Oggi, 19 agosto 2021, a cent’anni dalla nascita di Gene Roddenberry, ideatore della serie Star Trek, incontriamo il Direttivo dello Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero”: Nicola Vianello e Claudio Sonego, rispettivamente Presidente e Consigliere del Club. Le domande sono basate sulle risposte al nostro questionario, insieme con qualche curiosità dei nostri amici trekker Sandro Bardelli e Andrea Bernagozzi, che ringraziamo per la collaborazione.
Quando, come e perché è nato lo Star Trek Italian Club “Alberto Lisiero”, noto anche come STIC-AL?
Claudio: Ufficialmente lo STIC-AL è nato il 2 giugno del 1986, ma prima di essere un’associazione era stato, fin dal 1982, un gruppo di amici focalizzato intorno alla persona di Alberto Lisiero, che si scambiava regolarmente notizie e dettagli sulle novità riguardanti Star Trek. Da piccolo gruppetto a gruppo più consistente e poi molto più numeroso è stato un attimo. Da lì ad associazione il passo è stato quasi obbligato. Le prime fanzine del club, la rivista, che allora si chiamava Inside Star Trek, rispecchiavano proprio il desiderio di condividere informazioni, con fotocopie e fotocopie di testi dalle riviste inglesi e americane, lettere tra amici con piccole chicche e qualche notizia rubata qua e là. Se oggi il club è ancora vivo lo si deve anche alla continua scoperta di trekker che si credono soli nell’universo finché non ci conoscono e non capiscono che c’è un’intera folla di appassionati di Star Trek, perfino in Italia.
Qual è secondo voi la vera anima di Star Trek e cosa pensate dei commenti dei partecipanti a riguardo? Per esempio, ross23 la ritiene una modalità di evasione mentre Dimitri Dosi ci scrive È il telefilm della mia adolescenza. Finivo i compiti e sognavo. Infine Arvier: È bello immaginare una versione migliore dell’umanità. Mi fa sperare che sia possibile. A tal proposito, abbiamo il piacere di riportare anche il commento di Gabriella Cordone Lisiero, moglie di Alberto Lisiero, che ci dice sono ottimista, nonostante tutto l’umanità sta facendo passi da gigante nella direzione dell’unità e del rispetto di ogni forma di vita. Siamo ancora lontani, ma prima o poi ci arriveremo.
Nicola: Penso che l’anima di Star Trek sia il rispetto verso gli altri, verso i diversi. Non per niente molti appassionati, pur essendo tale motto una frase dei soli Vulcaniani, hanno adottato l’IDIC, “Infinite Diversità in Infinite Combinazioni”, quale loro indirizzo di vita.
Claudio: L’ottimismo, quel senso di speranza per il futuro che manca in quasi tutta la fantascienza e che invece in Star Trek permea le storie, l’ambientazione e gli stessi personaggi.
Nicola: Sono stupito di una percentuale abbastanza equilibrata tra trekker e non trekker nelle risposte inviate dai partecipanti. [Il 43%, quasi la metà, afferma di essere trekker – ndr]. Mi rendo conto che non è una cosa normale “impazzire” per una serie televisiva, ma forse la percentuale è influenzata dall’aver proposto il sondaggio nei nostri canali social. In pratica, mi sarei aspettato meno trekker. Ma poi, dato anche l’ambiente in cui nasce il questionario, un po’ di occhi rivolti alle stelle possono giocare a nostro favore.
Che impatto ha avuto Star Trek nella società italiana? Quali tracce di Star Trek sono visibili “nella vita di tutti i giorni”? Gianluca dice Ho scoperto la voglia di ‘andare là dove nessuno è mai giunto prima’ con i vecchi telefilm di ST, l’ho applicata quando ho lasciato casa per studiare, mentre dabogirl ricorda il personaggio di Uhura … non era una ‘femmina soprammobile’… Un altro modello di donna era possibile.
Claudio: L’Italia non è mai stata particolarmente ricettiva nei confronti di Star Trek e in generale della fantascienza più cerebrale, ma qualche piccolo segno lo ha lasciato anche nel nostro Paese. Il più evidente è la spinta che ha dato a molti giovani a dedicarsi alla scienza, e una giovane trekker, in particolare, sta dando lustro all’Italia, parlo di Samantha Cristoforetti [che ha collaborato di recente con Edu INAF – ndr].
Nicola: Molte delle soluzioni futuristiche introdotte da Gene Roddenberry sin dalla serie classica hanno trovato poi riscontro in invenzioni dell’era moderna. Il telefonino a conchiglia Star Tac. I lettini biomedici. Da apparecchi per la ricerca di bombe hanno ricavato scanner che possono scoprire i tumori in una persona (un inizio di tricorder). I dischetti da ¾ di pollice che abbiamo visto usare da Spock alla sua postazione scientifica. Tutti però, stiamo attendendo il teletrasporto…
Come immaginate eventuali forme di vita extraterrestri? Siete più influenzati dalla realtà o dall’immaginario fantascientifico? Saranno forme qualsiasi o assenza di forma (come in ‘La Nuvola Nera’) come ci scrive Giuseppe Piccinotti facendo riferimento al celebre romanzo di Fred Hoyle, di cui il 20 agosto ricorre il ventennale dalla scomparsa, oppure potremmo trovarci davanti a uno specchio e vedere la parte migliore o peggiore di noi stessi, come suggerisce Cristina Denaro? O forse, Creature mai viste e che scoprendole non sembrano nemmeno viventi secondo Giulia Sorrentino, molto sapientemente tradotto da Mario in Le formiche capiscono quando stanno costruendo un’autostrada vicino a loro?
Claudio: Sposo completamente una delle risposte che mi ha particolarmente colpito: Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia (Giancarlo Manfredi). A dire che l’Universo non può che essere pieno di sorprese. Anche se, a ben vedere, incontrare un alieno umanoide che parla inglese potrebbe essere molto più sorprendente che non incontrare un alieno talmente alieno da non essere minimamente comprensibile. Ma più che l’aspetto penso sia importante ben altro: chi sono gli alieni. In Star Trek l’alieno rappresenta principalmente una diversità che va conosciuta, capita e poi accolta. Talvolta anche combattuta, ma la guerra è sempre una strada per trovare una qualche forma di dialogo, perfino nella devastante guerra contro il Dominio, la Federazione è disposta a molto, ma sempre con lo scopo ultimo di trovare una qualche forma di dialogo.
Cosa farà sì che una futura società extraterrestre fondata da noi sia meglio di quella attuale sulla Terra, come auspicano moltissimi partecipanti e come sembra suggerire la serie di Star Trek? Sarebbe perfetta la nostra, privata dalle sue contraddizioni, scrive TIBB1964. Umberto Genovese invece ci mette in guardia, ricordandoci che Là fuori non c’è la Terra che si fa carico dei nostri errori, per esempio ambientali, tutti gli ecosistemi artificiali che riusciremmo a costruire saranno anche molto fragili…
Claudio: Star Trek, e in questo non si discosta molto da altre forme di utopia etica, disegna un futuro in cui l’umanità ha risolto i suoi problemi ed è pronta ad affrontare lo spazio con maggiore maturità. Ma poi non è davvero così. Le trame di Star Trek sono piene di ammiragli corrotti, politici immorali, esseri umani tutt’altro che “evoluti”, ma è il percorso tracciato, quello che può permettere all’umanità dipinta in Star Trek di migliorare: un percorso fatto di tasselli ben piantati come inclusività, accettazione, accoglienza, curiosità verso l’altro, disponibilità alla costruzione di qualcosa insieme.
In una puntata di Star Trek: The Next Generation si affronta una battaglia legale sul riconoscimento dell’androide Data come essere senziente, in modo che possa godere di tutti i diritti riservati ai cittadini della Federazione. Questo tema non è molto remoto: circa metà dei nostri partecipanti sostiene che l’intelligenza artificiale sarà operativa nei prossimi decenni. Quali sono i criteri per considerare un’intelligenza artificiale degna di diritti?
Nicola: La manifestazione di pensieri spontanei, una autocoscienza, il sapere di esistere. La programmazione può simulare ma la spontaneità è un’altra cosa.
Pur essendo convinti che non siamo soli nell’Universo, quasi metà dei partecipanti ritiene che abbiamo diritto a terraformare un pianeta. Ma su che basi? In Star Trek, per esempio, i Klingon accusano la Federazione di voler esportare valori che sono troppo “umano centrici”. Quali sono i valori universali della nostra civiltà e quali sono invece “troppo umani” per essere compresi e condivisi da civiltà evolute ma molto diverse da noi? Come dovremmo comportarci nei confronti di una civiltà dedita alla segregazione di genere o etnica o al cannibalismo?
Nicola: I valori devono essere uguaglianza, inclusione, rispetto per gli altri e per tutto quello che ci circonda (esseri viventi, cose). Probabilmente tutti possono essere concetti strani se visti da una razza aliena che abbia valori di base diversi dai nostri.
Sono questi stessi valori che ci dovrebbero impedire di terraformare un pianeta, ma alla fine si deve vedere quanto questo sia un bene per tutti, sempre senza con questo sottomettere altri.
Di fronte a civiltà con concetti aberranti (dal nostro punto di vista) ci dobbiamo chiedere se lo spiegare i nostri valori sia un atto di forza contro di essi. Se vi riferite a contatti con alieni, mi sa che se praticano quanto dite, saremmo decisamente in guerra con loro. Se vi riferite al popolo terrestre, abbiamo già esempi di condanne verso chi si allontana da quelli che definiamo valori dell’umanità.
Molti dei partecipanti suggeriscono che il primo contatto con gli alieni dovrebbe essere affidato a scienziati, a bambini o musicisti o, infine, a una persona saggia e anziana (con qualche esempio: il papa; Mattarella…). Il messaggio dovrebbe essere in ogni caso pacifico, come ben illustra Pigi: Spero che sia un contadino: l’ufo è atterrato sul suo campo e lui: “Salve ragazzi, volete una fetta di salame e un bicchiere di vino”. Ma se dovessimo ricevere un messaggio di Alieni che “violano” la prima direttiva, cosa dovremmo fare?
Nicola: Innanzitutto spieghiamo per chi non è trekker cos’è la prima direttiva. La norma inventata nell’universo di Star Trek vieta di interferire nello sviluppo naturale di una civiltà o negli affari interni di un governo di un altro pianeta finché essa non abbia sviluppato la tecnologia dei viaggi interstellari.
Claudio: Ignorare non è mai una risposta. Qualsiasi cosa possiamo pensare, l’incontro con una specie che ci pone un quesito impone una cosa sola. Rispondere al quesito. Come? Cercando innanzitutto di conoscere e capire, prima di giudicare.
Quasi tutti i partecipanti vedono nel nostro futuro prossimo le basi lunari o su Marte, molti i viaggi interstellari e qualcuno anche i viaggi nel tempo. Gra (forse in omaggio a Franco Battiato, poiché pare rifarsi a un suo verso) si auspica che guariremo da tutte le malattie. Qual è l’elemento che più di tutti rende così attraente il futuro di Star Trek per noi umani del XX e XXI secolo: la tecnologia avanzata (teletrasporto, velocità di curvatura, androidi e computer); il rispetto dell’altro (così ben codificato nella prima direttiva); l’esplorazione come valore in sé (“spazio: ultima frontiera” come ricorda il celebre incipit)?
Claudio: Leggendo le risposte sembra che più che la tecnologia ciò che attrae nel futuro di Star Trek siano i valori etici. Star Trek è un’utopia e come tale attrae i sognatori, coloro che sognano un’umanità più inclusiva e rispettosa, un’umanità in pace e in grado di risolvere i conflitti. La tecnologia è solo un mezzo, non un fine, e l’esplorazione è una conseguenza.
IDIC, “Infinite diversità in infinite combinazioni”, citata da molti nelle risposte, è uno dei principi base della filosofia vulcaniana. Charles Darwin così descrive la vita sulla Terra nella sua opera fondamentale L’origine delle specie: da un così semplice inizio infinite forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano a evolversi. La somiglianza con il concetto di IDIC, come idea e termini utilizzati è affascinante. Forse Darwin era un Vulcaniano… Oppure Gene Roddenberry potrebbe essere stato ispirato dall’Origine delle specie per inventare l’IDIC?
Nicola: Potrebbe, ma la moglie Majel Barrett in un’intervista a The Humanist affermò che Gene per ideare la filosofia dell’IDIC si ispirò al rabbino Maimonide.
Una curiosità puramente trekker: che fine ha fatto il limite della velocità di curvatura introdotto, nella puntata Force Of Nature di Star Trek, The Next Generation, per non distruggere il sub-spazio, e mai più ripreso?
Nicola: Il limite imposto di navigare al massimo a curvatura 5, per non compromettere il tessuto dello spazio, era superabile solo in casi di estrema emergenza. Per un po’ se ne sono ricordati, poi non se n’è più parlato. L’argomento probabilmente creava troppi problemi per lo sviluppo delle storie. Infatti, in una pubblicazione riguardante la serie Voyager, Rick Sternbach e Michael Okuda dissero che, a causa dei piloni a geometria variabile, i campi di curvatura potrebbero non avere più un impatto negativo sui mondi abitabili come stabilito in questo episodio. Fatta la legge, trovato l’inganno…
Claudio: Non avete idea delle multe non pagate…
Alcuni tra i partecipanti non-trekker non hanno escluso la possibilità di diventarlo in futuro. Come consigliate di approcciarsi all’universo di Star Trek? Da quale serie iniziare? E la vostra serie (o puntata) preferita?
Claudio: Ho avuto il piacere di costruire pian piano la passione in un gruppo di amici chi più, chi meno, chi per nulla appassionato di Star Trek, che ha accettato di lasciarsi guidare nella conoscenza della serie: la mia “classe di Star Trek”. Partendo da episodi selezionati, li ho condotti per mano nell’ampio universo di Star Trek, spiegando la serie, gli intrecci, le relazioni e i retroscena.
Il mio suggerimento è di iniziare con il primo film di J.J. Abrams, che racchiude e sintetizza perfettamente gli elementi più significativi di Star Trek. Se scocca una scintilla, allora una buona selezione di episodi della serie classica (TOS: The Original Series) e di TNG (The Next Generation) e il resto verrà da sé.
La mia serie preferita resta la classica, ma l’episodio preferito appartiene a The Next Generation, ed è “La misura di un uomo”. Però vorrei suggerirvi di guardare “Uccidere per amore”, “Un vita per ricordare” e “Darmok”.
Nicola: Non è facile consigliare a un neofita da dove partire. Io ho iniziato da dove tutto è partito (per l’Italia): su TeleMontecarlo con la serie classica e poi le altre man mano che arrivavano in tv. Quindi se dovessi consigliare col cuore direi che bisogna guardare tutto in ordine. Ma mi rendo conto che ci sono grossi scogli da superare visto che i telefilm di adesso non sono come quelli di una volta per costruzione, trama e velocità di esecuzione. Per cui, con l’aiuto di un trekker, va fatta una scelta degli episodi migliori di ogni serie facendosi dare una infarinatura generale sulla trama. Poi se ci si appassiona si vede tutto come meglio aggrada.
La mia serie preferita, per questioni nostalgiche, è la serie classica. Segue TNG che ha fatto ripartire tutto. Voyager e DS9 (Deep Space 9) si equiparano con a breve distacco Enterprise. Per le nuove: Discovery e Picard si equivalgono anche se la seconda deve dimostrare di poter portare avanti un’idea. Per i cartoni animati: Lower Decks non mi dispiace e la vedo superiore alla classica.
Puntate preferite? Per DS9 quelle incentrate sui Ferengi. Per TNG “Una vita per ricordare”. La classica ha una puntata irresistibile, “Animaletti pericolosi“, quella coi triboli.
E per finire, una serie di domande a botta e risposta:
Qual è secondo voi l’ultima frontiera dell’umanità?
Nicola: Un’evoluzione positiva che si lasci dietro tutte le cose negative che l’essere umano ha coltivato fino a ora.
Claudio: Comprendere lo scopo dell’umanità nella trama del tempo e dello spazio. Comprendere quale tassello rappresentiamo e come l’essere umano può fare parte del cosmo senza sentirsene il padrone ma essendo una parte di un tutto più grande.
Come vi fa sentire questa ultima frontiera?
Nicola: Incuriosito.
Claudio: Incuriosito.
Siamo soli nell’Universo?
Nicola: Assolutamente no. Ma tante volte siamo capaci di non vedere nemmeno chi ci sta accanto.
Claudio: E tutto quello spazio?
Qual è la più grande lezione che la scienza può imparare dalla fantascienza?
Nicola: Da certa fantascienza si può imparare che ciò che si ricerca, ciò che si scopre, va condiviso con l’umanità.
Claudio: Quanto grande può essere.
Descrivete in quattro parole il mondo di domani: una cosa bella, una brutta, una conquista, una perdita.
Nicola: Pacifico, sovraffollato, viaggi spaziali, le cose semplici di una volta.
Claudio: Esplorazione, distruzione, pace, semplicità.
E non poteva mancare: ma alla fine… si dice Trekkie o Trekker?
Nicola: Trekker, ma anche se si sbaglia, non mi offendo, so che ci si riferisce a me e non mi si sta dileggiando.
Claudio: …e perché non startrekkiano?
Torniamo alla nostra realtà ancora, si spera per poco!, senza teletrasporto e ringraziamo Nicola e Claudio per il loro tempo, la loro disponibilità e per questo meraviglioso viaggio… startrekkiano.
Vi lasciamo con una speranza e un saluto da parte dei partecipanti:
Infine, vi diamo appuntamento per giovedì prossimo con la settima intervista di Destinazione Futuro.
Nicola Vianello Segue la fantascienza fin da piccolo prediligendo quella per immagini della tv, del cinema e dei fumetti. Diplomato in elettronica industriale, di professione impiegato, inizia la sua collaborazione con l’editore Fanucci in occasione dell’edizione su CD-ROM della Guida a Star Trek The Next Generation. Ha collaborato alla realizzazione dell’Enciclopedia della Fantascienza in TV, per la quale ha vinto due volte il Premio Italia, e dell’Enciclopedia ufficiale di Star Trek, al libro Quando al cinema c’è Star Trek e all’antologia Un calice di soli, un piatto di pianeti. Con Giovanni Mongini scrive Quando al cinema c’è Star Wars e porta a casa il terzo Premio Italia nel 2011. Collabora anche all’edizione in 40 volumi di fumetti vari di Star Trek pubblicati con La gazzetta dello sport. Attualmente ricopre la carica di presidente del fan club italiano di Star Trek a cui è iscritto dal 1988 e che ha contribuito a rifondare dopo la scomparsa del suo presidente Alberto Lisiero nel 2013. Nelle notti insonni corregge le bozze della rivista del club.
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