Ispirati dalle poetiche parole con cui Galileo Galilei descrisse le fasi di Venere, che nel 1610 scoprì attraverso il telescopio, per tutto l’autunno e l’inverno 2021-2022 abbiamo guidato oltre 230 alunni, tra gli 8 e i 10 anni, dell’Istituto Comprensivo Via Carotenuto 30 di Roma, all’osservazione di questo luminosissimo pianeta. A causa dello spesso strato di atmosfera che ricopre la sua superficie infatti, Venere riflette così tanta luce solare da essere, dopo il Sole e la Luna, l’astro più luminoso del cielo. Così brillante da poter essere visto – senza difficoltà – anche in pieno giorno, in orario curriculare e quando, a dirla come Galileo, spogliatosi della raggiante criniera di cui si riveste di notte, mostra ancor meglio le sue forme seducenti che lo fanno così simile alla Luna.
Quale grande soddisfazione abbiamo ricevuto in cambio nel proporre tale progetto! Fare questa esperienza in 13 differenti appuntamenti attraverso gli occhi dei piccoli alunni ed attraverso il loro – sempre inaspettato – punto di vista, ci ha portato a cercare mezzi e parole sempre nuove, capaci di tradurre nel loro linguaggio concetti “astronomici” apparentemente fuori dalla loro portata e ci ha fatto apprezzare ancor meglio la storia e l’osservazione del pianeta dell’amore!
L’anagramma di Galileo
Per non correre il rischio di giungere pubblicamente a errate conclusioni e nello stesso tempo per garantirsi il primato della scoperta, Galileo descrisse ciò che aveva notato in Venere in una lettera indirizzata all’amico Giuliano de’ Medici sotto forma di un anagramma poetico(1)Haec immatura a me iam frustra leguntur oy che, letteralmente si traduceva Queste cose immature sono da me raccolte invano. che una volta risolto recitava La madre degli amori imita le figure di Cinzia: Venere, madre di Eros, dio dell’amore assume al telescopio le stesse apparenze di Artemide, la Luna, detta anche Cinzia(2)Cinzia, cioè nativa di Cinto (in greco Kynthos), monte dell’isola di Delo su cui secondo la mitologia, Artemide fu data alla luce assieme al fratello Apollo..
I piccoli alunni, pur consapevoli di dover osservare Venere al telescopio, non sapevano cosa aspettarsi. E così, una volta compresa la possibilità di osservare un astro in pieno giorno e aver ascoltato del misterioso anagramma, venivano invitati a proporre lettere o intere parole per risolvere l’indovinello galileiano. Un metodo molto semplice eppure fortemente capace di fargli rivivere la stessa esperienza di chi, oltre 400 anni prima, una volta decifrato il rebus e compreso il significato nascosto dietro quelle immagini mitologiche, non vedeva l’ora di avvicinarsi all’oculare e “riscoprire” con i propri occhi quanto affermato dall’astronomo barbuto.
Venere al telescopio
Parole, giochi, spiegazioni ma era tutto inutile, perché gli alunni si convincevano di quanto fossero vere le parole di Galileo solo dopo aver messo l’occhio al telescopio! E la maggior parte di essi, nel dare la prima occhiata al pianeta a 60 o a 100 ingrandimenti, era ancora convinto di guardare la Luna! Questo non solo nei giorni in cui la sottile falce del nostro satellite, trovandosi a Sud, sembrava essere l’oggetto puntato al telescopio, ma anche quando essa – con una fase decisamente differente da quella visibile nel pianeta – era da tutt’altra parte o addirittura completamente assente! Classico esempio insomma di quanto le sensate esperienze siano decisamente più convincenti della semplice teoria fatta di pensieri e parole!
Proprio come Galileo la maggior parte di essi ha descritto la forma del pianeta paragonandola a quella della Luna, anche se più piccola o più luccicante; non sono mancati tuttavia riferimenti all’azzurro che copriva la parte non visibile del pianeta, al contrasto cromatico tra il bianco di Venere ed il cielo azzurro, o l’utilizzo di immagini “poetiche”, come quelle di chi ha paragonato quella falce a una banana, a una fetta di anguria, a uno spicchio di arancia o mandarino, e chi l’ha infine associata a un sorriso al contrario o addirittura a una metà della crosta di una pizza! Chissà insomma che bizzarro anagramma avrebbe inventato la loro fantasia per annunciare questa scoperta!
Per comprendere da dove venisse fuori quella forma, con l’aiuto di due sfere di polistirolo e del Sole vero, abbiamo simulato con loro il sistema Sole – Venere – Terra; e facendo attenzione alle zone in ombra dei due pianeti, abbiamo pian piano valutato insieme quell’unica possibile disposizione che – in un sistema eliocentrico – meglio si accorda con quanto osservato al telescopio e che fa di Venere un pianeta interno rispetto alla Terra.
Venere a occhio nudo
Quando possibile, a conclusione dell’attività, con l’aiuto di un ramo di un albero, di qualche nuvola o della scia di un aereo, abbiamo aiutato gli alunni a individuare il pianeta anche a occhio nudo. L’esperienza li ha meravigliati così tanto che ci siamo convinti a ingegnare un metodo più soddisfacente per ripeterla facilmente! E così nelle ultime lezioni, abbiamo letteralmente pescato il pianeta nell’azzurro del cielo con l’aiuto di una canna da pesca! A chi non piace infatti “pescare” astri direttamente dal cielo?
Per trovarlo facilmente abbiamo previamente individuato il Sud direttamente dai rispettivi cortili dell’Istituto e favoriti anche dal cielo terso dei mesi invernali, abbiamo puntato il pianeta – o direttamente a occhio nudo o con l’aiuto del puntamento automatico del telescopio – a cavallo di quelle ore in cui esso si trovava al meridiano. E così, posizionati gli alunni – uno a uno – nella giusta prospettiva, una stellina o un cerchietto di legno posto sul cumino più alto della canna, portava il loro sguardo fino al luogo esatto dove rintracciare il desiderato pianeta, visibile ad occhio nudo sotto le apparenze di un timido puntino di colore bianco! Una visione che ha suscitato in loro una forte sorpresa, spesso anche maggiore di quella dell’osservazione telescopica, probabilmente perché meno mediata, apparentemente più straordinaria e quindi più bella da raccontare a casa.
A conclusione dell’attività, anche se non tutti avevano fatto proprio il passaggio logico fasi-pianeta interno, l’entusiasmo dell’esperienza appena conclusa era decisamente evidente! Il sentimento dello stupore infatti ha pervaso l’attività fin dall’inizio! Lo stupore di riunirsi in cortile per fare un’osservazione astronomica sotto il cielo azzurro e col Sole ancora alto nel cielo; quello scaturito dall’osservazione delle forme di Venere visibili al telescopio e infine quello di riuscire a vedere il pianeta anche ad occhio nudo: tutte cose d’infinito stupore, come le definiva Galileo Galilei!
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