Aggiornato il 28 Novembre 2024
Proseguiamo il nostro approfondimento sulla Divina Commedia di Dante Alighieri con la seconda cantica, il Purgatorio. Anche in questo caso potete scaricare la versione integrale di questo approfondimento in formato .pdf.
Il Purgatorio, secondo Dante è una montagna altissima in mezzo all’oceano, agli antipodi di Gerusalemme. Dante vede il cielo come tutti lo vediamo dalla Terra: nel Paradiso invece sarà sospeso nello spazio e mancheranno l’orizzonte e i riferimenti altazimutali.
Se l’Inferno è caratterizzato dalla privazione del cielo, il Purgatorio si può caratterizzare con il guardare il cielo.
Significato del cielo per l’uomo
Sul significato del cielo per l’uomo, Dante così si esprime(1)Canto XIX, vv. 61-63:
li occhi rivolgi al logoro che gira
lo rege eterno con le rote magne.
Dio, il re eterno, fa girare le grandi sfere celesti per richiamare l’uomo, come il falconiere fa girare il logoro per richiamare il falcone. È un’immagine molto bella con la quale viene ridimensionato il ruolo dell’Uomo rispetto a Dio.
C’è poi nel Canto XXX, vv. 109-117 un riferimento di Beatrice agli influssi positivi dei Cieli, da aggiungere al presupposto di base della grazia divina. Facendo un salto indietro, al Canto XVI, in particolare ai versi 58-63, Dante chiede a Marco Lombardo se il male di cui è piena la Terra dipenda dall’uomo o dai Cieli, e la risposta di Marco(2)Canto XVI, vv. 67-78 è inequivocabile: il cielo dà indirizzi e tendenze, ma Dio ha dato a ciascuno il lume della ragione e il libero arbitrio e perciò ognuno è responsabile del bene e del male che fa, e in base a questo merita il premio o il castigo. Così, per bocca di Marco, Dante ci chiarisce i limiti che pone all’astrologia che, all’epoca, si credeva che condizionasse la vita delle persone. Purtroppo, ancora oggi, sono in molti a credere nell’influenza e nel condizionamento degli astri sulla vita delle persone.
Le stelle del Purgatorio
Quando Dante insieme a Virgilio, dopo aver superato la natural burella e aver percorso il cammino segreto all’interno della Terra fino all’emisfero australe, esce sulla spiaggetta della montagna del Purgatorio, finalmente rivede il cielo e le stelle, visione che risolleva il suo spirito e lo colma di speranza. La visione di un bel cielo stellato annuncia un giorno sereno(3)Canto I, vv. 13-21:
che s’accogliea nel sereno aspetto
del mezzo puro, infino al primo giro,
agli occhi miei ricominciò diletto,
tosto ch’io uscii fuor dell’aura morta,
che m’avea contristati gli occhi e il petto.
Lo bel pianeta, che, d’amar conforta,
faceva tutto rider l’oriente,
velando i Pesci, ch’erano in sua scorta.
L’apparizione di Venere, lo bel pianeta che d’amar conforta, è improvvisa e abbagliante. La simbologia di questa immagine è tutta incentrata nel ridere, il cui significato è molteplice in quanto, mentre allude alla luminosità , implica anche la rinnovata speranza gioiosa dell’animo.
Nei versi citati compare anche la costellazione dei Pesci che serve a meglio determinare e individuare il periodo in cui il poeta si sta muovendo. I Pesci precedono l’apparire del Sole quando esso è in Ariete, tra il 21 marzo e il 21 aprile e la luce di Venere, che si mostra prima del Sole, li vela, li copre, impedendo che siano visti.
La costellazione dei Pesci
La costellazione dei Pesci era già stata nominata nell’Inferno insieme con il Grande Carro(4)Inferno – Canto XI, vv. 112-114 quando Dante, allontanandosi dal sesto cerchio degli eretici, si andava incamminando verso il settimo e intanto ragionava col maestro di questioni pertinenti la fine ultima dell’uomo e dell’universo. Virgilio gli aveva infatti detto:
guizzan i Pesci su per l’orizzonte
e il Carro, tutto sovra il Coro giace.
Erano passate tre ore dalla mezzanotte e la costellazione dei Pesci si era levata sull’orizzonte, mentre l’Orsa maggiore si trovava tra settentrione e occidente, sul punto dal quale spirava il vento Coro.
La luce dei Pesci, velata da quella di Venere, crea una suggestiva immagine poetica concentrata nell’espressione faceva tutto ridere l’oriente. Le parole conforta, ridere, velando, scorta sono scelte felici in quanto contribuiscono a dipingere un paesaggio di grande bellezza.
La costellazione dei Pesci, che Dante dice essere velata da Venere quando giunge sulla spiaggia del Purgatorio, è in realtà la meno luminosa tra quelle dello Zodiaco e si trova tra l’Acquario a sud-ovest e l’Ariete a est. Si estende a sudest del Quadrato di Pegaso che si vede nelle notti autunnali nell’emisfero nord. La parte più visibile è data da un gruppo di stelle, di quarta magnitudine, disposte a cerchio a sud del Quadrato, che formano uno dei pesci. Tra queste c’è la stella Piscium indicata dalla lettera greca Omega, a sud della quale, a 8°, si trova il punto equinoziale di primavera, cioè il punto in cui l’eclittica attraversa l’equatore celeste andando verso nord. Poichè in sostanza gran parte della costellazione è situata nell’emisfero boreale, è visibile da questo emisfero da agosto all’inizio di marzo. La costellazione contiene stelle doppie e stelle variabili in relazione alla magnitudine e all’oscillazione. Possono essere di colore giallo-arancio come la coppia Piscium formata dalle stelle 54 e 55, oppure bianco come la stella Piscium indicata dalla lettera greca Alfa. La variazione di luminosità delle stelle variabili alcune volte si osserva ad occhio nudo, come nel caso della stella TX Piscium, che costituisce la chiusura ad oriente del cerchio di stelle che formano il pesce meridionale. In questa costellazione, inoltre, è possibile vedere alcuni oggetti e galassie che si trovano all’esterno della Via Lattea. Anche se esse non sono molto luminose, alcune sono visibili anche con piccoli telescopi, come la galassia a spirale M74 osservata dall’astronomo francese Charles Messier, che tra l’altro osservò 41 comete, scoprendone 16. Oggi sappiamo che nella costellazione dei Pesci sono contenuti alcuni sistemi planetari e che la 109 Piscium, un tipo di stella definita “subgigante gialla”, possiede un pianeta di massa superiore a quella di Giove.
Della costellazione dei Pesci, già nota ai Babilonesi, si ha notizia dalla mitologia greca che la lega all’episodio della lotta tra gli dei, i Titani e i Giganti per la supremazia nell’Olimpo. Gea, la madre Terra, si era unita a Tartaro, l’oltretomba, dove Zeus aveva imprigionato i Titani e da tale unione era nato Tefeo, mostro dalle cento teste di drago. Gea lo mandò ad assalire gli dei ma quando Pan lo vide avvisò tutti e si tuffò nel fiume Eufrate, trasformandosi in pesce-capra. Nello stesso fiume saltò anche Afrodite tenendo in grembo Eros. Due pesci allora uscirono dall’acqua e trasportarono sui dorsi la dea e il figlioletto, mentre in un’altra versione del mito i due vennero mutati in pesci.
Nella raffigurazione dei Pesci questi nuotano in direzioni opposte, uniti per le code da una cordicella, di cui si ignora il significato ma che dà il nome ad Alfa Piscium, detta Alrescha, che significa appunto “cordicella”. Attualmente, a causa del lento moto di precessione della Terra intorno al proprio asse di rotazione, il punto dell’unione della cordicella, che un tempo coincideva col punto equinoziale di primavera e si trovava quindi in Ariete, si è spostato nei Pesci. I Pesci hanno avuto sempre una certa rilevanza anche nel cristianesimo perchè nell’anno probabile della nascita di Gesù, il 7 a.C., sarebbe avvenuta una triplice congiunzione di Giove, Saturno e Marte proprio nella costellazione dei Pesci e questo fenomeno astronomico sarebbe la stella di Betlemme seguita dai Magi per trovare il sacro bambino appena nato. Il pesce rappresentava la trascendenza e la spiritualità ed era un simbolo di riconoscimento per i cristiani, durante l’impero romano. Il nome stesso latino IXTHUS, rimandava al nome di Gesù Cristo figlio di Dio e quindi con la figura stilizzata di un pesce venivano indicate le dimore dei cristiani, al tempo delle persecuzioni, e i luoghi di culto.
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