Era il 2018 quando è partita la missione BepiColombo dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), un viaggio che durerà fino al 2028 con l’obiettivo di avvicinarsi sempre di più a Mercurio, per studiarne la composizione, la geofisica, l’atmosfera e la magnetosfera e scoprire preziose informazioni sull’origine e lo sviluppo del Sistema Solare. Ad aprile, BepiColombo ha sorvolato il nostro pianeta superando con successo anche la fase critica di passaggio attraverso l’ombra della Terra, mentre questo ottobre effettuerà il primo sorvolo ravvicinato di Venere.
Il nome della missione è un omaggio a Giuseppe Colombo, detto Bepi, un nome conosciuto da tutti tra i corridoi della NASA e dell’ESA.
Giuseppe Colombo era un matematico, fisico, astronomo e ingegnere italiano, nato a Padova il 2 ottobre del 1920. Dopo aver vinto una borsa di studio, frequentò la Scuola Normale di Pisa finché non partì per il fronte orientale durante la Seconda Guerra Mondiale. Una volta tornato concluse gli studi universitari laureandosi in matematica a Padova, dove iniziò fin da subito a lavorare come assistente di meccanica razionale. Nel 1955 diventa professore ordinario di meccanica applicata sempre all’università di Padova. Nel corso della sua carriera si è avvicinato anche a tematiche legate all’astronomia. Ha infatti tenuto molte lezioni di meccanica celeste, geodesia spaziale e veicoli e vettori spaziali.
La collaborazione con la NASA
Tra gli anni Sessanta e Settanta ha partecipato ad alcune ricerche all’Harvard Smithsonian Center for Astrophysics e al Jet Propulsion Laboratory per prendere parte a una conferenza sulla missione Mariner 10 della NASA. Proprio in quel periodo Giuseppe Colombo aveva scoperto l’accoppiamento tra rivoluzione e rotazione di Mercurio, che compie tre rotazioni intorno al proprio asse ogni due rivoluzioni intorno al Sole. Secondo i calcoli del matematico, il periodo dell’orbita del Mariner 10, dopo aver sorvolato Mercurio, sarebbe stato vicino al doppio del periodo di rotazione del pianeta stesso. Ha quindi suggerito che era possibile compiere un secondo incontro con Mercurio. Tutto quello che fino ad oggi sappiamo di Mercurio proviene proprio da quella missione del 1974, ispirata dai calcoli di Colombo.
Dopo il successo della missione Mariner 10, insieme a Mario Grossi, sviluppò l’idea del così detto satellite al guinzaglio (TSS): in pratica si utilizza un cavo per collegare due satelliti in modo che il satellite ausiliario possa essere lanciato dal satellite di base verso un corpo che esercita attrazione. L’invenzione, proposta alla NASA e all’Agenzia Spaziale Italiana, ha portato nel 1992 al lancio nello spazio del primo TSS.
Negli anni Ottanta collaborò al lancio della sonda Giotto, chiamata in questo modo per omaggiare la natività di Giotto della cappella degli Scrovegni in cui è raffigurata anche la cometa di Halley che la sonda incontrò nel 1986, due anni dopo la morte di Giuseppe Colombo.
Dopo la sua scomparsa, l’università di Padova intitolò a suo nome il Centro Interdipartimentale Studi ed Attività Spaziali (CISAS). La Provincia di Padova ha anche istituito il “Bepi Colombo Prize” destinato al ricercatore internazionale che più si è distinto nei suoi studi in un particolare settore, correlabile all’ambito disciplinare di cui si è occupato Bepi Colombo, che sarà sempre ricordato come il “meccanico del cielo”.
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