Aggiornato il 21 Luglio 2021
Negli ultimi mesi di lockdown, gli studenti delle scuole italiane, dalle loro case, hanno risposto a un invito dei ricercatori dell’INAF che si occupano di Didattica Innovativa, per dare vita a una divertentissima, interminabile reazione a catena online.
La reazione a catena è una classica attività di tinkering, dove la parola Tinkering letteralmente significa “armeggiare“, “rattoppare“. In ambito pedagogico, indica un metodo di apprendimento informale, basato su un’attività dinamica, concreta e stimolante in cui si impara facendo o, meglio ancora, costruendo e giocando. Se ancora vi state chiedendo cosa sia in pratica, una reazione a catena online, il consiglio è quello di visionare direttamente il video più in basso.
L’esperienza ha avuto molta visibilità : a partire dal neonato sito PLAY dedicato alle nostre attività didattiche più innovative fino a un articolo del nostro quotidiano online MediaINAF. La chain reaction è stata anche raccontata in nell’ultimo numero della rivista Physics dell’American Physics Society, in un articolo dedicato all’insegnamento online durante l’emergenza Covid.
Vogliamo approfondire la chain reaction e le potenzialità di questo tipo di apprendimento con una delle organizzatrici dell’iniziativa, Sara Ricciardi dell’INAF di Bologna.
Sara, come è nata l’idea di una reazione a catena online?
La reazione a catena è una classica attività di tinkering sviluppata e formalizzato dal Tinkering Studio all’Exploratorium. Nei nostri corsi di formazione e workshop con i ragazzi, le reazioni a catena sono sempre una delle esperienze più riuscite e divertenti. Durante il covid certamente non era possibile proporla “dal vivo”, così come non era fattibile nessuna attività hands-on. Ma era la scelta ideale di attività da svolgere in modo partecipativo e online, soprattutto per la facilità nel reperire i materiali in casa. L’idea di riproporla online è nata dal Tinkering Studio che ha lanciato l’hashtag #RoundTheWorld_ChainReaction al quale ci siamo felicemente aggregati proponendo strategie agli insegnanti italiani che volevano mettersi alla prova con noi.
Come avete guidato gli insegnanti che volevano partecipare?
In questa prospettiva abbiamo sottotitolato alcuni video del Tinkering Studio. Abbiamo prodotto un video che spiegava la nostra idea pazza per promuovere questa attività in Italia e abbiamo lanciato la sfida alle scuole che hanno risposto alla grande. Per rendere queste reazioni a catena più belle e più corali abbiamo deciso che fosse veramente importante montare tutti i contributi dei singoli studenti in una reazione a catena della classe, o della scuola. Questo stratagemma ci ha permesso di ritrovare una dimensione di condivisione delle esperienze che nei processi di tinkering è fondamentale. Ecco la playlist delle reazioni a catena:
Cosa consigli, Sara a chi volesse portare questa esperienza in classe o partecipare?
In questa risorsa trovate le informazione per provare ad impostare un workshop di reazione a catena a distanza. Qui invece qualche idea per fare nella vostra classe una attività in presenza con qualche nota sulla facilitazione. Per finire, un po’ di ispirazione: designer, artisti, illustratori e animatori che hanno lavorato su questo tema. Laila Evangelisti, una docente dell’Istituto 12 di Bologna, ci ha anche regalato un racconto appassionato di questa attività e di come è andata nella sua classe virtuale.
Sara, tu sei anche parte della redazione di EduINAF. La nostra rivista nei prossimi mesi si occuperà in modo specifico di didattica innovativa. Ci racconti come?
Dalla riforma de “La Buona Scuola” (2017) e poi con i vari PON dedicati agli atelier creativi e alle nuove tecnologie abbiamo molto sentito parlare di didattica innovativa e di tecnologie didattiche e questa certo non è una novità nel mondo della scuola. Come EduINAF vorremmo restituire alle tecnologie il loro ruolo di materiali di espressione al servizio della creatività . Questa è la differenza fondamentale tra una didattica attiva, vera e partecipata e un insegnamento datato dove gli insegnanti raccontano un sapere fatto e finito. Più della stampante 3d, del laptop e delle altre risorse messe in campo la cosa più importante e vitale è la voglia di un gruppo classe, insegnanti e studenti, di mettersi in gioco profondamente e partire insieme per un percorso conoscitivo profondo e autentico. Quindi, il messaggio è: visitate EduINAF nei prossimi mesi, per trovare nuovi contenuti che vi guideranno alla scoperta di questo mondo. E se siete già appassionati a questo nuovo approccio didattico, l’INAF ha anche creato per voi PLAY, una piattaforma interamente dedicata alla didattica innovativa.
Ma allora possiamo buttare alle ortiche i tablet?
Assolutamente no! Il tablet come ogni tecnologia è solo uno strumento. Sta ai docenti utilizzarlo per arricchire lo sviluppo del bambino. In un mondo dove i ragazzi sono comunque fruitori di tecnologia è importante dare loro gli strumenti di base non solo per utilizzare i software progettati da altri ma anche per guardarci dentro, modificarli o inventare qualcosa di nuovo, significativo e personale. Come racconta benissimo Mitch Resnick, per un bambino nel mondo di oggi non saper programmare sarebbe come saper leggere senza però saper scrivere. Con questo spirito ad esempio è nato Scratch, un linguaggio di programmazione per i ragazzi. Semplice ma efficace. Qui, una risorsa didattica che insegna ad utilizzarlo!
Ci spieghi meglio quali sono le potenzialità del tinkering a livello didattico? Perchè un insegnante dovrebbe usare questo approccio e come?
Il tinkering si basa su una teoria costruzionista dell’apprendimento, che afferma che la conoscenza non viene semplicemente trasmessa dall’insegnante allo studente, ma attivamente costruita dalla mente di chi impara. Seymour Papert negli anni ’80 suggerisce infatti che chi apprende ha maggiori probabilità di costruire nuove idee mentre è attivamente impegnato nella realizzazione di un artefatto esterno. Papert si concentra su oggetti fisici e oggetti virtuali, come il linguaggio di programmazione Logo.
Si può dire che in quegli anni nascono le pratiche del coding e del tinkering come due lati di una stessa medaglia. Il coding centrato più propriamente sul software, il tinkering maggiormente centrato sulla costruzione di artefatti fisici. Oggi vari gruppi di ricerca lavorano attorno a queste pratiche, giusto per citare i giganti, il Life Long Kindergarten Group al MIT di Boston per il coding e il Tinkering Studio all’Exploratorium per il tinkering.
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