altezza, vicino il limite di Kármán(1)Convenzionalmente il confine tra l’atmosfera terrestre e lo spazio esterno – n.d.r., i bolidi “si accendono” per attrito con l’atmosfera e restano luminosi fino a un’altezza di circa 20 km, sotto cui la loro traiettoria è caratterizzata da un “volo buio”, durante il quale il meteoroide potrebbe frantumarsi, come nel caso di Matera. PRISMA è quindi in grado di registrare il momento esatto in cui “si accendono” e, pertanto, di calcolarne l’orbita e l’angolo di entrata in atmosfera.

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La rilevazione della rete PRISMA del meteorite di San Valentino

Potere stimare un’orbita del meteorite è il vantaggio straordinario di PRISMA che rende pregiati i suoi ritrovamenti. Infatti, questi ultimi si distinguono in “find”, ritrovamenti casuali (frequenti ad esempio in Antartide o nei deserti) che, però, non potendo essere raccolti presto non forniscono informazioni complete circa la loro natura, a causa della deteriorazione del campione soggetto agli agenti atmosferici. Mentre, i “fall” vengono ritrovati presto e, quindi, si deteriorano meno. Solitamente anche dei fall non si hanno informazioni astrometriche, ma la rete PRISMA riesce a fornire anche questi dati.

Perché il ritrovamento di un meteorite è importante?
Per il meteorite di Matera dei calcoli preliminari fanno partire l’orbita del meteoroide dalla posizione di un particolare asteroide della fascia principale, dal quale con tutta probabilità si è staccato a causa di un urto con un altro corpo minore.
Quindi, il ritrovamento di un meteorite “fall” è estremamente importante per la raccolta delle informazioni che trasporta. Infatti, poiché gli asteroidi si sono formati direttamente nel disco di accrescimento del Sistema Solare certamente conservano dati esclusive circa la composizione della nube stessa, diverse da quelle che possiamo ottenere da campioni planetari. Inoltre, in generale grazie ai meteoriti è storicamente stato possibile classificare nuovi minerali.

Come si trova un frammento giunto a terra?
Normalmente, un evento osservato da due o più camere può essere triangolato: si effettuano calcoli astrometrici di tutte le camere che lo hanno rivelato e grazie alla parallasse si può risalire ad un’area di caduta orientativa del meteorite. Le variabili di maggiore disturbo sono naturalmente le condizioni atmosferiche, le quali sono in grado di spostare i frammenti in caduta di centinaia di metri. In generale, si riesce comunque a descrivere una zona di alta probabilità di caduta dalle dimensioni tipiche di circa 10 km2. Il campione di Matera appare friabile, simile alla ghisa, e si è certamente scomposto in diversi frammenti.
Le caratteristiche particolari che hanno permesso di distinguerne i frammenti da altre rocce terresti sono state la presenza di una “crosta di fusione” ed il fatto che l’urto con il balcone ed anche con il pannello solare sono avvenuti per via di una caduta dall’alto.

Qual è la composizione del meteorite ritrovato?
I meteoriti sono in generale di composizione rocciosa, questo di Matera è apparso friabile e con bassa presenza di metallo (rispondeva poco al Metal Detector). Però, per avere maggiori informazioni circa la sua composizione bisogna attendere i risultati delle analisi scientifiche in corso.

Note

Note
1 Convenzionalmente il confine tra l’atmosfera terrestre e lo spazio esterno – n.d.r.

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Scritto da

Eduinaf Avatar Autori Mario Lauriano

Studente magistrale in Fisica presso l'Università degli Studi di Palermo. Appassionato di fotografia ed astronomia, collabora dal 2016 con il Planetario di Palermo per eventi di divulgazione scientifica.

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